MILANO - Quattro anni e sei mesi all'ex presidente di Banca di Roma-Capitalia Cesare Geronzi, tre anni e sei mesi all'ex dg Capitalia Matteo Arpe. Sono le pene rideterminate dalla seconda sezione penale della Corte di Appello di Bologna nel nuovo giudizio di secondo grado per la vicenda della vendita delle acque Ciappazzi, filone nato dall'inchiesta sul crac Parmalat del 2003. La Cassazione aveva disposto di rivedere al ribasso le pene per la prescrizione e la riqualificazione di alcuni reati.
Il primo appello aveva confermato le decisioni del tribunale di Parma: il 29 novembre 2011 Geronzi era stato condannato in primo grado a cinque anni per bancarotta e usura; per Arpe c'era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi. La Cassazione per Geronzi aveva annullato, senza rinvio, la sentenza per la parte relativa all'usura. Entrambi nell'appello bis hanno avuto assoluzioni per parti di imputazioni. Sono state inoltre rideterminate le pene anche per altri quattro manager bancari imputati con Arpe e Geronzi: tre anni e tre mesi per Riccardo Tristano, tre anni e due mesi per Roberto Monza e per Antonio Muto, due anni e due mesi per Eugenio Favale. In teoria anche queste nuove determinazioni della corte potrebbero essere oggetto di impugnazione, solo però per quanto riguarda l'entità della pena.
Al centro del processo c'era l'affare Ciappazzi, combinato, secondo l'accusa, tra il gruppo Ciarrapico e la Parmalat di Calisto Tanzi su pressione illecita di Cesare Geronzi che, all'epoca dei fatti, nel 2002, era il numero uno del gruppo bancario romano. Tanzi avrebbe acquistato la società di acque minerali (in uno stato di completo sfacelo), ad un prezzo gonfiato per ottenere poi dal gruppo Capitalia un finanziamento da 50 milioni, che sarebbe servito a tenere a galla il settore turismo della Parmalat. La banca, dal canto suo, avrebbe consentito al gruppo Ciarrapico di incamerare i soldi della vendita e di conseguenza far rientrare in Banca di Roma (poi Capitalia) i fondi di un finanziamento concesso anni prima.
Le difese hanno già avviato la controffensiva. "Nel corso dell’udienza dell’appello Bis del Processo Ciappazzi/Parmatour in corso di svolgimento presso la Corte di Appello di Bologna al fine di rideterminare le pene, il prof. Domenico Pulitanò e il prof. Valerio Onida hanno reso noto che in data 23 novembre è stata depositata presso la Corte di Appello di Ancona una richiesta di revisione a loro firma dell’intero processo in relazione alla posizione del dott. Matteo Arpe".
rassegna stampa: la repubblica 16 dicembre 2015
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/12/14/news/caso_ciappazzi_condannati_geronzi_e_arpe_in_appello-129468969/