Ioannes Paulus PP. II
Laborem exercens
Il problema del lavoro, chiave della questione sociale
il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell'uomo. E se la soluzione o, piuttosto, la graduale soluzione della questione sociale, che continuamente si ripresenta e si fa sempre più complessa, deve essere cercata nella direzione di «rendere la vita umana più umana » allora appunto la chiave, che è il lavoro umano, acquista un'importanza fondamentale e decisiva .
il Beato Operaio
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- brani tratti dall'Enciclica e relativi riferimenti cinematografici -
il cinema ha spesso raccontato la realtà del lavoro, abbiamo voluto recuperare
una selezione di tale rappresentazione
il cinema ha spesso raccontato la realtà del lavoro, abbiamo voluto recuperare
una selezione di tale rappresentazione
Le parole «soggiogate la terra» hanno un'immensa portata. Esse indicano tutte le risorse che la terra (e indirettamente il mondo visibile) nasconde in sé, e che, mediante l'attività cosciente dell'uomo, possono essere scoperte e da lui opportunamente usate.
Diventando - mediante il suo lavoro - sempre di più padrone della terra, e confermando - ancora mediante il lavoro - il suo dominio sul mondo visibile, l'uomo, in ogni caso ed in ogni fase di questo processo, rimane sulla linea di quell'originaria disposizione del Creatore, la quale resta necessariamente e indissolubilmente legata al fatto che l'uomo è stato creato, come maschio e femmina, «a immagine di Dio». Questo processo è, al tempo stesso, universale: abbraccia tutti gli uomini, ogni generazione, ogni fase dello sviluppo economico e culturale, ed insieme è un processo che si attua in ogni uomo, in ogni consapevole soggetto umano.
Tutti e ciascuno sono contemporaneamente da esso abbracciati. Tutti e ciascuno, in misura adeguata e in un numero incalcolabile di modi, prendono parte a questo gigantesco processo, mediante il quale l'uomo «soggioga la terra» col suo lavoro.
dal FILM: I GIORNI DEL CIELO
di Terrence Malick, Usa 1978Il lavoro si compie nella pace reciproca, coscienti che ognuno ha un compito specifico.
Questa scena è
chiaramente idealizzata, o meglio ideale: il lavoro si svolge nella
pace reciproca, con la coscienza che ognuno ha un compito specifico,
in un clima di profonda unità con il Creatore. Da questa situazione
parte il percorso che si propone: può
l’uomo reale, qualunque uomo, tendere a questo ideale?
Il lavoro in senso oggettivo: la tecnica
il dominio dell'uomo sulla terra si compie nel lavoro e mediante il lavoro.
Lo sviluppo dell'industria e dei diversi settori con essa connessi, fino alle più moderne tecnologie dell'elettronica specialmente nel campo della miniaturizzazione, dell'informatica, della telematica ed altri, indica quale immenso ruolo assume, nell'interazione tra il soggetto e l'oggetto del lavoro (nel più ampio senso di questa parola), proprio quell'alleata del lavoro, generata dal pensiero umano, che è la tecnica.
la tecnica è indubbiamente un'alleata dell'uomo. Essa gli facilita il lavoro, lo perfeziona, lo accelera e lo moltiplica. Essa favorisce l'aumento dei prodotti del lavoro, e di molti perfeziona anche la qualità.
È un fatto, peraltro, che in alcuni casi la tecnica da alleata può anche trasformarsi quasi in avversaria dell'uomo, come quando la meccanizzazione del lavoro «soppianta» l'uomo, togliendogli ogni soddisfazione personale e lo stimolo alla creatività e alla responsabilità; quando sottrae l'occupazione a molti lavoratori prima impiegati, o quando, mediante l'esaltazione della macchina, riduce l'uomo ad esserne il servo.
dal FILM:
THE SKARE CROW
di Buster Keaton, Usa 1920
La tecnica al servizio della creatività dell'uomo.
La tecnica, quindi è
un’alleata al servizio dell’uomo, del lavoro dell’uomo e
espressione della sua immensa creatività. Qui si rappresenta, ad esempio, come
può essere piena di creatività anche la “pausa pranzo”.
La stessa creatività
tuttavia può essere soppiantata e affossata dalla meccanizzazione e
dal tecnicismo.
dal FILM:
TEMPI MODERNI
di Charlie Chaplin, USA 1936
La meccanizzazione soppianta l'uomo togliendoli ogni soddisfazione personale e lo stimolo alla creatività.
dal FILM:
TRA LE NUVOLE
di Jason Reitman, USA 2009
La responsabilità di licenziare delegata a un software.
Anche la responsabilità può essere sacrificata al tecnicismo, demandando ad
uno strumento anche le funzioni più delicate, come ad esempio
licenziare le persone.
L'uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come «immagine di Dio» è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso. Come persona, l'uomo è quindi soggetto del lavoro. Come persona egli lavora, compie varie azioni appartenenti al processo del lavoro; esse, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono servire tutte alla realizzazione della sua umanità, al compimento della vocazione ad essere persona...dal FILM: CHE BELLA GIORNATA
di Gennaro Nunziante, ITA 2010
L'orizzonte con cui uno guarda al proprio lavoro si vede fin dal colloquio di lavoro.
Proviamo a pensare a un
giovane che andasse ad un colloquio di lavoro con questo desiderio
che il lavoro contribuisca alla realizzazione della sua umanità.
per quanto sia una verità che l'uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, però prima di tutto il lavoro è «per l'uomo», e non l'uomo «per il lavoro». Con questa conclusione si arriva giustamente a riconoscere la preminenza del significato soggettivo del lavoro su quello oggettivo. Difatti, in ultima analisi, lo scopo del lavoro, di qualunque lavoro eseguito dall'uomo - fosse pure il lavoro più «di servizio», più monotono, nella scala del comune modo di valutazione, addirittura più emarginante - rimane sempre l'uomo stesso.
dal FILM:
MAMMUT
di Benoit Delépine, FRA 2010
Un macellaio in pensione difende la dignità del suo lavoro.
un uomo che viva con
questa coscienza il suo lavoro, qualunque esso sia, non accetta che
questo venga degradato, ridotto o anche solo banalizzato. Vediamo
come un macellaio in pensione reagisce ad un commesso che lo serve
svogliatamente.
dal FILM: WE WANT SEX
di Nigel Cole, ING 2010
Prima ancora del giusto salario, le donne della Ford rivendicano il significato del proprio lavoro.
Una minaccia al giusto ordine dei valori
Nell'epoca moderna, fin dall'inizio dell'èra industriale, la verità cristiana sul lavoro doveva contrapporsi alle varie correnti del pensiero materialistico ed economicistico.
Per alcuni fautori di tali idee, il lavoro era inteso e trattato come una specie di «merce», che il lavoratore - e specialmente l'operaio dell'industria - vende al datore di lavoro, che è al tempo stesso possessore del capitale, cioè dell'insieme degli strumenti di lavoro e dei mezzi che rendono possibile la produzione. Questo modo di concepire il lavoro era diffuso, in particolare, nella prima metà del secolo XIX. In seguito le esplicite formulazioni di questo tipo sono pressoché sparite, cedendo ad un modo più umano di pensare e di valutare il lavoro. L'interazione fra l'uomo del lavoro e l'insieme degli strumenti e dei mezzi di produzione ha dato luogo all'evolversi di diverse forme di capitalismo - parallelamente a diverse forme di collettivismo - dove si sono inseriti altri elementi socio-economici a seguito di nuove circostanze concrete, dell'opera delle associazioni dei lavoratori e dei poteri pubblici, dell'apparire di grandi imprese transnazionali. Ciononostante, il pericolo di trattare il lavoro come una «merce sui generis», o come una anonima «forza» necessaria alla produzione (si parla addirittura di «forza-lavoro»), esiste sempre, e specialmente qualora tutta la visuale della problematica economica sia caratterizzata dalle premesse dell'economismo materialistico. l'errore del primitivo capitalismo può ripetersi dovunque l'uomo venga trattato, in un certo qual modo, al pari di tutto il complesso dei mezzi materiali di produzione, come uno strumento e non invece secondo la vera dignità del suo lavoro - cioè come soggetto e autore, e per ciò stesso come vero scopo di tutto il processo produttivo.
dal FILM:
LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO
di Elio Petri, ITA 1971
"amate la macchina"
Solidarietà degli uomini del lavoro
a motivo di una tale anomalia di grande portata è nata nel secolo scorso la cosiddetta questione operaia, definita a volte come «questione proletaria». Tale questione - con i problemi ad essa connessi - ha dato origine ad una giusta reazione sociale, ha fatto sorgere e quasi irrompere un grande slancio di solidarietà tra gli uomini del lavoro e, prima di tutto, tra i lavoratori dell'industria. L'appello alla solidarietà e all'azione comune, lanciato agli uomini del lavoro - soprattutto a quelli del lavoro settoriale, monotono, spersonalizzante nei complessi industriali, quando la macchina tende a dominare sull'uomo, - aveva un suo importante valore e una sua eloquenza dal punto di vista dell'etica sociale. Era la reazione contro la degradazione dell'uomo come soggetto del lavoro.
dal FILM: I
COMPAGNI
di Mario Monicelli, ITA 1963
L'ennesimo collega infortunato. La colletta non basta più.
Ad un certo punto non
basta più essere solidali ai bisogni gli uni degli altri (ad esempio
verso un collega infortunato). Occorre fare un passo in più: andare
dal datore di lavoro a chiedere migliori condizioni di lavoro.
Da allora, la solidarietà degli uomini del lavoro, insieme con una presa di coscienza più netta e più impegnativa circa i diritti dei lavoratori da parte degli altri, ha prodotto in molti casi cambiamenti profondi. Movimenti di solidarietà nel campo del lavoro - di una solidarietà che non deve mai essere chiusura al dialogo e alla collaborazione con gli altri - possono essere necessari anche in riferimento alle condizioni di ceti sociali che prima non erano in essi compresi, ma che subiscono, nei sistemi sociali e nelle condizioni di vita che cambiano, un'effettiva «proletarizzazione». Perciò, bisogna continuare a interrogarsi circa il soggetto del lavoro e le condizioni in cui egli vive. Per realizzare la giustizia sociale nelle varie parti del mondo, nei vari Paesi e nei rapporti tra di loro, sono necessari sempre nuovi movimenti di solidarietà degli uomini del lavoro e di solidarietà con gli uomini del lavoro. Tale solidarietà deve essere sempre presente là dove lo richiedono la degradazione sociale del soggetto del lavoro, lo sfruttamento dei lavoratori e le crescenti fasce di miseria e addirittura di fame.
dal FILM:
AMORE BUGIE E CALCETTO
di Luca Lucini, ITA 2008
La solidarietà tra un manager e i suoi operai, per affrontare l'attuale crisi.
La crisi di oggi ha
rilanciato l’esigenza di questa solidarietà, che per necessità
rompe anche l’originaria dialettica tra padrone e operai, imponendo
che ognuno faccia il suo, per il bene di tutti.
in questo spezzone si
vede bene che questa crisi, come tutte le crisi, porta con se una
serie di apparenti obiezioni rispetto all’immagine ideale con cui
abbiamo aperto. La fatica di trovare un lavoro, di rimettere tutto in
discussione, di non vedere valorizzati i propri sacrifici e le
proprie capacità.
Lavoro: dignità della persona
La fondamentale e primordiale intenzione di Dio nei riguardi dell'uomo, che Egli «creò ... a sua somiglianza, a sua immagine», non è stata ritrattata né cancellata neppure quando l'uomo, dopo aver infranto l'originaria alleanza con Dio, udì le parole: «Col sudore del tuo volto mangerai il pane». Queste parole si riferiscono alla fatica a volte pesante, che da allora accompagna il lavoro umano;
Eppure, con tutta questa fatica - e forse, in un certo senso, a causa di essa - il lavoro è un bene dell'uomo. Se questo bene comporta il segno di un «bonum arduum», secondo la terminologia di San Tommaso, ciò non toglie che, come tale, esso sia un bene dell'uomo. Ed è non solo un bene «utile» o «da fruire», ma un bene «degno», cioè corrispondente alla dignità dell'uomo, un bene che esprime questa dignità e la accresce.
Il lavoro è un bene dell'uomo - è un bene della sua umanità -, perché mediante il lavoro l'uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, «diventa più uomo». Tutto ciò depone in favore dell'obbligo morale di unire la laboriosità come virtù con l'ordine sociale del lavoro, che permetterà all'uomo di «diventare più uomo» nel lavoro, e non già di degradarsi a causa del lavoro, logorando non solo le forze fisiche (il che, almeno fino a un certo grado, e inevitabile), ma soprattutto intaccando la dignità e soggettività, che gli sono proprie.
dal FILM:
THE COMPANY MAN 1
di John Wells, Usa 2010
Pur nella fatica di rimettersi in discussione, con il lavoro l'uomo diventa più uomo.
La fatica non
è risolta, la condizione non è cambiata, ma la riscoperta del senso
del proprio lavoro permette il rilancio dell’uomo, lo fa diventare
“più uomo”. E questo cambiamento diventa il fondamento cui poter
costruire una famiglia e contribuire al bene di un intera Nazione.
Lavoro e società: famiglia, nazione
Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale ed una vocazione dell'uomo. Questi due cerchi di valori - uno congiunto al lavoro, l'altro conseguente al carattere familiare della vita umana - devono unirsi tra sé correttamente, e correttamente permearsi. Il lavoro è, in un certo modo, la condizione per rendere possibile la fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza, che in via normale l'uomo acquista mediante il lavoro. Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno «diventa uomo», fra l'altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo. Evidentemente qui entrano in gioco, in un certo senso, due aspetti del lavoro: quello che consente la vita ed il mantenimento della famiglia, e quello mediante il quale si realizzano gli scopi della famiglia stessa, soprattutto l'educazione.
dal FILM:
IL MIO PIEDE SINISTRO
di Jim Sheridan, ING 1989
Tutta la famiglia al lavoro per costruire la nuova stanza per il figlio.
Tutto questo fa sì che l'uomo unisca la sua più profonda identità umana con l'appartenenza alla nazione, ed intenda il suo lavoro anche come incremento del bene comune elaborato insieme con i suoi compatrioti, rendendosi così conto che per questa via il lavoro serve a moltiplicare il patrimonio di tutta la famiglia umana, di tutti gli uomini viventi nel mondo.
dal FILM: THE
COMPANY MAN 2
di John Wells, Usa 2010
Il lavoro di ognuno contributo al bene comune.
Questa scena infine, per
certi versi richiama anche quel mondo ideale da cui siamo partiti,
quasi riproponendo, nel contesto attuale, l’ipotesi che l’uomo
col lavoro possa essere “immagine del creatore”, e quindi
“soggiogare la terra”.
(si ringrazia per la gentile concessione i giovani del Circolo Culturale Ettore Calvi)