Indignados Seul |
ma la dittatura della finanza, braccio armato del "CAPITALISMO RADICALE" con i suoi postulati con le regole del mercato slegati oramai da alcun regolatore e controllo politico sociale, non sta assogettando un mondo, i popoli, i suoi governi, le Nazioni, i lavoratori, i giovani e gli anziani sotto una dittatura ideologica che è simile come nuova forma di organizzazione del potere come sistema «post-totalitario» illustrato da Havel nel suo "Potere dei senza potere?" , Non sono simili queste dinamiche con quanto rappresentato da Havel?
Infatti "....Il ruolo che l'ideologia svolge in questo sistema è determinante. Se le intenzioni della vita sono di esprimersi in modo variegato, libero, di costruire secondo la pluralità delle forme, il sistema post-totalitario esige e permette solo una grigia uniformità, il più rigido monolitismo. L'ideologia è chiamata a sanare questa frattura fra le intenzioni della vita e le intenzioni del sistema: ad essa è assegnato il compito di spacciare le intenzioni del sistema come quelle che servono la vita, che la rendono tale. L'ideologia costruisce un mondo dell'apparenza da cui i bisogni autentici della vita sono assenti: essa prende in considerazione l'uomo e i suoi bisogni solo per quanto ciò può contribuire alla realizzazione delle intenzioni del sistema." non è quello che sta accadendo con il commissariamento dei governi nazionali per sostituirli con un sistema globale post-totalitario, in nome delle regole della finanza globalizzata ed anonima, impoverendo e sottraendo opportunità alle società civili, per costringerle ad uniformarsi ad un unico modello, ecco perchè si sta colpendo il welfare delle nostre Nazioni?!?
..."Paradossalmente il superamento dei sistemi post-totalitari non viene individuato nei sistemi «democratici»: si fa timidamente strada l'idea di un sistema «post-democratico»." è quello che sta accadendo ai nostri sistemi democratici? Non è quello che sta accadendo in Italia?
Indignados in Grecia |
da «Il potere dei senza potere»,
di Vaclav Havel
«Ma chi sono veramente questi "dissidenti"? Da dove nasce la loro opposizione e che senso ha? In che cosa consiste il senso di quelle "iniziative indipendenti" su cui i "dissidenti" si aggregano e che reali chances hanno queste iniziative? E' opportuno, riferendosi alla loro azione, usare il concetto di "opposizione"? Se sì, che cosa è veramente - nell'ambito di questo sistema - una simile "opposizione", come opera, che ruolo giuoca nella società, in che cosa spera e in che cosa può sperare? Hanno i "dissidenti" come uomini che sono al di fuori di tutte le strutture del potere e nella posizione di "subcittadini" - le forze e le possibilità per agire in qualche modo sulla società e sul sistema sociale? Possono, in definitiva, cambiare qualcosa?».
Con queste domande si apre questo breve scritto, “Il potere dei senza potere”, che Havel ha terminato nell'ottobre del 1978, pochi mesi prima di essere arrestato, e a queste domande quest'opera cerca una risposta. Anzitutto attraverso una riflessione sul carattere del potere nei sistemi socialisti dell'Europa orientale. A questo proposito qui basterà solo riferire che Havel individua una serie di fattori che lo portano a concludere che le forme del totalitarismo socialista sono sostanzialmente diverse da quelle della dittatura classica: Havel designa questa nuova forma di organizzazione del potere come sistema «post-totalitario».
Il ruolo che l'ideologia svolge in questo sistema è determinante. Se le intenzioni della vita sono di esprimersi in modo variegato, libero, di costruire secondo la pluralità delle forme, il sistema post-totalitario esige e permette solo una grigia uniformità, il più rigido monolitismo. L'ideologia è chiamata a sanare questa frattura fra le intenzioni della vita e le intenzioni del sistema: ad essa è assegnato il compito di spacciare le intenzioni del sistema come quelle che servono la vita, che la rendono tale. L'ideologia costruisce un mondo dell'apparenza da cui i bisogni autentici della vita sono assenti: essa prende in considerazione l'uomo e i suoi bisogni solo per quanto ciò può contribuire alla realizzazione delle intenzioni del sistema.
Che cosa può rompere questo mondo dell'apparenza costruito dall'ideologia in cui tutti, dal dirigente del partito all'operaio hanno un ruolo preciso e un compito da svolgere?
L'emblematico protagonista del libro, un verduraio, un bel giorno decide di non esporre nella vetrina del negozio che gestisce, il cartello con lo slogan «Proletari di tutto il mondo unitevi!» uno dei tanti che compongono il panorama del mondo dell'apparenza. Egli, come tutti, ha esposto il cartello per anni: al di là del significato dello slogan, che gli è probabilmente del tutto estraneo, egli ha manifestato la sua fedeltà al mondo dell'apparenza, si è adattato alle circostanze. Così facendo ha posto la sua pietra per l'edificazione di quel mondo, egli stesso ne è divenuto cittadino a pieno titolo nell'unico modo possibile: mentendo.
Indignados in Israele |
Il giorno in cui decide di non esporre più il cartello con lo slogan, il nostro personaggio compie un tentativo di vivere nella verità. Questo gesto scatena contro di lui una lunga serie di «punizioni»: perderà il posto di direttore del negozio e tornerà a fare l'operaio, molto probabilmente i figli non potranno accedere alle scuole superiori, subirà angherie da parte dei superiori ecc. Nell'ottica del sistema questi provvedimenti non sono affatto sproporzionati: togliendo il suo mattone dall'edificio della menzogna, il nostro personaggio ne rende instabili le strutture. La «vita nella menzogna», infatti, si perpetua solo a condizione della sua universalità: ogni trasgressione, ogni tentativo di vita nella verità «la nega come principio e la minaccia nella sua totalità». Perciò, afferma Havel, la vita nella verità «non ha solo una dimensione esistenziale (restituisce l'uomo a se stesso), noetica (rivela la realtà com'è), e morale (è un esempio); ma ha anche una evidente dimensione politica». Infatti, nei sistemi post-totalitari il potere si fonda sulla sottrazione ai danni degli uomini della loro esistenza autentica, sulla loro alienazione. Fornendo una falsa risposta al desiderio dell'uomo, il potere deve far riferimento alla vita autentica che dimora inespressa negli uomini. Celata nel mondo dell'apparenza, della menzogna, vive perciò la sfera segreta inespressa, delle intenzioni della vita. Tuttavia, essa non resta sempre segreta e inespressa: nel momento in cui viene alla luce e si manifesta (in un gesto come quello del nostro verduraio, per es.) lo fa con un'enorme forza dirompente. Il sistema viene sgretolato dalle sue fondamenta poiché la manipolazione delle intenzioni autentiche della vita gli viene ormai impedita: l'uomo si riappropria dell'espressione del suo desiderio.
Se nei sistemi post-totalitari esiste qualcosa che può definirsi «opposizione», non può essere nient'altro che questa «vita nella verità». Di essa non può dirsi a quali scadenze porterà un mutamento generale della società e dell'organizzazione politica, ma è certo che lo porterà. In quale direzione? Havel non «occidentalizza». Paradossalmente il superamento dei sistemi post-totalitari non viene individuato nei sistemi «democratici»: si fa timidamente strada l'idea di un sistema «post-democratico». Ciò rappresenta la prospettiva non utopica della «rivoluzione esistenziale», che è «soprattutto prospettiva di una ricostituzione morale della società, cioè di un rinnovamento radicale del rapporto autentico dell'uomo con quello che ho chiamato "ordine umano" (e che non può essere sostituito da nessun ordine politico). Una nuova esperienza dell'essere; un rinnovato ancoraggio nell'universo; una riassunzione della "responsabilità suprema"; il ritrovato rapporto interiore con l'altro uomo e con la comunità umana - ecco la direzione...».
Dalla cella in cui l'autore di queste parole è stato rinchiuso, esse risuonano ancora più cariche di consapevolezza e serietà, e testimoniano della sua personale assunzione di quella responsabilità suprema verso la verità.
Indignados nelle Filippine |
Václav Havel
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Václav Havel | |
---|---|
Presidente della Repubblica Ceca | |
Durata mandato | 2 febbraio 1993 – 2 febbraio 2003 |
Predecessore | Carica creata |
Successore | Václav Klaus |
Presidente della Cecoslovacchia | |
Durata mandato | 29 dicembre 1989 – 20 luglio 1992 |
Predecessore | Gustáv Husák |
Successore | Carica abolita |
Dati generali | |
Firma |
Biografia [modifica]
Havel nacque in una famiglia benestante di Praga. Frequentò la scuola dell'obbligo in un istituto della capitale.Incontrò gravi difficoltà a seguire serenamente gli studi liceali. Nel 1948 il partito comunista prese il potere con un colpo di stato appoggiato dall'Unione Sovietica. Il regime accusò la famiglia di Havel di simpatie filo-tedesche (il giornale del Partito Comunista Rudé Právo scrisse il 23 febbraio 1989 che gli Havel erano stati collaborazionisti durante il periodo dell'occupazione tedesca).
Vaclav riuscì tuttavia a frequentare i corsi serali dell' Università Tecnica Ceca di Praga fino al 1957. Dopo il servizio militare lavorò (1960) come macchinista in alcuni teatri di Praga, fra cui il Divadlo Na zábradlí, dove rappresentò alcune delle sue prime opere, e studiò drammaturgia per corrispondenza. Il suo primo lavoro messo in scena fu La festa in giardino (1963), mentre l'opera più conosciuta in Occidente è il Largo Desolato. Il suo teatro, fortemente impegnato sul profilo politico, intende "provocare l'intelligenza dello spettatore, appellarsi alla sua fantasia, costringendolo a riflettere su questioni che lo toccano direttamente in maniera da vivere intimamente il messaggio teatrale". Nel 1964 si sposò con Olga Šplíchalová.
Sull'onda della repressione seguita alla fine della Primavera di Praga nel 1968 fu bandito dal teatro e iniziò un'intensa attività politica, culminata con la pubblicazione del manifesto Charta 77, la cui scrittura prese spunto dall'imprigionamento dei componenti la formazione musicale ceca di musica psichedelica dei Plastic People of the Universe. Il suo attivismo politico di dissidente gli costò cinque anni di prigione.
In una delle opere che lo hanno reso celebre, Il potere dei senza potere (conosciuto in Italia grazie all'opera del Centro Studi Europa Orientale - CSEO - di Forlì), Havel ha brillantemente teorizzato il cosiddetto Post-totalitarismo, termine usato per descrivere il moderno ordine socio-politico che ha fatto sì che la gente potesse, per usare le sue parole, "vivere all'interno di una menzogna".
Sostenitore appassionato della non-violenza, è stato uno dei leader della cosiddetta Rivoluzione di Velluto del 1989, durante la quale fu arrestato di nuovo, il 28 ottobre. Il 29 dicembre 1989, nella sua qualità di capo del Forum Civico, fu eletto presidente dall'Assemblea Federale.
Dopo le libere elezioni del 1990 mantenne la presidenza. Nonostante le crescenti tensioni interne, Havel si batté con vigore per il mantenimento della federazione fra Cechi e Slovacchi in occasione della dissoluzione della Cecoslovacchia, il cosiddetto Divorzio di Velluto. Il 3 luglio 1992 Havel non fu eletto a causa del mancato sostegno dei rappresentanti slovacchi. Il 20 luglio, dopo la dichiarazione di indipendenza della Slovacchia, Havel rassegnò le dimissioni.
Dopo la creazione della Repubblica Ceca, Havel si candidò alla presidenza nelle elezioni del 26 gennaio 1993, risultando eletto. Nonostante le precarie condizioni di salute e tre interventi chirurgici è stato rieletto nel 1998. L'elezione fu possibile per l'assenza del parlamentare ultra nazionalista Miroslav Sládek del partito SPR-RSČ (Sdružení pro republiku - Republikánská strana Československa), che durante l'elezione presidenziale del 1998 si trovava in stato di arresto: questo singolo voto, infatti, determinò l'esito della votazione. La sua presidenza fu caratterizzata da un orientamento politico anti-comunista di destra moderata e liberale, favorevole ad un'economia di mercato e filo-americano. Havel fu, infatti, il principale sostenitore dell'entrata della Repubblica Ceca nella NATO, avvenuta il 12 marzo del 1999, nonché dell'intervento dell'Alleanza nella guerra del Kosovo del 1999[1][2]. Fece discutere, alla fine degli anni '90, il pubblico invito di Havel al segretario di stato americano, Madeleine Albright, di origini ceche, ad assumere la presidenza della repubblica Ceca. Quella proposta non ebbe alcun seguito.
Havel lasciò la carica dopo il secondo mandato come presidente della Repubblica Ceca, il 2 febbraio 2003. Gli è succeduto, il 28 febbraio 2003 Václav Klaus, uno dei suoi più decisi oppositori.
Nel 2003 ha ricevuto il premio "Ambassador of Conscience", dedicato a chi promuove il lavoro di Amnesty International.
Nel 2005 ha ottenuto il Premio Internazionale Vittorino Colombo, assegnato dalla Fondazione Vittorino Colombo.
Nel 2007, nonostante la promessa fatta poco dopo la rivoluzione di Velluto, che «nessuna truppa straniera sarebbe più stata invitata a mettere piede in territorio ceco», ha dichiarato il suo appoggio al progetto di scudo missilistico americano nella Repubblica Ceca, aggiungendo che «è sempre un bene, se l'America è un po' ancorata in Europa».[3]
Sempre nel 2007, dopo una pausa di quasi vent'anni, è tornato alla scrittura per il teatro, con Partire, una tragicommedia, andata in scena, per la prima volta al Teatro Archa di Praga, il 22 maggio 2008. Il testo è composto da cinque atti e richiede undici attori, sei attrici e una voce fuori campo.
Nel gennaio del 2010 l’editore Santi Quaranta ha pubblicato per la prima volta in Italia l’intera corrispondenza vergata durante i ripetuti periodi di detenzione. Il libro s'intitola Le Lettere a Olga (pagg. 480, euro 15I, ISBN: 8872930790) e in esso emerge distintamente la profonda fede religiosa e il fascino per la figura di Gesù Cristo.[4]
TG2, ore 20,30 - 18 dicembre 2011-
la morte di Vaclav Havel