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giovedì 20 agosto 2015

Banche, per le non quotate attesi aumenti per 5 miliardi

    Oltre cinque miliardi di euro freschi da reperire sul mercato nei prossimi mesi. A tanto ammonta il conto (provvisorio) degli aumenti di capitale che le banche italiane non quotate stanno per varare.
Dal Nord Est al Centro Italia, dalle popolari alle Bcc, l'elenco degli istituti costretti a una ricapitalizzazione è lungo. Sono infatti circa una decina le banche italiane fuori dal listino che, per riportare i ratio patrimoniali in equilibrio, dovranno chiedere uno sforzo ai soci. Istituti diversi tra loro per storia recente, caratterizzazione geografica e dimensione. Ma pressochè tutti accomunati da uno stesso destino: situazioni patrimoniali in sofferenza, su cui si è abbattuta l'onda lunga della crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni. Del resto, dopo che nel corso del 2014 quasi tutte le banche italiane quotate sono state obbligate a fare ricapitalizzazioni a raffica (per oltre 10 miliardi totali), oggi sembra essere iniziato il turno degli istituti cosiddetti minori.

Anche perché tanto “minori” non sono. Tra le banche a caccia di capitali ci sono ad esempio due dei 15 principali istituti italiani: entrambe sotto il controllo della Banca centrale europea, entrambe radicate in Veneto, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca stanno ragionando su rafforzamenti di capitale significativi. Operazioni che potrebbero essere attuate contestualmente alle quotazioni in Borsa, già approvate e da realizzare nei prossimi mesi. Secondo rumors di mercato, l'esborso richiesto a soci ed azionisti potrebbe aggirarsi attorno a 1,5 miliardi per la vicentina e tra i 500 e 800 milioni per Montebelluna.Molto dipenderà dagli esiti dello Srep, il processo di valutazione dei presidi sui rischi interni da parte della Bce, i cui risultati inizieranno ad essere comunicati a partire da settembre. Il lancio delle operazioni potrebbe avvenire tra il quarto trimestre del 2015 e il primo del 2016. E magari, proprio in quella fase, potrebbe alzarsi il velo anche sulle possibili partnership con altre banche popolari italiane quotate, che a loro volta si stanno preparando alla trasformazione in Spa, come imposto dalla riforma Renzi-Padoan.
La partita del Nord-Est

Ma nel Nord Est non finisce qui. Perchè, oltre alle popolari, diverse casse rurali e banche di credito cooperativo, sotto il pressing di Banca d'Italia, si stanno attrezzandosi in vista di una futura ricapitalizzazione. Tra queste ad esempio c'è la Sparkasse-Cassa di Risparmio di Bolzano, che dopo aver perso oltre 230 milioni nel 2014, nel primo semestre è tornata in utile per 3,6 milioni di euro (si veda articolo nell'altra pagina). Il Cda ha già deliberato l'avvio dell'aumento di capitale da 270 milioni, il cui lancio è previsto tra settembre e ottobre 2015.

In movimento è anche Cassa Centrale Banca che, nell'ambito di un piano - alternativo a quello di Federcasse - che la vede a capo di una holding in cui confluirebbero una 90ina di banche cooperative di tutta Italia (di cui una 40ina di banche rurali trentine), prevede una maxi capitalizzazione da 1 miliardo di euro: di questi, circa 450 milioni di euro deriverebbero da un aumento di capitale offerto a investitori esterni e a soci delle rurali. Un po' più basso - attorno ai 100 milioni - l'impegno finanziario messo in conto daVolksbank, che ha appena acquisito Pop. Marostica. L'operazione sarà realizzata entro la fine dell'anno e ad essa sarà affiancata la trasformazione in Spa.

I nodi da risolvere
Dal Nord-Est al Centro Italia. Perchè è qui che si gioca una delle partite più impegnative per il settore bancario italiano. Banca Marche è in cima alla lista degli istituti nel mirino della Vigilanza. Oggi gli uomini del Fondo interbancario sono al lavoro per trovare una soluzione che possa portare al risanamento la banca commissariata da tempo da Banca d'Italia: si prospetta comunque un fabbisogno vicino al miliardo di euro. Lo schema finale per l'istituto di Jesi potrebbe non essere molto diverso da quello messo in atto per il salvataggio di un'altra banca in dissesto, Cassa di Risparmio di Ferrara: in quest'ultimo caso, il Fitd stesso interverrà - come approvato nelle scorse settimane dall'assemblea dei soci - iniettando 300 milioni di euro freschi. I soldi andranno a ripianare le perdite accumulate negli anni e permetteranno al Fondo di diventare il principale azionista della banca. A questa somma, si aggiungono altri 56,7 milioni di aumento riservati ai portatori dei warrant.

Ma non basta. Perchè sul tavolo del Fitd potrebbe finire anche un altro dossier che in questi mesi è rimasto sotto traccia, anche perchè più recente: si tratta di Banca Etruria, anch'essa sotto la tutela di Palazzo Koch. Dopo aver riportato una perdita di oltre 520 milioni nel 2014, la banca aretina ha bisogno di capitali freschi per rimpinguare un patrimonio sotto i minimi regolamentari. E, anche in questo caso, si parla di un fabbisogno di capitale rilevante: circa mezzo miliardo di euro.

.@lucaaldodavi

rassegna stampa: il sole24ore 18 agosto 2015
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-08-18/banche-le-non-quotate-attesi-aumenti-5-miliardi--100507.shtml?uuid=AC2pl6i