Il governo al lavoro per tamponare le perdite dei piccoli che si son
visti azzerare i risparmi investiti in azioni e obbligazioni, senza
conoscere i rischi cui andavano incontro. Spunta un fondo da 120
milioni, il sottosegretario Zanetti propone che si possa scomputare
dall'Irpef un credito d'imposta al 26% delle perdite. Vegas: "I
risparmiatori erano informati, ma stiamo indagando"
MILANO - Il governo sta provando a risolvere il problema degli obbligazionisti e degli azionisti
che si sono visti azzerare i risparmi - spesso inconsapevolmente -
investiti in strumenti a rischio delle quattro banche salvate (Banca
Marche, Carife, Carichieti ed Etruria) con un decreto licenziato due
fine settimana or sono. Una situazione che, stando alle testimonianze
ricevute copiose in redazione, ha a che fare con la mancanza
d'informazione dei risparmiatori. Ma che per il presidente della Consob,
Giuseppe Vegas, non è tale, visto che i 130mila sottoscrittori
"erano informati" dei rischi. "In tutti i casi delle emissioni di bond
subordinati abbiamo fatto inserire da dieci anni questa frase:
'l'investimento nelle obbligazioni subordinate Lower Tier II comporta
per l'investitore il rischio che, in caso di liquidazione o di procedure
concorsuali, la massa fallimentare riesca a soddisfare soltanto i
crediti che debbono essere soddisfatti con precedenza e che pertanto a
scadenza ci possono essere delle perdite in conto capitale di entità più
elevata rispetto ai titoli di debito non subordinati'". Questa presa di
posizione non esclude comunque le verifiche, che Consob ha avviato, per
capire se i titoli delle banche fallite, il cui valore è stato
azzerato, sono stati venduti a clienti in grado di comprenderne i
rischi: "Stiamo facendo accertamenti anche se non abbiamo avuto
segnalazioni particolari", ha detto ancora Vegas.
Quanto alla soluzione del governo, sul tavolo, ci sono più opzioni. Si
parla infatti di un fondo di solidarietà per salvaguardare i piccoli
risparmiatori, da inserire in legge di Stabilità, di 120 milioni di
euro, di cui 80 "a carico del sistema bancario". E' la proposta avanzata
in un subemendamento del Pd alla manovra (prima firma del capogruppo
dem in Commissione Finanze Michele Pelillo). Secondo quanto propone
invece il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti (SC), si potrebbe
introdurre un credito d'imposta del 26%, da scomputare sull'irpef per
compensare almeno in parte le minusvalenze maturate nel contesto della
risoluzione bancaria. Ma il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan,
precisa: "Stiamo valutando delle misure a sostegno delle fasce deboli
dei risparmiatori, ma non a compensazione" del credito, pur ricordando
come "l'operazione abbia permesso di salvaguardare l'intera massa dei
depositi".
Sul primo fronte, non tutti nella maggioranza sono concordi con l'idea
di rimborsare chi ha perso capitale nell'operazione per non creare un
precedente rispetto alla normativa vigente che non riconosce diritti in
merito. Il Pd sarebbe incline a trovare una soluzione, seppure limitata.
La proposta di Zanetti dovrebbe invece essere formalizzata come
subemendamento.
"Nel caso di procedure di risoluzione bancaria che comportano
l'estinzione dei diritti amministrativi e patrimoniali delle azioni e
dei titoli di debito emessi dall'ente oggetto della procedura - si legge
nel testo dell'emendamento allo studio del sottosegretario - le
minusvalenze realizzate in dipendenza dell'azzeramento del valore dei
titoli medesimi, fino a concorrenza di un importo massimo di 50.000
euro, possono non confluire nella sommatoria algebrica con le altre
plusvalenze e minusvalenze prevista dai precedenti commi e determinare
un credito di imposta, in misura pari al 26 per cento dell'ammontare
delle minusvalenze medesime, scomputabile dall'imposta lorda determinata
sul reddito complessivo". L'eventuale eccedenza del credito di imposta
sull'imposta lorda "non dà luogo a rimborso ed è riportabile nei
successivi periodi di imposta, ma non oltre il quarto, ai fini del suo
scomputo dall'imposta lorda dei relativi periodi".
L'emendamento, spiega la relazione che accompagna la proposta di
modifica, introduce un nuovo comma all'articolo 68 del testo unico in
materia di imposte sul reddito (Tuir) per recare una specifica
disciplina relativamente alle minusvalenze realizzate da persone fisiche
che possiedono titoli azionari e obbligazionari emessi da enti oggetto
di procedure di risoluzione bancaria, per effetto delle quali si
determina l'estinzione dei diritti amministrativi e patrimoniali dei
titoli medesimi e, conseguentemente, l'azzeramento definitivo del
relativo valore. L'emendamento consente, su opzione del contribuente,
una diversa modalità di recupero fiscale della minusvalenza così
realizzata, rispetto alla modalità ordinaria già vigente: in luogo dello
scomputo da altre plusvalenze di natura finanziaria, lo scomputo di un
ammontare pari al 26% (aliquota cui sono tassate le rendite finanziarie)
della minusvalenza dall'Irpef lorda calcolata sul reddito complessivo.
La ratio, viene spiegato, "è quella di semplificare il recupero fiscale
della perdita subita per quei soggetti che, non essendo abituali
investitori in attività finanziarie, hanno minori probabilità degli
investitori abituali di realizzare entro il quarto anno successivo
plusvalenze su altri titoli". Il profilo classico di chi potrebbe
maggiormente beneficiare di questa misura è quello del piccolo
risparmiatore che ha sottoscritto titoli emessi dalla sua banca di
riferimento e che non possiede altre attività finanziarie. Il limite di
50.000 euro, per l'ammontare delle minusvalenze estrapolabili dalla
sommatoria algebrica con le plusvalenze e scomputabili direttamente
dall'Irpef lorda dovuta sul reddito complessivo, risponde appunto alla
finalità di semplificare il recupero fiscale per i soli piccoli
risparmiatori. "Giova sottolineare - si legge - che il meccanismo
normativo prescelto non attribuisce alcun tipo di contributo o nuovo
diritto ai titolari di azioni e obbligazioni
azzerate e si limita a semplificare la fruibilità di un diritto già
previsto dalla legge di recupero fiscale della perdita finanziaria
patita, in ragione della oggettiva particolarità del caso in cui essa di
determini in un contesto di procedura di risoluzione bancaria".
rassegna stampa: la repubblica 4 dicembre 2015
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UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi
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