@GORA' :

@GORA' :

UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi

Post più popolari

giovedì 23 luglio 2015

Risparmio in crescita, cala però il ceto medio


La crisi, in sei anni, si è “mangiata” quasi un terzo del ceto medio italiano. Per lo meno guardando alle sue capacità di spesa e, soprattutto, di risparmio: rappresentava il 57,1% degli italiani nel 2007, oggi è sceso al 38,5%, perdendo così il primato della classe quantitativamente più significante della popolazione italiana. Perché «si è bloccato l’ascensore sociale», come ha dichiarato ieri il presidente del Centro Einaudi Salvatore Carrubba, presentando a Torino la consueta indagine sul risparmio realizzata dal centro con Intesa Sanpaolo, anche se - dati alla mano - l’impressione è che l’ascensore funzioni, ma alla rovescia. E se fino a inizio anni 2000 portava al ceto medio chi stava nei piani più bassi, negli ultimi anni ha accompagnato alla porta chi stava e metà strada. E vale soprattutto per i più giovani, visto che il 64% dei 18-24enni del ceto medio percepisce le sue condizioni come peggiori rispetto a quelle dei genitori, una quota che scende via via che si sale nell’età ma non cambia comunque di senso;?la stessa risposta, infatti, vale per il 42% dei 25-34enni, il 29% dei 35-44enni e addirittura il 4% degli over65.

Come a dire che per trovare chi stava peggio di noi bisogna andare indietro, molto indietro nel tempo.
La ricerca effettuata dal team coordinato da Giuseppe Russo, elaborando oltre mille interviste ad altrettante famiglie italiane, anche quest’anno traduce in numeri e grafici quel senso di sfiducia che ancora aleggia sull’Italia, provata dalla crisi più pesante del dopoguerra. Ma il peggio è passato, Intesa - come ha ricordato il chief economist Gregorio De Felice - prevede che il 2015 si chiuda con un Pil in crescita dello 0,6-0,7%, un trend destinato a raddoppiare l’anno successivo, e anche di questo allentamento, pur graduale, della pressione si vede traccia evidente nell’indagine. Che mostra, ad esempio, come la propensione al risparmio sia tornata a salire su ritmi sostenuti: i risparmiatori “intenzionali” salgono infatti dal 22,4 al 24,7% del totale, cui si aggiunge un 19% di risparmiatori “non intenzionali”. D’altronde, complice il rally dei mercati e le decisioni della Bce il 2014 «ha visto una rivalutazione media dei portafogli pari al 9%», ha sottolineato Russo, aggiungendo che altri 3 punti di crescita sono arrivati tra gennaio e aprile. Risultato: l’anno scorso le famiglie italiane in media hanno messo da parte l’11,6% del proprio reddito.
Cresce il risparmio e continuano a cambiare le abitudini, anche se in questo caso i trend sono gli stessi già registrati in passato, e la velocità con cui si impongono i nuovi strumenti resta contenuta. Così, mentre da un lato si riduce dal 30 al 24,2% la quota di chi investe con un orizzonte limitato a un anno, l’82,7% dei risparmiatori-investitori dedica meno di un’ora alla settimana per informarsi sui propri investimenti, che per più della metà del campione sono dettati dalle indicazioni della banca, mentre tra gli altri in un caso su due sono ispirati dalle chiacchiere con amici, famigliari o colleghi. Il mercato obbligazionario resta il più battuto (il 44,2% ha comprato bond nell’ultimo anno), anche se sale vicino al 20% la quota di chi si avvale dei diversi strumenti del risparmio gestito, che nell’87,4% dei casi vede i clienti molto o abbastanza soddisfatti. Marginale, seppur in crescita di quasi un punto, il peso della borsa: il 5,1% ha infatti comprato azioni a Piazza affari negli ultimi 12 mesi.

Uno scenario, questo, dove per le banche si aprono praterie: servizi di consulenza, prodotti mirati, disintermediazione. Soprattutto ora che «la crisi è veramente finita, e si ricomincia a pensare in positivo», come ha detto il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro: sollevata la cappa di sfiducia, anche il ceto medio, pur dimagrito, si dice pronto a cambiare auto (nel 9% dei casi) o a ristrutturare la casa (nel 7%), riavviando così quel motore dei consumi decisivo per alimentare a sua volta la ripresa. A maggior ragione se «il governo dovesse alleggerire la tassazione sulla casa», ha ricordato ancora Gros-Pietro, «dove rimane concentrata la metà della ricchezza degli italiani». Meno tasse, quindi, uguale più reddito disponibile. E ragionevolmente più consumi.

rassegna stampa: il sole 24 ore -  22 luglio 2015
Marco Ferrando
http://www.assinews.it/articolo_stampa_oggi.aspx?art_id=31529