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INTERVENTO ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI 

DEL MONTE PASCHI DI SIENA 
SIENA,  14  Aprile  2016
 
Caro Presidente e Gentilissimi Signori Soci,
formulo il presente intervento per conto di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus”, che ha come scopo la promozione della finanza etica e della responsabilità sociale d'impresa nelle banche.

Lo scorso anno per offrire un contributo costruttivo nel difficile passaggio della vita gruppo Mps, ci siamo permessi di avanzare le seguenti proposte, al fine di valorizzare e perseguire effettivamente la Responsabilità Sociale, in particolare proponevamo:
  1. che la banca visualizzi nel suo bilancio sociale i derivati in essere, con l'impegno a ridurne l'utilizzo e la consistenza, affinchè questi siano sempre funzionali ad attività trasparenti di copertura e, non ad attività speculative e poco trasparenti.

Nel corso dell'esercizio 2015, il gruppo ha chiuso l'operazione Alexandria con un impatto derivante alla Riserva AFS negativa sui titoli di Stato Italia connessi alla detta transazione per – 423 milioni;
Confidiamo in un ampia informativa nella rendicontazione del bilancio sociale.

Proponevamo
  1. che il Monte nel mantenere i livelli di credito a favore dei suoi territori di radicamento si impegnasse e si impegni a promuovere un nuovo rating di affidabilità creditizia per il cliente prenditore (famiglie ed aziende) che tenga conto degli elementi di Responsabilità Sociale d'Impresa insiti nel valore del progetto imprenditoriale e non solo dei pur fondamentali indicatori economici, finanziari e di garanzie reali o personali sottostanti.
Noi crediamo che chi abbia un progetto che crei occupazione, che promuove la tutela dell'ambiente e valorizza la Responsabilità Sociale d'Impresa vada premiato anche sul fronte della definizione del suo rating e del suo target di pricing. Infatti, siamo convinti che non perseguendo queste scelte si faccia poco per superare questa crisi lo dimostra il persistente periodo di difficoltà nell’accesso al credito che hanno le nuove generazioni, le start-up, le famiglie e le imprese.

Le Banche a vocazione etica (vedi il dato di Banca Prossima ad esempio che vanta percentuali intorno al 2% di perdite sui crediti erogati contro una media del sistema intorno al 15%) dimostrano, già oggi, che valorizzare le buone prassi imprenditoriali e sociali del cliente prenditore, fa crescere anche la sua affidabilità e lealtà a fronte agli impegni assunti con la banca.
Nel corso del 2015 abbiamo organizzato in collaborazione con MPS un convegno a Firenze proprio su questo importante tema e ci risulta che MPS abbia incaricato l’Università di Siena di studiare un nuovo rating di merito creditizio che possa accogliere elementi di Esg (environmental – social and governance).

Ci auguriamo pertanto che MPS non si sottragga all'esigenza di studiare un nuovo rating che premi i comportamenti virtuosi del prenditore di credito, che possa contribuire da un lato a servire meglio imprese e famiglie, dall'altro migliorare la qualità del credito erogato con effetti positivi in termini di minor rettifiche e di conto economico.

Proponevamo allora e proponiamo oggi
  1. Che il Monte si sappia relazionare con la dimensione dell'internazionalizzazione, accompagnando da un lato le PMI verso nuovi mercati e dall'altro rafforzando le relazioni internazionali con banche ed istituzioni finanziari dei paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione al fine di avviare partnership societarie, economiche e finanziarie, al fine di aumentare le relazioni culturali per la promozione di politiche di buon vicinato e di pace.
La strada della collaborazione tra banche, anche con la costituzione di appositi consorzi tra Istituti, potrebbe rappresentare una risposta adeguata per una rinnovata presenza, a costi ridotti, delle nostre istituzioni finanziarie nelle aree delle economie a più alta crescita e di nuova industrializzazione.
Banca MPS potrebbe così valorizzare la sua storica presenza con 125 Filiale ed Uffici di Rappresentanza all'estero.

  1. La crisi della finanza e l’andamento negativo dei mercati finanziari fa crescere nei risparmiatori la ricerca di prodotti finanziari sicuri, che diano anche un senso all’investimento oltre a guardare il rendimento peraltro sempre piu’ spinto verso lo zero.
Auspichiamo che il Monte promuova con efficacia la Finanza Sociale.
Il rapporto OCSE dal titolo “Social Impact Investment. Building the evidence base”, certifica come il mondo impact investment sarà in forte crescita nei prossimi anni.
Questo report è stato sostanzialmente ignorato dal nostro paese e confidiamo che il Monte possa invece studiare la sua applicazione in Italia, alla luce anche della riforma in corso del terzo settore e l’introduzione nella nostra legislazione con l’ultima legge di stabilità delle società benefit, che potrebbero spingere maggiormente lo studio di prodotti finanziari dedicati per tali istituzioni.

Tutto ciò non è solo un compito indifferibile ma è anche indispensabile visto se oggi 30 banche nel mondo valgono da sole il 76% del Pil mondiale (dati Sole24 ore 1 dicembre 2015).
L'ipertrofia della grande finanza non è stata affatto ridimensionata dalla crisi. Anzi.
Le grandi banche d'affari americane valgono al momento complessivamente da sole quanto il 90% del pil americano. Mentre le prime 4 grandi banche cinesi sommano esposizioni totali che valgono più del 20% in più di tutto il Pil cinese.
Anche la grande finanza inglese e francese insieme totalizzano oltre 3 volte la ricchezza lorda prodotta ogni anno dai 2 paesi Francia ed Inghilterra. Tutto ciò a scapito della ricchezza e dell'economia reale di tutti i popoli.
E' indispensabile quindi invertire velocemente questo sviluppo infernale basato solo sulla finanza e che si alimenta delle politiche espansive e monetarie delle banche centrali a tasso zero ma che non investono nell'economia reale, perchè se mi finanzio gratis ed investo in strumenti finanziari sapendo che il guadagno è pressoche certo. Perchè ridurre il rischio se il rischio non c'è?
Ma che potrebbe accadere se un aumento dei tassi possa invertire queste dinamiche e possa provocare magari delle maxi-perdite deprezzando quegli asset finanziari nei portafogli delle 30 big bancarie ed istituzioni finanziarie che è costituito da una montagna di derivati (almeno 30 miliardi di dollari)?
Per questo è indispensabile per un operatore economico come Mps continuare a finanziare lo sviluppo dell'economia reale del suo territorio.

Nell'attività di Stakeholder Engagement svolta con il competente Ufficio CSR del gruppo bancario nel corso del 2015 abbiamo ulteriormente approfondito questi temi e ci aspettiamo che essi vengano rendicontati ed esaminati, in quanto non mere proposte pur legittime di un associazione, ma piuttosto tematiche di interesse generale per il bene stesso del gruppo bancario.

Formuliamo i nostri piu’ cari ringraziamenti per la cordiale attenzione ai soci, ai dipendenti ed alle autorità civili presenti ed ai responsabili istituzionali della banca e del gruppo.

Il simbolo di E.DI.VA è l'Araba Fenice che intende rappresentare la grandezza dell'etica, della dignità e dei valori, sempre presenti nella nostra quotidianità e sempre in grado di risorgere e di ricrescere, nonostante le infedeltà, le pochezze e gli errori della nostra condizione umana, quali doni divini.

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Intervento all’Assemblea dei soci 
di UniCredit Spa

Roma, 13 maggio 2015

Signor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Azionisti,



anche quest’anno all’interno dell’ Assemblea societaria di UniCredit, che tra l’altro avrà il compito di varare un cambiamento importante della governance, vogliamo far sentire la voce e la presenza di dipendenti azionisti, ma non solo.



La nostra sfida parte da una antica quanto trascurata verità. La prima ricchezza di ogni azienda e di ogni organizzazione sono le persone, le loro competenze. le loro energie morali, il loro cuore. E la capacità di costruire solide relazioni all’interno delle imprese secondo una visione condivisa e partecipata che metta al centro il lavoro.



Senza la stretta collaborazione con chi lavora veramente dentro l’impresa le soluzioni vere e buone non si trovano, perché la competenza più preziosa è sempre quella incorporata nelle mani e nella mente di chi il lavoro lo vive tutti i giorni e non di quello raccontato dai manager rappresentato solo dai numeri.



Vogliamo mettere il lavoro e le imprese di fronte le loro responsabilità nella costruzione di un bene comune che sia reale e non solo dichiarato.



Per questo non ci rassegniamo a proporre ed incalzare le forze sociali e di impresa, le forze e le rappresentanze politiche e parlamentari, aperti al confronto e al dialogo, per realizzare esperienze, accordi e norme con gli attori sociali coinvolti, siano essi sindacati o associazioni di dipendenti azionisti, piccoli azionisti o altro ancora.



Questo lavoro ci ha portato in questa fase complessa di vita del Gruppo a condividere molte delle osservazioni e riflessioni formulate da altre associazioni, soprattutto alla luce dei principi della Responsabilità Sociale d’Impresa, allargando la nostra partecipazione in questi anni ad altre forme di azionariato critico e attivo, in sinergia con movimenti ed associazioni della società civile attente su questi temi. Una collaborazione dentro una comune visione di società e di impresa.



Un segno tangibile di ciò è la consegna, oltre al testo del mio intervento, del contributo preparato per questa Assemblea da “ Etica, dignità e valori” – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus che ha come scopo la promozione della finanza etica e della responsabilità sociale d’impresa nelle banche.



I temi evidenziati riguardano le politiche creditizie e quelle per una grande Europa unita, democratica e solidale, le partite NPL ( Non Performans Loans), la promozione della Finanza Sociale - Rating di Credito e CSR, le politiche retributive e i sistemi premianti, l’azionariato.



Abbiamo accettato la sfida di rappresentare i dipendenti-azionisti, il lavoro all’interno di UniCredit in tutte le sue forme e modalità con la partecipazione finanziaria, un investimento ideale, sociale ed economico in una prospettiva di lungo periodo per il benessere dei dipendenti, dei clienti, degli azionisti e delle comunità.



Nel marzo scorso sono stati approvati i risultati di bilancio. Il giudizio è affidato a questa assemblea e al mercato, ma i numeri da soli non bastano.



Guardiamo con grande attenzione agli interventi fatti e previsti dal Gruppo a favore delle imprese, del territorio, le famiglie, i giovani. Emergono scelte errate del passato, leggerezze, limitata capacità di selezionare il merito del credito concesso a grandi gruppi aziendali, alcune discutibili scelte commerciali, di finanza, distorsioni nei sistemi di incentivazione e di retribuzione del management.



Su questo fronte le disposizioni e le indicazioni europee, quelle di Bankitalia, le iniziative e anche proposte di legge popolare hanno già da tempo messo in luce la necessità di porre un tetto ai compensi degli amministratori e alle retribuzioni dei top manager.



Non è solo un richiamo etico o una questione morale. Le scelte di UniCredit siano ispirate a criteri di trasparenza, di equità, di civiltà soprattutto perché i tagli e gli oneri per superare le fasi di crisi che il Gruppo ha affrontato sono ricadute quasi esclusivamente sul personale, sul costo del lavoro con l’impoverimento del welfare e delle tutele. Ridurre il personale nelle fasi di crisi non è un dogma ma quasi sempre una scelta ben precisa.



Il percorso di sviluppo della democrazia economica e della partecipazione azionaria mentre in Europa va avanti e si arricchisce di nuove esperienze e importanti risultati, in Italia non fa ancora significativi passi in avanti e l’attuale legislazione non è in grado di dare alle imprese e ai lavoratori i necessari punti di riferimento.

Bisogna assegnare all’ Europa una reale competenza in questo settore. L’azionariato dei dipendenti deve essere realmente incoraggiato ed associato alla governance ed alla gestione delle imprese europee.



In UniCredit, come sappiamo, esiste la possibilità per i dipendenti del Gruppo di partecipare al piano LET’S SHARE, acquistare le azioni UniCredit a particolari condizioni. E’ una base di partenza, ma non può bastare.



Nel Gruppo dal 2014 c’è un’altra azienda quotata: Fineco, la banca diretta multicanale, una delle maggiori reti di promozione e consulenza finanziaria in Italia.

Sono stati diffusi recentemente risultati davvero importanti. Nel corso della precedente assemblea avevamo richiesto per i promotori finanziari della rete, che anche in questa occasione rappresento, segnali di vera considerazione ed attenzione affinchè venissero coinvolti con forme ed esperienze partecipative reali, sull’esempio molto positivo di altri competitors italiani del settore. Nulla di tutto questo si è realizzato, anzi registriamo un peggioramento del clima e una pesante modifica in negativo delle condizioni e delle provvigioni percepite da questi collaboratori.



UniCredit, se vuole, può fare scelte forti e condivise, può realizzare qualcosa di nuovo e importante anche per il suo futuro, lo meriterebbero gli stakeholders che hanno fatto diventare così grande e rilevante il Gruppo nel contesto Europeo.



Allargare la partecipazione al governo d’impresa dei rappresentanti di tutti gli stakeholders e in particolare ai lavoratori. A livello di UE è anche l’indicazione della Direttiva Europea sui diritti degli azionisti messa a punto lo scorso anno dalla Commissione e arrivata ad inizio 2015 al Parlamento Europeo.



Sono previsti interventi diversi, la strada come sempre è in salita, auspichiamo vadano nel segno dell’allargamento degli spazi di partecipazione e democrazia economica.

Sul fronte aziendale, forti delle nostre esperienze e conoscenza della realtà, daremo come sempre il nostro contributo e sosterremo in modo responsabile e convinto le decisioni, i provvedimenti, le iniziative volte a dare ed assicurare futuro, forza e solidità a tutto il Gruppo e alle risorse che vi lavorano.



Desidero infine come sempre che il mio intervento venga inserito nel Verbale dell’Assemblea, di cui chiedo sin da ora copia.



Grazie per l’attenzione e buon lavoro. 

 Mauro Rufini 
(rappresentante azionisti dipendenti Unicredit)  


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INTERVENTO ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI 
DEL MONTE PASCHI DI SIENA 
SIENA,  16  Aprile  2015

 Caro Presidente e Gentilissimi Signori Soci,
formulo il presente intervento per conto di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus”, che ha come scopo la promozione della finanza etica e della responsabilità sociale d'impresa nelle banche.

Lo scorso anno per offrire un contributo costruttivo nel difficile passaggio della vita gruppo Mps, ci siamo permessi di avanzare le seguenti proposte, al fine di valorizzare e perseguire effettivamente la Responsabilità Sociale, in particolare  proponevamo:

1) che la banca visualizzi nel suo bilancio sociale i derivati in essere, con l'impegno a ridurne l'utilizzo e la consistenza, affinchè questi siano sempre funzionali ad attività trasparenti di copertura e, non ad attività speculative e poco trasparenti.
Confidiamo in un ampia informativa nella rendicontazione del bilancio sociale.
 
2) che il Monte nel mantenere i livelli di credito a favore dei suoi territori di radicamento si impegnasse e si impegni a promuovere un nuovo rating di affidabilità creditizia per il cliente prenditore (famiglie ed aziende) che tenga conto degli elementi di Responsabilità Sociale d'Impresa insiti nel valore del progetto imprenditoriale e non solo dei pur fondamentali indicatori economici, finanziari e di garanzie reali o personali sottostanti.
Noi crediamo che chi abbia un progetto che crei occupazione, che promuove la tutela dell'ambiente e valorizza la Responsabilità Sociale d'Impresa vada premiato anche sul fronte della definizione del suo rating e del suo target di pricing.
Infatti, siamo convinti che non perseguendo queste scelte si faccia poco per superare questa crisi: lo dimostra il persistente periodo di difficoltà nell’accesso al credito che hanno le nuove generazioni, le start-up, le famiglie e le imprese, insieme al dato Bankitalia per il mese di febbraio 2015 dove il calo dei prestiti ad imprese e famiglie è stato di  ben – 2%.
Purtroppo, nel corso del 2014, anche gli impieghi in Banca Mps  hanno segnato una flessione (-8,4 % a 120 miliardi di euro), stante anche la minor richiesta.
L'esito del Credit File Review e la nuova policy contabile di Gruppo in conseguenza all'Asset Quality Review ha comportato una riclassificazione di circa 5,7 miliardi di euro dal portafoglio crediti in bonis a quello deteriorato.
Nè sono derivati pesanti incrementi dei fondi rettificativi con un significativo impatto sul risultato d'esercizio.
Al contrario, le Banche a vocazione etica (vedi il dato di Banca Prossima ad esempio che vanta percentuali intorno al 2% di perdite sui crediti erogati contro una media del sistema intorno al 15%) dimostrano, già oggi, che valorizzare le buone prassi imprenditoriali e sociali del cliente prenditore, fa crescere anche la sua affidabilità e lealtà, a fronte agli impegni assunti con la banca.
Ci auguriamo, pertanto, che MPS non si sottragga all'esigenza di studiare un nuovo rating che premi i comportamenti virtuosi del prenditore di credito, affinchè possa contribuire da un lato a servire meglio imprese e famiglie, dall'altro a migliorare la qualità del credito erogato con effetti positivi in termini di minor rettifiche e di conto economico.

3) Che il Monte si sappia relazionare con la dimensione dell'internazionalizzazione, accompagnando  da un lato le PMI verso nuovi mercati e dall'altro rafforzando le relazioni internazionali con banche ed istituzioni finanziari dei paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione al fine di avviare partnership societarie, economiche e finanziarie, al fine di aumentare le relazioni culturali per la promozione di politiche di buon vicinato e di pace.
La strada della collaborazione tra banche,  anche con  la costituzione di appositi consorzi tra Istituti, potrebbe rappresentare una risposta adeguata per una rinnovata presenza, a costi ridotti, delle nostre istituzioni finanziarie nelle aree delle economie a più alta crescita e di nuova industrializzazione.
Banca MPS potrebbe così valorizzare la sua storica presenza con 125 Filiali ed Uffici di Rappresentanza all'estero.

4) Nell'ambito della sostanziale tenuta delle masse gestite 232 miliardi di euro (-0,4%) si è registrata nel 2014 un accelerazione verso la forma del risparmio gestito con volumi pari a 52 miliardi (+ 14,2 %) rispetto alle forme di raccolta diretta ed amministrata.
Auspichiamo che il Monte promuova con efficacia la Finanza Sociale, tramite anche le nuove frontiere del Social Impact investment.
Il recente rapporto OCSE dal titolo “Social Impact Investment. Building the evidence base”, certifica come il mondo impact investment è in forte crescita, stimato in circa 500 miliardi dollari con 3-400 fondi a impatto attivi nel mondo.
I SIB (Social impact bond) rappresentano gli strumenti ad impatto piu’ conosciuti.
L’OCSE ha elencato una quarantina di Sib già attivi o annunciati: in larga maggioranza originati in Gran Bretagna (compreso il primo Sib lanciato con l’obiettivo di ridurre il tasso di recidiva degli ex detenuti), ma diversi SIB operano negli Stati Uniti, in Australia, Canada, Colombia, India e Israele.
Grandi sono le attese per lo sviluppo degli investimenti ad impatto, lo stesso OCSE si lancia nella previsione che gli impact investment possano crescere fino a 1.000 miliardi di dollari entro un decennio ed addirittura sino a 6.000 miliardi di dollari nei prossimi 50 anni.
Al di la delle cifre, tutte da verificare e da guardare con realistica prudenza, è chiaro che il nostro paese deve approfondire le tematiche della crescita del mondo impact investment.
MPS, in particolare, forte della sua grande storia, è chiamata ad accostarsi agli investimenti ad impatto.
Questa frontiera può rappresentare una delle tante risposte utili, opportune e necessarie per superare la crisi, per un futuro di rinnovato servizio da parte delle istituzioni finanziarie e creditizie a favore di imprese e famiglie.


Infine auspichiamo che l'occasione del nuovo aumento di capitale sino all'importo di 3 miliardi (dai 2,5 inizialmente previsti) segni un punto di svolta per la valorizzazione del ruolo dei dipendenti-azionisti.
L'articolo 46 della Costituzione dovrebbe incoraggiare l'emanazione di indirizzi nazionali e statutari coerenti con esso.
La crescente attenzione delle Istituzioni sul tema della partecipazione dei dipendenti nella governance delle imprese (vedi la recente la proposta di  riforma della governance Rai del governo che riserva un posto ai dipendenti), ci consentono di sperare in segnali incoraggianti da parte del Monte dei Paschi di Siena, per una via italiana sul solco del modello tedesco.

Nell'attività di Stakeholder Engagement svolta con il competente Ufficio CSR del gruppo bancario nel corso del 2014 abbiamo ulteriormente approfondito questi temi e ci aspettiamo che essi vengano rendicontati ed esaminati, in quanto non mere proposte pur legittime di un associazione, ma piuttosto tematiche di interesse generale per il bene stesso del gruppo bancario.

Formuliamo infine un caloroso augurio di buon lavoro ai nuovi componenti del CDA che saranno eletti oggi, ai soci, ai dipendenti ed alle autorità civili presenti ed ai responsabili istituzionali della banca e del gruppo.


Il simbolo di E.DI.VA è l'Araba Fenice che intende rappresentare la grandezza dell'etica, della dignità e dei valori, sempre presenti nella nostra quotidianità e sempre in grado di risorgere e di ricrescere, nonostante le infedeltà, le pochezze e gli errori della nostra condizione umana, quali doni divini.

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Intervento all’Assemblea di UniCredit Spa

Roma, 13 maggio 2014


Signor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Azionisti,

il mio intervento rinnova una presenza all’interno della vita societaria di Unicredit con la voce di dipendenti azionisti, ma non solo. La nostra partecipazione e il nostro lavoro si è allargato in questi anni ad altre forme di azionariato critico e attivo, in sinergia con movimenti ed associazioni della società civile attente su questi temi.



Un variegato ed irriducibile mondo che non si rassegna di incalzare le forze parlamentari, sociali e di impresa per realizzare esperienze e accordi con gli attori sociali coinvolti, siano essi sindacati o associazioni di dipendenti azionisti, piccoli azionisti o altro ancora.



Accettando la sfida di rappresentare i dipendenti-azionisti, o meglio ancora, il lavoro all’interno di UniCredit in tutte le sue forme e modalità con la partecipazione finanziaria, mettiamo al centro le persone e il loro lavoro, la sfida del presente e del futuro a partire da un investimento ideale, sociale ed economico di lungo periodo per il benessere dei dipendenti, dei clienti, degli azionisti e delle comunità.



Nel marzo scorso insieme ai risultati di bilancio è stato presentato il nuovo piano strategico 2013-2018 con l’obiettivo di assicurare al Gruppo una redditività sostenibile negli anni a venire. Il giudizio di questa assemblea si affiancherà a quello del mercato e dei tanti analisti su un piano di sviluppo che evidenzia scelte forti destinate a pesare in modo decisivo sul futuro di UniCredit.



Un risultato negativo di 14 miliardi di euro è Il risultato 2013 del gruppo, di cui 8,4 sono riferiti all’Italia, è stato determinato da consistenti accantonamenti per rischi su crediti (7,2 miliardi, di cui 6,8 in Italia e 0,4 nel resto del gruppo) e le rettifiche di valore sono una significativa svalutazione degli avviamenti. In questo modo si afferma di aver voluto voltare pagina, il 2013 chiude una fase e il 2014 ne apre un’altra. Ma se si vuole approfondire, partendo dai dati disponibili sull’andamento del 2013 riferiti al perimetro Italia della banca commerciale ci si accorge che:


  • è  stabile il margine di interesse (+1%), ed in controtendenza rispetto al Gruppo (-6%);
  • stabili anche le commissioni (- 0,3%) e il margine di intermediazione è pressoché invariato;
  • sono  in diminuzione entrambi i costi operativi (costo del lavoro e spese amministrative);
  •  maggiore il risultato operativo lordo in termini sia assoluti (+8%) sia pro-capite (+11%);



In questa difficile fase di passaggio della vita del Gruppo condividiamo molte delle osservazioni formulate da altre associazioni a noi vicine sulle linee guida del piano, soprattutto alla luce dei principi della Responsabilità Sociale d’Impresa.



Gli interventi previsti dal Gruppo evidenziano e sanzionano nei fatti comportamenti errati del passato, leggerezze, limitata capacità di selezionare il merito del credito concesso a grandi gruppi aziendali, il non aver saputo valutare e bilanciare i rischi della gestione con alcune scelte commerciali, le distorsioni nei sistemi di incentivazione e di retribuzione del management.



A tal proposito, le recenti disposizioni ed indicazioni europee, gli interventi di Bankitalia, le iniziative e le proposte di legge popolare hanno finalmente messo in luce quanto da noi condiviso per mettere un tetto alla retribuzioni dei top manager. Non solo un richiamo etico, una questione di equità e di civiltà che stride con la pesante situazione del lavoro, i tagli ed i sacrifici richiesti anche per le risorse umane del Gruppo.



Guardiamo con comprensibile preoccupazione alle cifre diffuse che riguardano il taglio entro il 2018 di 8.500 dipendenti di cui 5.500 in Italia.



Non riteniamo pensabile che gli oneri di questa fase debbano ricadere appieno sul personale, sul costo del lavoro con l’impoverimento del welfare e delle tutele. Di soli tagli non si vive. L’uso e l’abuso della riduzione del costo del lavoro e la marginalizzazione delle tutele non può che avere effetti sociali negativi.



Il sistema economico che sta emergendo da questa lunga crisi ha bisogno di un maggiore livello di professionalità in tutti i settori ed una componente essenziale di questa crescita non può che essere una più costante attenzione al lavoro, alla fidelizzazione dei lavoratori sotto il profilo del merito e del reddito.



Venerdì scorso è partito il confronto con le OO.SS e l’avvio della trattativa sulle ricadute del personale. Si possono rispettare i piani ma anche discutere e rivederli, fare scelte forti e dolorose ma secondo regole eque e condivise. E’ una prerogativa manageriale prendere decisioni , ma non basta decidere, bisogna decidere bene ed equamente.



Magari ricordando che anche nella finanza e nell’economia le questioni morali ed economiche sono intimamente connesse e che ancor prima di entrare nel merito delle decisioni e soluzioni proposte esiste l’uomo e la sua dignità.



Il percorso di sviluppo della democrazia economica e della partecipazione azionaria mentre in Europa è arricchito di nuovi importanti risultati, come abbiamo avuto modo di sottolineare anche in altre occasioni assembleari, in Italia non fa, purtroppo, significativi passi in avanti. Non abbiamo ancora una legislazione organica in grado di fornire alle imprese e ai lavoratori i necessari punti di riferimento.



Registriamo positivamente un accordo di azionariato diffuso raggiunto in Intesa pochi giorni fa che valorizza il contributo dei lavoratori in un periodo in cui è fondamentale operare per la crescita, una iniziativa destinata a i lavoratori del Gruppo in Italia e all'Estero, che vale anche per le forme e tipologie di contratti diversi da quelli del credito.



In UniCredit da qualche anno vi è la possibilità per i dipendenti del Gruppo – partecipando al piano LET’S SHARE - di acquistare le azioni UniCredit a particolari condizioni. E’ un punto di partenza da cui non si riesce però a fare passi avanti da troppo tempo e certo non per nostra volontà.



Sempre nel Gruppo, nei prossimi mesi sarà quotata Fineco, la banca diretta multicanale del Gruppo, una delle maggiori reti di promozione e consulenza finanziaria in Italia con 2500 Personal Financial Adviser. Una notizia positiva nel percorso di vita di questa società a cui hanno contribuito in modo determinante i lavoratori e i promotori finanziari della rete. Con orgoglio Fineco rivendica una storia di successo, lo sarebbe ancor di più se proprio a partire da questa occasione i lavoratori venissero coinvolti in maniera diretta con forme ed esperienze partecipative reali, così come già altri competitors italiani del settore hanno avuto il coraggio di perseguire.



Purtroppo, sembra, nulla di tutto questo si profili all’orizzonte.



Allargare la partecipazione al governo d’impresa dei rappresentanti di tutti gli stakeholders valorizza il pluralismo, favorisce la sintesi strategica, crea le condizioni necessarie per un assesto stabile, incorpora una vera responsabilità sociale nella gestione d’impresa.


Nella maggior parte delle grandi imprese europee l’azionariato si sta sviluppando ed organizzando, vorremmo che anche in UniCredit, grande gruppo europeo ed internazionale, si realizzasse qualcosa di importante, lo meriterebbero gli stakeholders di UniCredit che lo fanno e hanno fatto diventare così grande e importante UniCredit per il contesto Europeo.



Anche da questa assemblea può partire una seria riflessione sul modo di essere e di fare banca. UniCredit ha una grande responsabilità, può fare scelte forti e condivise di fronte a valutazioni di fondamentale importanza per il suo futuro.



Le valutazioni e i contributi che possono dare i soggetti e le parti sociali hanno un grande valore, che riguarda non solo la comprensione della realtà che rappresentano ma anche la trasparenza e la chiarezza del dibattito con cui si giunge a prendere decisioni di grande valore e impatto sociale.


Ciò che va in questa direzione sarà da noi sostenuto con convinzione.



Grazie per l’attenzione e buon lavoro.



Mauro Rufini 
 (rappresentante azionisti dipendenti Unicredit)  





INTERVENTO ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI 
DEL MONTE PASCHI DI SIENA 
SIENA, 29 Aprile 2014



Caro Presidente e Gentilissimi Signori Soci,

formulo il presente intervento per conto di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus”, che ha come scopo la promozione della finanza etica e della responsabilità sociale d'impresa nelle banche.

Lo scorso anno con il nostro contributo assembleare, ricordammo che negli affreschi dell'Allegoria del Buono e del Cattivo Governo del Lorenzetti si richiamavano in immagini quali fossero i frutti di un buon governo e che sono: la Giustizia, la Prudenza, la Temperanza, la Fortezza. 
 
Ma soprattutto gli effetti del buon governo sono la prosperità e la concordia oltre allo sviluppo della laboriosità, dell’artigianato, del commercio, dell’edilizia, degli studi, della festa, dell’arte, dell’agricoltura, dei matrimoni che popolano le scene del Lorenzetti.

Ma quanto è lontana la realtà di oggi che viviamo da quelle immagini…purtroppo.

Proprio per offrire un contributo costruttivo, in questo difficile passaggio della vita del gruppo Mps, che richiama l'impegno di tutti i soci, che ci siamo permessi nel corso dell'ultima assemblea di approvazione del bilancio, di avanzare le seguenti proposte, al fine di valorizzare la Responsabilità Sociale, in particolare:
  1. che la banca visualizzi nel suo bilancio sociale i derivati in essere, con l'impegno a ridurne l'utilizzo e la consistenza, affinchè questi siano sempre funzionali ad attività trasparenti di copertura e, non ad attività speculative e poco trasparenti.
Nel corso dell'esercizio il gruppo ha chiuso l'operazione Santorini ed ha provveduto a rettifiche nette di valore per deterioramento di attività finanziarie per 73,5 milioni per effetto di svalutazioni da partecipazioni ed OICR classificati nel portafoglio AFS.
Ci attendiamo un ampia informativa nella rendicontazione del bilancio sociale.

  1. che il Monte nel mantenere i livelli di credito a favore dei suoi territori di radicamento, si impegni a promuovere un nuovo rating di affidabilità creditizia per il cliente prenditore (famiglie ed aziende) che tenga conto degli elementi di Responsabilità Sociale d'Impresa insiti nel valore del progetto imprenditoriale e non solo dei pur fondamentali indicatori economici, finanziari e di garanzie reali o personali sottostanti, con uno sguardo particolare verso i giovani, le start up e l'imprenditoria familiare;
Purtroppo nel corso del 2013 gli impieghi hanno segnato una flessione, stante anche la minor richiesta, confidiamo però che sul fronte del rating di merito creditizio del cliente prenditore si possa sperimentare e studiare un modello nuovo di valutazione che recepisca i criteri di CSR, sperimentandoli sin da ora in alcuna delle Aree Territoriali del gruppo.
Crediamo infatti che chi ha un progetto che crea occupazione, promuove la tutela dell'ambiente e valorizza la Responsabilità Sociale d'Impresa vada premiato anche sul fronte della definizione del suo rating e del suo target di pricing.

  1. Che il Monte banca domestica per eccellenza sappia relazionarsi con la dimensione dell'internazionalizzazione, accompagnando da un lato le PMI verso nuovi mercati e dall'altro rafforzando le relazioni internazionali con banche ed istituzioni finanziari dei paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione per avviare partnership societarie, economiche e finanziarie, senza trascurare le relazioni culturali per la promozione di politiche di buon vicinato e di pace.
Complice la crisi si è accentuato il progressivo indebolimento della presenza delle nostre banche all'estero, pur vantando le nostre imprese una grande vocazione all'export. E’ auspicabile pertanto che si intraprenda la strada della collaborazione tra banche, valutando anche la costituzione di appositi consorzi tra Istituti, che potrebbero rappresentare una risposta adeguata per una rinnovata presenza, a costi ridotti, delle nostre istituzioni finanziarie nelle aree delle economie a più alta crescita e di nuova industrializzazione.
MPS potrebbe così valorizzare meglio ed ottimizzare la sua storica presenza con 125 Filiali ed Uffici di Rappresentanza all'estero.

  1. Che vengano attuate sempre di più politiche commerciali a tutela del risparmio con una rendicontazione trasparente sul bilancio sociale dei prodotti collocati ed oggetti di specifiche iniziative commerciali e si provveda ad una costante formazione del personale sui valori della Responsabilità Sociale d'Impresa, che deve sempre di più ispirare le prassi anche della propria classe dirigente .
Nell'ambito della crescita attesa delle masse gestite, alla luce anche del più efficace riassetto organizzativo deliberato dal Consiglio di Amministrazione il 30/01/2014, auspichiamo che il Monte promuova con efficacia la Finanza Sociale, tramite anche le nuove frontiere dei “Social Impact investment”.

Nell'attività di Stakeholder Engagement svolta con il competente Ufficio CSR del gruppo bancario nel corso del 2013 abbiamo ulteriormente approfondito i temi sopra esposti e ci aspettiamo che essi vengano esaminati e rendicontati, in quanto non mere proposte pur legittime di un' associazione, ma piuttosto tematiche di interesse generale per il bene del gruppo.

Convinti come siamo che le banche etiche battono le “too big to fail” (le banche troppo grandi per fallire). E che le banche etiche battano le banche sistemiche tanto sul fronte patrimoniale che su quello del credito erogato e dei rendimenti offerti. Lo sostiene uno studio condotto dalla Global Alliance for Banking on Values (Gabv), una rete internazionale alla quale aderisce anche la Banca Etica, presentato a Washington nello scorso mese di ottobre 2013. 

La ricerca documenta che le banche eticamente orientate, erogano circa il doppio del credito in proporzione agli attivi di bilancio rispetto alle banche di sistema (75,9% contro il 40,1%) e i loro bilanci si sostengono in misura maggiore sulla raccolta di risparmio della clientela (73,1% contro il 42,9%). Ma non è tutto. Le banche eticamente orientate, sostengono ancora i ricercatori attraverso il confronto dei dati finanziari, vantano un livello più elevato di capitalizzazione (con un rapporto tra capitale e attivi totali pari al 7,2% contra il 5,5% media delle "Too big to fail”) e offrono una maggiore redditività sul capitale Investito (0,53 % contra 0,37%) garantendo una minore volatilità. 

«E ormai chiaro che nel lungo termine le banche che mettono 

al centro i valori quali il rispetto delle persone e del pianeta, 

hanno dimostrato di essere più robuste e resistenti rispetto alle 

grandi banche di sistema». «Abbiamo bisogno oggi di un 

sistema bancario più forte ed equo a sostegno di un'economia

 sostenibile» esiste oggi «un'opportunità senza precedenti per

 costruire un sistema bancario più diversificato, trasparente e 

sostenibile nell’interesse di tutti».

 
Qui c’è la scelta di a quale mission 

il MPS voglia dedicarsi. 

 


La crisi economica e finanziaria ha impattato fortemente sul valore dei crediti in sofferenza pari a circa 21 miliardi (coperti al 41,8%) e sulle rettifiche nette per deterioramento crediti saliti a 2.750 milioni con una incidenza nel solo quarto trimestre di Euro 1.210 milioni.
Formuliamo l'auspicio che nel caso di cessione di partite di crediti NPL da parte del gruppo ad investitori istituzionali specialistici, gli stessi vengano selezionati non solo guardando all'ottimizzazione del valore economico del portafoglio ceduto, ma verificando la presenza di elevati standard di CSR, al fine di garantire il rispetto dei valori della buona finanza nella successiva gestione finanziaria di tali pacchetti di crediti deteriorati.

Infine auspichiamo che l'occasione dell'aumento di capitale e con l'auspicato allargamento della base sociale, segni finalmente un punto di svolta per la valorizzazione del ruolo dei dipendenti-azionisti.
L'articolo 46 della Costituzione, che dovrebbe incoraggiare l'emanazione di regolamenti ed indirizzi nazionali, statutari ed internazionali coerenti con esso insieme alla crescente attenzione delle Istituzioni sul tema della partecipazione dei dipendenti nella governance delle imprese, ci consentono di sperare in segnali di svolta e di innovazione da parte del Monte dei Paschi di Siena, al fine di inaugurare una via italiana di applicazione della democrazia economica e di partecipazione dei dipendenti sul solco del modello tedesco.

Manifestiamo la speranza che le competenti autorità istituzionali della banca possano valutare ed accogliere le proposte della base sociale che si muovono nella direzione di ripristinare i valori di un amicizia sociale che possa saldare tutti gli stakeholder, per attraversare insieme i grandi cambiamenti epocali dei nostri tempi.

Un caloroso augurio di buon lavoro ai soci, ai dipendenti ed alle autorità civili presenti ed ai responsabili istituzionali della banca e del gruppo.

Il simbolo di E.DI.VA è l'Araba Fenice che intende rappresentare la grandezza dell'etica, della dignità e dei valori, sempre presenti nella nostra quotidianità e sempre in grado di risorgere e di ricrescere, nonostante le infedeltà, le pochezze e gli errori della nostra condizione umana, quali doni divini.



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Un tetto agli stipedi dei top manager: 
Giulio Romani ospite di Agorà - RAI 3



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Intervento all’Assemblea di UniCredit Spa 
 Roma, 11 maggio 2013


Signor Presidente, Signori Consiglieri, Signori Azionisti,

                            il mio intervento si colloca nella continuità di una presenza che, come già in passato, è la voce di un gruppo di dipendenti azionisti, ma non solo, che in questi anni hanno sempre seguito la vita societaria di UniCredit. 

Abbiamo evidenziato criticità, formulato giudizi e proposte rispetto alle scelte ed alle strategie aziendali su vari temi senza mai cedere il passo alla logica di interesse di parte e delle esigenze del momento. Accettando di rappresentare i dipendenti-azionisti abbiamo messo al centro le persone e il lavoro, la sfida del presente e del futuro a partire da un investimento ideale sociale ed economico per il benessere dei dipendenti, dei clienti, degli azionisti e delle comunità.
Veniamo da anni ed esercizi particolarmente difficili. Quello appena trascorso è stato segnato da profondi cambiamenti disegnati dal piano industriale che non hanno reso immune la banca dalle difficoltà della crisi che caratterizza i luoghi e le Nazioni dove UniCredit è presente.
Per guardare realisticamente al futuro e superare una crisi tra le più drammatiche della nostra storia occorrono delle scelte, delle assunzioni dirette di responsabilità ed uno sguardo di prospettiva più attento alle questioni di fondo che non alle alchimie del momento.
Anche da questa assemblea può partire una seria riflessione sul modo di essere e di fare banca.

Condividiamo la posizione di mettere un tetto al rapporto tra la retribuzione dei top manager e la figura media di riferimento. Non è un richiamo etico, si tratta di uno sguardo razionale sulla realtà.
Nel nostro settore i bonus milionari resistono, migliaia di pagine, di progetti di riforma globale della finanza non hanno chiarito che i mercati e il credito devono ritrovare stabilità e funzionalità come motore dello sviluppo economico mentre resta sempre drammatica la situazione del lavoro, tagli e sacrifici pesanti per i lavoratori anche in un gruppo come il nostro che ha circa 160.000 dipendenti.
Lavoro, mercati, moneta e credito mantengono un’irriducibile dimensione di bene comune che il banchiere non può mai piegare a business ad alto rischio per fini di lucro.
Capitale e lavoro sono i fattori produttivi tipici dell’impresa, naturalmente legati e coinvolti nell’attività e nei risultati gestionali, associando per quanto è possibile il lavoro alla proprietà del capitale. Partecipazione e responsabilità per una governance di impresa aperta.
Allargare la partecipazione al governo d’impresa dei rappresentanti di tutti gli stakeholders valorizza il pluralismo, favorisce la sintesi strategica, crea le condizioni necessarie per incorporare una vera responsabilità sociale nella gestione d’impresa. Una forma di democrazia economica così intesa completa la democrazia politica rappresentativa.

Lo chiediamo da anni, anche UniCredit può fare scelte forti e condivise di fronte a valutazioni di fondamentale importanza per il suo futuro, contribuendo positivamente alla stabilità dell’assetto economico e non solo.
La nostra presenza si sta allargando ad altre forme di azionariato critico e attivo, in sinergia con movimenti ed associazioni della società civile attente su questi temi.
Per aumentare la competitività occorre coinvolgere i lavoratori nel governo delle imprese.
Mentre in altri Paesi dell’Unione europea - come è successo recentemente in Francia - il percorso di sviluppo della democrazia economica e della partecipazione si è arricchito di nuovi importanti risultati, in Italia, nel silenzio generale, complice l’attenzione rivolta alla grave crisi politica, è scaduto il termine previsto dalla delega contenuta nella riforma del mercato del lavoro per l’adozione di un decreto legislativo sullo sviluppo della partecipazione dei lavoratori.
I nove mesi previsti dalla legge Fornero non sono stati sufficienti per la nascita di un provvedimento che avrebbe sanato un grave vulnus della nostra Costituzione, rimane inapplicato l’art. 43 e 46 della Carta Costituzionale sulla democrazia economica.
Siamo ancora al punto di partenza, vanificato l’intenso lavoro, anche bipartisan, realizzato nella scorsa legislatura a cui anche noi abbiamo dato un contributo di esperienze e di idee.

Mentre l’azionariato si sta sviluppando ed organizzando rapidamente nella maggior parte delle grandi imprese europee, noi non abbiamo ancora una legislazione organica in grado di fornire alle imprese e ai lavoratori i necessari punti di riferimento.
Noi non ci rassegniamo. Vorremmo che in UniCredit, grande gruppo europeo ed internazionale, si realizzasse qualcosa di importante.
Nel silenzio del legislatore e di proposte noi non intendiamo rimanere con le mani in mano.
Facciamo appello alle forze parlamentari, sociali e di impresa per realizzare esperienze e accordi con gli attori sociali coinvolti, siano essi sindacati o associazioni di dipendenti azionisti, piccoli azionisti o altro ancora.
Continueremo poi, come sempre a fare scelte e sostenere provvedimenti tesi a dare ed assicurare livelli di sempre maggiore affidabilità, solidità e stabilità a tutto il Gruppo e alle risorse che vi lavorano.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro.


Mauro Rufini
 (rappresentante azionisti dipendenti Unicredit)



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INTERVENTO ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI
DEL MONTE PASCHI DI SIENA –

SIENA – 29 Aprile 2013


Caro Presidente e Gentilissimi Signori Soci, formulo il presente intervento per conto di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus”, che ha come scopo la promozione della finanzaetica e della responsabilità sociale d'impresa nelle banche.

Oggi abbiamo l'occasione di trarre dal male degli scandali che hanno portato il Monte all'attenzione dell'opinione pubblica nazional e ed internazionale e gettato nell'angoscia un'intera città ed una Regione il bene; abbiamo l'opportunità di far divenire il male un'occasione feconda di rigenerazione e di cambiamento profondo ed autentico per il bene di tutti.

Cominciamo dal riscoprire il valore della memoria e della storia di questa banca per la città e l'intera nazione e rivitalizziamo i valori costitutivi che hanno fatto nascere il Monte nel nuovo pentagramma della globalizzazione della finanza e dei mercati, per orientarlo nel servizio all'economia reale con limpidezza ed originalità.

A Siena il Monte nacque per iniziativa del Comune e fu una delle capitali del grande movimento dei Monti di Pietà, animato dai frati francescani; fu la risposta concreta alle parole infuocate di San Bernardino da Siena contro usuraie gli avari nei venerdì a smuovere in modo decisivo il movimento popolare che portò alla fondazione della banca, a servizio dei cittadini senesi.

Ambrogio Lorenzetti negli affreschi dell'Allegoria del Buono e del Cattivo Governo collocati nelle sale del Palazzo Pubblico di Siena dipinta nel 1339 ci mostra in immagini un buon governo che è il frutto, il figlio, della pratica delle virtù cardinali, un elenco che ci piace riportare in questa fase della nostra vita pubblica: Giustizia, Prudenza, Temperanza, Fortezza.

Gli effetti del buongoverno sono la prosperità e la concordia e, soprattutto, lo sviluppo della laboriosità, dell’artigianato, del commercio, dell’edilizia, degli studi, della festa, dell’arte, dell’agricoltura, dei matrimoniche popolano le scene del Lorenzetti.

L’economista Luigino Bruni (sul quotidiano “Avvenire”) ci ha opportunamente ricordato che Ambrogio Lorenzetti avrebbe collocato il Monte fondato 133 anni dopo il suo stupendo lavoro nella parte del buon governo, in quanto banca e finanza sono istituzioni essenziali per il buon vivere civile, ieri come oggi.

Il nostro auspicio è ancora oggi quello del grande artista toscano cioè che il Monte dei Paschi torni ad essere una grande banca che faccia tesoro degli errori recenti e sappia conquistare una rinnovata fiducia, avviando quei cambiamenti necessari e fondamentali nella propria gestione, in particolare:
1) che la banca visualizzi nel suo Bilancio Sociale i derivati in essere, con l'impegno a ridurne l'utilizzo e la consistenza, affinchè questi siano sempre funzionali ad attività trasparenti di copertura e, non, ad attività speculative;

2) che il Monte, nel mantenere i livelli di credito a favore dei suoi territori di radicamento, si

impegni per promuovere un rating di affidabilità creditizia per il cliente prenditore (famiglie ed aziende) che tenga conto degli elementi di Responsabilità Sociale d'Impresa insiti nel valore di un progetto e, non solo, dei pur importanti indicatori economici, finanziari e delle garanzie sottostanti, con uno sguardo particolare verso i giovani, la nuova imprenditoria familiare e le start-up;
3) che il Monte, banca domestica per eccellenza, si sappia relazionare con la dimensione dell'internazionalizzazione, accompagnando da un lato le Pmi verso nuovi mercati e dall'altro rafforzando le relazioni internazionali con banche ed istituzioni finanziarie dei paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione per avviare partnership societarie, economiche e finanziarie, senza trascurare le relazioni culturali per la promozione di politiche di buon vicinato e di pace.

4) che vengano attuate politiche commerciali a tutela del risparmio, promossa la  Responsabilità Sociale d'Impresa con le sue buone prassi, Certificazione e Rendicontazione Sociale (CSR) e l'etica finanziaria nelle scuole dei territori di insediamento, e che questi valori, divengano prioritari nella formazione del personale e nella selezione della nuova classe dirigente del Monte;

5) che le politiche retributive siano esemplari per ridurre le forbice tra compensi ad amministratori e top-management rispetto a quello delle Aree Professionali Impiegatizie. Un occhio di riguardo va  riservato esclusivamente ai clienti, alle istituzioni ed ai dipendenti privi di forza contrattuale e mai
valorizzati, che hanno rappresentato quella moltitudine silenziosa che ha permesso al Monte di crescere in fortezza e credibilità per oltre 500 anni. 
Tutti punti che possono e devono trovare spazio, risposte e soluzioni nel bilancio sociale,  rendicontando opportunamente il dialogo con gli azionisti nelle opportune sedi istituzionali  assembleari e di engagement, insieme alle iniziative concrete già avviate di Responsabilità Sociale. Di fronte agli affreschi sul Buongoverno e i suoi effetti nel lavoro del Lorenzetti – ci
ricordava sempre il Prof. Luigino Bruni - troviamo anche le raffigurazioni del Cattivo Governo, con al centro la tirannide, esopra di essa, i grandi vizi civili. 
Il primo è, non a caso, l’avarizia, una sorta di arpia con in mano un lungo uncino per arpionare avidamente il denaro della gente.
Ai piedi dell’edificio dei vizi troviamo la Giustizia, pestata e umiliata, con le mani legate.
Questa giustizia vinta e soggiogata è legata con una corda tenuta da un solo individuo, mentre nell’affresco del Buon Governo la corda che lega il sovrano alla città è tenuta da tutti i cittadini assieme. In latino fides significava, infatti, sia fiducia che corda, a dire che la reciproca confidenza tra i cittadini è il primo legame sociale della civile convivenza, un legame che diventa il laccio del cacciatore in mancanza di Buon Governo.

Da qui il nostro fraterno augurio che formuliamo di cuore e con gioia alla qualificata  governance del Monte, al Presidente Profumo ed all'Ammininistratore Delegato Viola, alle Istituzioni, ai dipendenti ed ai cittadini-clienti, di riprendere quella corda del buon governo che ci lega tutti in un destino comune, per la rinascita delle nostre città, per il futuro delle nostre famiglie, delle nostre imprese e delle giovani generazioni, per far divenire i nostri tempi quelli di una nuova grande amicizia tra famiglie, popoli e continenti.

intervento a cura di: 
E.DI.VA www.eticadignitavalori.org
Il simbolo di E.DI.VA è l'Araba Fenice che intende rappresentare la grandezza dell'etica, della dignità e dei valori, sempre presenti nella nostra quotidianità e sempre in grado di risorgere e di ricrescere, nonostante le infedeltà, le pochezze e gli errori della nostra condizione umana, quali doni divini.





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IL GIORNO 25.01.2012 ALL'ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI MONTE DEI PASCHI DI SIENA

dal Blog di Grillo:

Intervento di Beppe Grillo all’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena

“Noto innanzitutto l’atmosfera. Se parlate con l’azionista è devastato per il suo investimento, si lamenta e è furioso. Poi vedo una ostentata calma della presidenza, di questi signori che non conosco, presumo che ci sia un notaio. Ostentate una calma straordinaria.
Io vengo da Genova, come il dottor Profumo, conosco il dottor Profumo, la vita che ha fatto, era un ex casellante, lavorava di sera, si è fatto da solo, un uomo molto importante, però è un uomo completamente non adatto a gestire questa situazione perché è indagato di frode fiscale. Questa banca era una banca florida, era una banca straordinaria, nel ‘95 è stata diciamo privatizzata, queste parole che ormai non hanno più assolutamente il significato che avevano, è stati politicizzata, è entrato un partito dentro con una fondazione, nominata da chi sapete benissimo comuni, regione, provincia, sono entrati questi del PD, ex DS, che ha governato questa regione per 40 anni.
Da lì è stato compiuto, dall’inizio, lo scempio totale di questa banca, è stata privatizzata, una Spa, portata in borsa, fondazione, ha iniziato a allargare al mercato.
Quando non si hanno i concetti si parla del mercato, ma chi è il mercato? Il mercato che gioisce? Il mercato che resta sbigottito? Che perde? Il mercato sono i soliti squali il mercato, che entrano nelle spa, nelle società, e parliamo di Caltagirone, Gnutti, sono sempre gli stessi. Questi entrano, investono e vogliono i dividendi, per dare i dividendi questi signori hanno disintegrato una delle più belle banche del mondo. Si sono venduti tutto! I loro capitali, le banche, i palazzi a Roma, le tenute, la Cassa di Risparmio di Prato, si sono venduti i gioielli e hanno piano piano spolpato una azienda che prima della privatizzazione del ‘95 aveva un valore di 20 miliardi di Euro, adesso siamo sotto i due, forse.
Poi che cosa è successo? Che si è presa la mano, le vendite continuavano e poi Antonveneta. Sapete meglio di me, io non voglio fare il professore, io faccio un altro mestiere, però Antonveneta, costa tre e si paga 10, si prende il passivo di una banca, lo si incamera dentro la banca. Queste operazioni fanno sì che una banca come questa scompaia piano piano.
Ora io sono venuto a dirvi una cosa: lei (indirizzandosi a Profumo) come Presidente la prima cosa che doveva fare era aprire una inchiesta, perché qui siamo in un caso che va oltre la Parmalat. Io ero stato chiamato alla Parmalat proprio perché due anni prima che fallisse andavo negli stadi, facevo gli spettacoli facevo vedere il bilancio e dicevo è una azienda fallita, lo sapevano tutti che era fallita la Parmalat. Il disastro di questa banca lo sapevano tutti, i media, i giornalisti, gente della finanza. Si doveva aprire una commissione, chiamare tutti i segretari del Partito Democratico dal ‘95 a oggi e far loro delle domande, perché qui abbiamo un buco di 14 miliardi di Euro, 28 mila miliardi di lire, oltre la Parmalat.
Presidente Profumo: “dott. Grillo poi mi dirà dove ha recuperato il numero dei 14 miliardi di Euro”
Beppe Grillo: “Va bene, però mi faccia andare avanti. Abbiamo un buco di 14 miliardi di Euro…”
em>Presidente Profumo: “No, non abbiamo un buco per precisione, non abbiamo assolutamente questo buco…”
Beppe Grillo: “E va beh, ma ora vediamo, perché il problema è che mancano, c’è un buco notevole, se non saranno 14 saranno 13 e 8. C’è anche una domanda, chi ha controllato? Chi doveva controllare queste cose? Siamo sempre alle solite! La Banca di Italia, chi c’era Draghi?! Chi doveva controllare? La signora Tarantola, capo della vigilanza di Banca Italia? Chi ha controllato, la Consob? Tutta gente che fa un altro mestiere fuorché controllare! Qui siamo veramente a uno dei buchi più grossi che ci siano oggi in Italia e credo in Europa. Abbiamo bisogno di risposte e la risposta è questo signore che viene con la referenza che abbiamo detto prima, che va in giro a aprire cassaforti, a vedere dei derivati e a mettere nel patibolo questo Mussari. Io ci ho parlato una volta, non sa nulla di banche, ma non è il suo compito, non sa nulla di banche…
APPLAUSO DELL’AULA
Beppe Grillo: “Immaginate che non sa neanche fare un bonifico e sentirlo parlare di derivati, che nessuno sa che cosa sono. Investono in derivati, ma se andate a vedere la “curva di Swensen” vedrete che sono un algoritmo, formule, da malati di mente. Infatti Swensen, quello che ha inventato i derivati, aveva ha aperto una sua società, ha investito in derivati e è fallito in 6 mesi, pensate un po’ se si può ancora fare questo!
Poi deve essere recuperato il deficit, una parte del deficit. Che i tre miliardi virgola 9, debbano essere messi dal popolo italiano mi sembra una delle più grosse ingiustizie. Le aziende falliscono, tutte le aziende falliscono, la legge di mercato dice questo, se vai male, se sei gestito male, fallisci. Se mancano i soldi qualcuno li ha presi, qui siamo in una distorsione dove un partito è diventato una banca e una banca è diventato un partito. Questi soldi devono essere tirati fuori, ma non dai tre virgola 9 miliardi presi dai cittadini italiani, dall’Imu, dalle persone che sono fuori a protestare…. Questa è una azienda che dovrà licenziare migliaia di persone tra breve, è una azienda che dovrà riscattarsi in qualche modo, ma non si riscatterà avendo una gestione come questa.
Quindi io vi auguro di cercare di resistere a questa cosa e io voglio, vorrei, come azionista, come cittadino, come persona, fare chiarezza, perché questi soldi non ci sono. Chi li ha presi? Allora li mettiamo sul banco degli imputati e devono essere processati dall’opinione pubblica, dai risparmiatori e dai lavoratori, che non devono rimetterci una lira e neanche il posto di lavoro.
Io ho finito.
APPLAUSI DELL’AULA”



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IL GIORNO 11 MAGGIO 2012 ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI DI UNICREDIT I PICCOLI AZIONISTI IN RIVOLTA HANNO RICHIESTO IL TAGLIO DEI BONUS DEI MANAGER...

Dopo la rivolta dei piccoli azionisti di Citygroup e di Barclays con cui hanno bocciato le retribuzioni dei manager, è stata la volta del colosso assicurativo di AVIVA che alla conferenza annuale il 54% degli "shareholder" del gruppo ha bocciato le remunerazioni dei dirigenti, con la richiesta di dimissioni dell'amministratore delegato Moss.
L'amministratore delegato infatti si era presentato in assemblea reclamando un incremento del 6,7%.

Non solo David Brennan capo di AstraZeneca si è dimesso dopo settimane di pressione degli azionisti. Lo stesso è accaduto a Sly Bailey, capo della Trinity Mirror, dopo la rivolta per il suo stipendio.

In Italia è di pochi giorni fa l'assemblea degli azionisti del Monte Paschi di Siena che ha approvato dopo una discussione durata 9 ore il taglio degli stipendi ai dirigenti del 20%...ma è ancora poco, ma un inizio per incominciare anche da noi a lavorare affinchè ci si organizzi alle assemblee delle nostre aziende in associazione di piccoli azionisti al fine di far sentire la voce dei settori produttivi e della società civile come imprese e famiglie clienti...


...e così dopo 12 ore di interventi anche all'ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI di UNICREDIT c'è stata la richiesta insistita da parte dei piccoli azionisti di un taglio alla remunerazione dei bonus ai manager   ed ai  COMPENSI AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE previsti PER 2 MILIONI E 800 MILA ANNUI E STOCK OPTIONS PER 202 MILIONI IN 5 ANNI,  alla fine è stato  approvato un ordine del giorno che approvava il taglio del 20% delle retribuzioni dei manager.

ALCUNI LAVORATORI INSIEME AD ALCUNE ASSOCIAZIONI DI PICCOLI AZIONISTI HANNO PARTECIPATO ALL'ASSEMBLEA dei soci di Unicredit

dando il via alla DEMOCRAZIA ECONOMICA della partecipazione non solo votando...

di seguito pubblichiamo l'intervento 


 - ALL'ASSEMBLEA DEI SOCI DI UNICREDITGROUP –
del Dott. Ottorino Massa socio di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus”, che ha come scopo la promozione della finanza etica e della responsabilità sociale d'impresa:

Roma, 11 maggio 2012
"Formulo l'auspicio che Unicredit group, primario gruppo europeo fedele ai suoi valori costitutivi, orienti le politiche creditizie alla promozione della famiglia e della natalità, che rappresentano la base portante di un paese come l'Italia che ha costruito la sua prosperità nel dopoguerra proprio sulla famiglia, in particolare con la nascita di migliaia di imprese familiari che hanno generato il boom economico degli anni cinquanta/sessanta.
In particolare si ritiene opportuno che Unicreditgroup: 
  • –  istituisca apposite politiche creditizie per incoraggiare la costituzione di nuove famiglie;
  • –  ampli, sia per importi sia per durata, il “Fondo di Credito per i nuovi nati”, istituito con la convenzione Abi/Presidenza del Consiglio per il triennio 2009-2011, recentemente rinnovata, anche in risposta del grave declino demografico che mette a rischio il futuro modello di welfare del paese;
  • –  incoraggi il credito, la consulenza ed i servizi a favore dell'impresa familiare, costitutivamente orientata sul lungo periodo e grazie al valore unico ed irripetibile della trasmissione generazionale delle professionalità e delle conoscenze, istituzione affidabile e solida anche per merito creditizio, nonché tradizionale grande bacino di risparmio;
  • –  riconosca il valore civico della famiglia, istituzione fondamentale, valorizzandoLa come “stakeholders” e rendicontando specificatamente in un apposito capitolo del suo “Bilancio Sociale”, tutte le iniziative ad essa dedicate.
    L'accoglimento di questi suggerimenti, condivisi anche dal “Forum delle Associazioni Familiari”, mi appare il modo migliore per salutare l'importante evento, che si terrà proprio a Milano sede legale dello storico Credito Italiano dal 29 maggio al 2 giugno 2012, del grande raduno mondiale delle famiglie indetto dal Pontefice Benedetto XVI.

  •  
  • Non vi è solo il pur importante indicatore dello spread tra i nostri Btp ed i Bund tedeschi, ma la partita fondamentale sul fronte della credibilità, dell'autorevolezza internazionale e della sostenibilità sul lungo-periodo di un modello economico, si gioca sulla ben piu’ impegnativa frontiera del riequilibrio degli spread tra il numero dei giovani under 19 (passati dai 17.100.000 del censimento del 1971 al dato di 11.400.000 del 2010 – 5.700.000) a fronte di anziani over 65 raddoppiati dai 6.100.000 del 1971 ai 12.200.000 del dato Istat 2010.
    Questo rovesciamento della piramide demografica, riveniente dalla crisi della famiglia e l'eclisse demografica (che ha portato ad una moria di imprese familiari senza eredi ed al disfacimento di attività produttive a seguito di separazioni e divorzi, giunti a livelli insostenibili per il paese - un declino lenito solo dalla manodopera giunta grazie ai flussi
immigratori + 4.200.000 rispetto al 1971 ove il dato era irrilevante), ha pesato profondamente nel determinare la catastrofe economica e finanziaria.
Un occidente invecchiato, incapace di generare di risparmio dall’economia reale, rifugiatosi invece nella ricchiezza effimera della finanza spregiudicata e del debito, poi implosi, a differenza dalla forza dimostrata da nuove nazioni giovani storicamente sempre marginalizzate che si stanno affacciando con prorompenza nella scacchiera geopolitica internazionale.
In tempi di sacrifici e di gravi ristrettezze per le famiglie italiane, ci attendiamo generose risposte da parte degli amministratori del gruppo, sul campo dei compensi al top- management ed agli alti dirigenti, guardando all'esempio del Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti, il quale cominciando proprio con il sacrificio personale della rinuncia alla sua retribuzione, si sta spendendo con autorevolezza per ridare reputazione e fiducia alla nostra diletta nazione.
Sarebbe importante che, nel bilancio sociale di Unicreditgroup, fossero monitorati i compensi del top management rispetto a quelli dei dipendenti, con l’impegno a ridurre la forbice, fortemente ampliatasi nell’ultimo ventennio.
Dal primo gruppo creditizio italiano per vocazione internazionale, che dispone di professionalità autorevoli e qualificate, ci attendiamo lo studio e l’approfondimento con proposte autorevoli e ben calibrate per una riforma del sistema finanziario internazionale, ispirandosi al documento del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace del 24 ottobre 2011 dal titolo “Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale” , vera autentica bussola per una finanza a servizio dell'uomo.
Manifestiamo, infine, la speranza che Unicreditgroup avvalendosi delle elevate competenze presenti nel Consiglio di Amministrazione possa definire modalità originali per rendere attuale la partecipazione dei dipendenti nella governance della Banca, in ottemperanza ai contenuti dell'art. 46 della Costituzione.

Agli amministratori, ai soci ed ai dipendenti di Unicreditgroup i nostri migliori auguri, miei, del Presidente Gianni Vernocchi e degli organi amministrativi di “Etica, dignità e valori – Associazione Stakeholders Aziende di Credito Onlus” per una positiva e lungimirante operatività a servizio della comunità nazionale."

E.DI.VA www.eticadignitavalori.org
Il simbolo di E.DI.VA è l'Araba Fenice che intende rappresentare la grandezza dell'etica, della dignità e dei valori, sempre presenti nella nostra quotidianità e sempre in grado di risorgere e di ricrescere, nonostante le infedeltà, le pochezze e gli errori della nostra condizione umana, quali doni divini. 

 


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RESOCONTO DELL'ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI UNICREDIT
DEL 22 APRILE 2010 
 Nel giorno  dello storico discorso di Obama fatto nello stesso luogo
dove Lincoln fece la famosa dichiarazione dell’abolizione della schiavitù…

Oggi 22 aprile 2010 abbiamo partecipato all’assemblea dei soci azionisti di Unicredit Spa a Roma per l’approvazione del bilancio.

Il dibattito con gli interventi dei soci azionisti è stato molto sostenuto e serrato, pieno di osservazioni dettagliate e rilievi ben circostanziati …

Nutrita è stata  la presenza dei giornalisti rappresentanti di ben 18  testate giornalistiche .
Dagli interventi dei soci azionisti sono state fatte accuse pesanti  alla stampa ed alla modalità con cui abitualmente commentano la cronaca dell’assemblea  il giorno dopo. Infatti le critiche mosse alla stampa riguardava la consuetudine di una palese omissione della cronaca dei lavori dell’assemblea…

Infatti negli articoli del giorno dopo nulla emergeva dai giornali del contenuto e dei rilievi mossi dai soci azionisti all' amministratore delegato Alessandro Profumo ed al management …
...........................

Ecco di tutto questo dibattito niente è trapelato sulla stampa…

Purtroppo risultava palese l’assenza di una associazione non organizzata di piccoli soci azionisti …e che gli interventi fossero unicamente di pensionati, di dipendenti ed anche di qualche ex- sindacalista…

Profumo ha preannunciato come l’azienda voglia rivedere il proprio statuto per adattarlo alla nuova situazione preannunciando delle novità anche per la rappresentanza dei piccoli soci azionisti…

Eeppure qualcosa si muove… infatti nei giorni successivi in  un trafiletto sul Sole 24 ore del 17 aprile 2010 si  riferiva dell’esistenza dell’associazione ETHOS dei piccoli azionisti in Svizzera che otteneva grande seguito in assemblea tanto da sfiorare la maggioranza dei piccoli azionisti di UBS, dove il no ai bonus ed al sistema di remunerazione per i manager raggiungeva ben il 45%. Ma non solo otteneva in molte società il voto consultivo sugli stipendi ai manager…

la società civile si muove..Ora alla politica (Obama in testa ) ed ai sindacati tocca battere un colpo…

Roma, 22.4.2010


Tg2 - del 2/12/2011- ore 20,30 -
le liquidazioni dei manager



l'approfondimento:

dalla Laborem Exercens
13. Economismo e materialismo

Prima di tutto, alla luce di questa verità, si vede chiaramente che non si può separare il «capitale» dal lavoro, e che in nessun modo si può contrapporre il lavoro al capitale né il capitale al lavoro, né ancora meno - come si spiegherà più avanti - gli uomini concreti, che sono dietro a questi concetti, gli uni agli altri. Retto, cioè conforme all'essenza stessa del problema; retto, cioè intrinsecamente vero e al tempo stesso moralmente legittimo, può essere quel sistema di lavoro che alle sue stesse basi supera l'antinomia tra lavoro e capitale, cercando di strutturarsi secondo il principio sopra esposto della sostanziale ed effettiva priorità del lavoro, della soggettività del lavoro umano e della sua efficiente partecipazione a tutto il processo di produzione, e ciò indipendentemente dalla natura delle prestazioni che sono eseguite dal lavoratore.


L'antinomia tra lavoro e capitale non ha la sua sorgente nella struttura dello stesso processo di produzione, e neppure in quella del processo economico. In generale questo processo dimostra, infatti, la reciproca compenetrazione tra il lavoro e ciò che siamo abituati a chiamare il capitale; dimostra il loro legame indissolubile. L'uomo, lavorando a qualsiasi banco di lavoro, sia esso relativamente primitivo oppure ultra-moderno, può rendersi conto facilmente che col suo lavoro entra in un duplice patrimonio, cioè nel patrimonio di ciò che è dato a tutti gli uomini nelle risorse della natura, e di ciò che gli altri hanno già in precedenza elaborato sulla base di queste risorse, prima di tutto sviluppando la tecnica, cioè formando un insieme di strumenti di lavoro sempre più perfetti: l'uomo, lavorando, al tempo stesso «subentra nel lavoro degli altri»21. Accettiamo senza difficoltà una tale immagine del campo e del processo del lavoro umano, guidati sia dall'intelligenza sia dalla fede che attinge la luce dalla Parola di Dio. È questa un'immagine coerente, teologica ed insieme umanistica. L'uomo è in essa il «padrone» delle creature, che sono messe a sua disposizione nel mondo visibile. Se nel processo del lavoro si scopre qualche dipendenza, questa è la dipendenza dal Datore di tutte le risorse della creazione, ed è a sua volta la dipendenza da altri uomini, da coloro al cui lavoro ed alle cui iniziative dobbiamo le già perfezionate e ampliate possibilità del nostro lavoro. Di tutto ciò che nel processo di produzione costituisce un insieme di «cose», degli strumenti, del capitale, possiamo solo affermare che esso condiziona il lavoro dell'uomo; non possiamo, invece, affermare che esso costituisca quasi il «soggetto» anonimo che rende dipendente l'uomo e il suo lavoro.La rottura di questa coerente immagine, nella quale è strettamente salvaguardato il principio del primato della persona sulle cose, si è compiuta nel pensiero umano, talvolta dopo un lungo periodo di incubazione nella vita pratica. E si è compiuta in modo tale che il lavoro è stato separato dal capitale e contrapposto al capitale, e il capitale contrapposto al lavoro, quasi come due forze anonime, due fattori di produzione messi insieme nella stessa prospettiva «economistica». In tale impostazione del problema vi era l'errore fondamentale, che si può chiamare l'errore dell'economismo, se si considera il lavoro umano esclusivamente secondo la sua finalità economica. Si può anche e si deve chiamare questo errore fondamentale del pensiero un errore del materialismo, in quanto l'economismo include, direttamente o indirettamente, la convinzione del primato e della superiorità di ciò che è materiale, mentre invece esso colloca ciò che è spirituale e personale (l'operare dell'uomo, i valori morali e simili), direttamente o indirettamente, in una posizione subordinata alla realtà materiale. Questo non è ancora il materialismo teorico nel pieno senso della parola; però, è già certamente materialismo pratico, il quale, non tanto in virtù delle premesse derivanti dalla teoria materialistica, quanto in virtù di un determinato modo di valutare, quindi di una certa gerarchia dei beni, basata sulla immediata e maggiore attrattiva di ciò che è materiale, è giudicato capace di appagare i bisogni dell'uomo.

Siena, Ambrogio Lorenzetti: il buon governo 

L'errore di pensare secondo le categorie dell'economismo è andato di pari passo col sorgere della filosofia materialistica, con lo sviluppo di questa filosofia dalla fase più elementare e comune (chiamata anche materialismo volgare, perché pretende di ridurre la realtà spirituale ad un fenomeno superfluo) alla fase del cosiddetto materialismo dialettico. Sembra tuttavia che - nel quadro delle presenti riflessioni -, per il fondamentale problema del lavoro umano e, in particolare, per quella separazione e contrapposizione tra «lavoro» e «capitale», come tra due fattori della produzione considerati in quella stessa prospettiva «economistica», di cui sopra, l'economismo abbia avuto un'importanza decisiva ed abbia influito, proprio su tale impostazione non-umanistica di questo problema, prima del sistema filosofico materialistico. Nondimeno, è cosa evidente che il materialismo, anche nella sua forma dialettica, non è in grado di fornire alla riflessione sul lavoro umano basi sufficienti e definitive, perché il primato dell'uomo sullo strumento-capitale, il primato della persona sulle cose, possa trovare in esso un'adeguata ed irrefutabile verifica e appoggio. Anche nel materialismo dialettico l'uomo non è, prima di tutto, soggetto del lavoro e causa efficiente del processo di produzione, ma rimane inteso e trattato in dipendenza da ciò che è materiale, come una specie di «risultante» dei rapporti economici e di produzione, predominanti in una data epoca.

Evidentemente l'antinomia tra lavoro e capitale qui considerata - l'antinomia nel cui quadro il lavoro è stato separato dal capitale e contrapposto ad esso, in un certo senso onticamente, come se fosse un elemento qualsiasi del processo economico - ha inizio non solamente nella filosofia e nelle teorie economiche del secolo XVIII, ma molto più ancora in tutta la prassi economico-sociale di quel tempo, che era quello dell'industrializzazione che nasceva e si sviluppava precipitosamente, nella quale si scopriva in primo luogo la possibilità di moltiplicare grandemente le ricchezze materiali, cioè i mezzi, ma si perdeva di vista il fine, cioè l'uomo, al quale questi mezzi devono servire. Proprio questo errore di ordine pratico ha colpito prima di tutto il lavoro umano, l'uomo del lavoro, e ha causato la reazione sociale, eticamente giusta, della quale si è già parlato. Lo stesso errore, che ormai ha il suo determinato aspetto storico, legato col periodo del primitivo capitalismo e liberalismo, può però ripetersi in altre circostanze di tempo e di luogo, se si parte, nel ragionamento, dalle stesse premesse sia teoriche che pratiche. Non si vede altra possibilità di un superamento radicale di questo errore, se non intervengono adeguati cambiamenti sia nel campo della teoria, come in quello della pratica, cambiamenti che procedano su una linea di decisa convinzione del primato della persona sulle cose, del lavoro dell'uomo sul capitale come insieme dei mezzi di produzione.
Ioannes Paulus PP. II
Laborem exercens