A settembre inizieranno i colloqui con la Bce nell’ambito dello Srep, al termine del quale a ogni banca verranno indicati i nuovi requisiti minimi di capitale. Come ne uscirà UniCredit?
Però sul mercato c'è chi ritiene che dovrete fare un aumento di capitale.
Io non l’ho mai detto.
Perché avete deciso di aggiornare il piano industriale?
Perché le condizioni macroeconomiche sono molto cambiate rispetto a quando l’abbiamo varato un anno e mezzo fa, così com’è cambiata la banca e le richieste da parte della Vigilanza.
Rivedrete i target di utile?
Rivedremo il piano nel suo insieme, perché ovviamente tutto è collegato.
Potrebbero arrivare nuove cessioni o altre operazioni straordinarie?
È un piano organico che non prevede nè cessioni né acquisizioni per ragioni legate al capitale.
C’è chi pensa che possiate comprare Mps...
Non c'è alcun interesse né per il Monte nè per altre banche.
Nel piano agirete sui costi?
Cercheremo le aree dove i possibili recuperi di efficienza sono maggiori.
C’è chi si attende tagli pesanti in Germania, dove il cost/income supera l’80 per cento.
I dati vanno letti con attenzione. In Germania, ad esempio, quel dato è relativo alla sola attività retail: se lo incrociamo con il corporate, si scende al 68%, con un ritorno sul capitale del 9,9%. È la dimostrazione che all’interno di ogni Paese ci sono aree di eccellenza da preservare e alcune inefficienze da sanare.
E in Italia? È in arrivo un nuovo giro di vite sulle filiali?
Il cost/income della rete è al 47%, ciò significa che la banca commerciale italiana è un benchmark per il gruppo.
A proposito, qual è il contributo, oggi, dell'Italia ai conti del gruppo?
La metà del margine operativo lordo di UniCredit è fatto in Italia.
Anche perché, intanto, il flusso dei crediti deteriorati ha iniziato a rallentare veramente.
Nel trimestre, per la prima volta dal 2008, abbiamo registrato nelle sofferenze lorde un flusso netto negativo, perché le partite tornate in bonis hanno superato quelle che si sono deteriorate. È un ottimo segnale.
Le rettifiche, però, restano elevate: nel primo semestre sono cresciute del 2,8% sul 2014. Come lo spiega?
Perché da sempre abbiamo scelto un approccio molto conservativo: abbiamo il coverage ratio delle sofferenze, pari al 52,5%, più alto del sistema, nonostante da due anni e mezzo la crescita dello stock sia inferiore alla media di sistema. Sono scelte che impattano sui risultati di breve periodo, ma migliorano la sostenibilità sul lungo.
Avete effettuato ulteriori cessioni di portafogli di Npl?
Sì, la nostra non core bank ha ceduto un miliardo di asset nel trimestre.
Proprio ieri in Senato è stato definitivamente approvato il decreto che modifica le norme sulle esecuzioni immobiliari e riduce a un anno il termine per la deducibilità delle perdite sui crediti: che cosa vi aspettate adesso?
Se il mercato risponde come ci aspettiamo, dovrebbero avvicinarsi i prezzi di domanda e offerta, e le banche potrebbero assumere una condotta più aggressiva.
Ieri avete approvato anche il riassetto della prima linea del management: che cosa vi ha spinto al cambiamento?
È stata l’occasione per accorciare la catena manageriale, razionalizzando i riporti.
Nella nota ufficiale ieri avete parlato di «divergenze di opinione sulla direzione strategico-orgasnizzativa dell’azienda» con Roberto Nicastro. Che cosa è successo?
Niente di che, semplici discussioni sull’allocamento delle responsabilità all’interno del gruppo. Non a caso con Roberto (Nicastro, ndr) i rapporti restano ottimi. E voglio ringraziarlo davvero per tutto ciò che in questi anni ha fatto per la banca. Così come voglio ringraziare Alessandro Decio e fare gli auguri ai tre vice direttori generali: a Marina Natale, che assume questa nuova responsabilità,a Paolo Fiorentino e Gianni Papa. E al nuovo cro Massimiliano Fossati.
Gianni Papa affiancherà al Cib e alla responsabilità sulla Germania anche Austria e Cee. Perché un perimetro così ampio?
Abbiamo deciso di riunire le deleghe perché c’è un enorme potenziale a livello di cross-selling che va sfruttato. E poi Papa è un manager molto competente e determinato.
Com’è il clima tra gli azionisti?
Personalmente vedo un clima sereno, tra tutti. Certo sappiamo che tocca a noi creare un’attesa positiva sul gruppo e sull’andamento del titolo: è compito del management, e ce ne assumiamo tutta la responsabilità.
Dottor Ghizzoni, la settimana prossima l’Istat uscirà con le previsioni sul Pil del secondo trimestre. Qual è, secondo voi, lo stato di salute del Paese?
Sta migliorando: per ora la nostra stima è di una crescita dello 0,7% ma crediamo si possa arrivare all’1%.
Gli indicatori, però, sono ancora contraddittori.
Siamo alle prese con una crescita che ancora non riesce a fare la differenza sull'economia reale, ma passo dopo passo possiamo arrivare anche a questo risultato. Come UniCredit, con una forte crescita del nuovo credito erogato a imprese e famiglie, stiamo facendo la nostra parte per dare slancio alla ripresa.
rassegna stampa: Il Sole 24 Ore -
di Marco FerrandoGiovedí 06 Agosto 2015