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martedì 11 agosto 2015

"Le banche del sud Europa in difficoltà vendono bond ai clienti"

Secondo un reportage del Wall Street Journal "quando gli investitori istituzionali  non comprano o chiedono prezzi più bassi" gli istituti di credito li piazzano ai correntisti. Che con la crisi del debito sovrano ci hanno perso. I casi di Spagna Portogallo e Italia


MILANO - Si dirà: una pratica che in Italia c'è sempre stata e che è considerata perfettamente legale. Anche se Bankitalia - che vigila non solo sulla consistenza patrimoniale degli istituti di credito ma anche su quanto accade ai conti correnti degli italiani - ha promesso nuove e più stringenti regole. Ma sono pratiche non così scontate nel mondo anglosassone, tanto da "scandalizzare" anche la bibbia della finanza americana. Il Wall Street Journal - con un servizio cui hanno lavorato i corrispondenti da Lisbona, Madrid e Milano - spiega ai suoi lettori la pratica consolidata da parte delle banche dei paesi del sud Europa di vendere azioni e/o obbligazioni ai propri correntisti quando ci sono operazioni di rafforzamento del capitale. E, soprattutto, quando gli investitori istituzionali non vogliono comprare i prodotti che vengono loro offerti oppure se ritengono che lo siano a prezzi eccessivamente alti.

Ecco, allora, che scatta l'operazione "vendita allo sportello". Il Wsj racconta così la trasformazione dell'impiegato di banca che diventa piazzista e viene "invitato" dai suoi responsabili a piazzare aumenti o nuove emissioni. Tutto legale e quindi tutto bene? Sulla prima parte abbiamo già detto. Sulla seconda è lo stesso Wall Street Journal a sottolineare come da un lato ci sia un evidente conflitto di interesse e dall'altra come gli investitori spinti a scommettere sui prodotti della "loro" banca in più di un caso di abbiano rimesso.

Il quotidiano statunitense cita, per esempio, Bankia in Spagna e Banco Espirito Santo in Portgallo: in entrambi i casi, i risparmiatori hanno seguito le disavventure dei due istituti. Nella penisola iberica il rapporto di fiducia e correntista è consolidato, visto che il 55 per cento dell'azionariato del Banco Sabadell è composto da piccoli risparmiatori. Per l'Italia, l'articolo cita i casi di Veneto Banca e e Popolare di Vicenza: "Gli impiegati della banca - si legge nell'articolo - avevano promesso che le azioni messe in vendita non avrebbero perso di valore perché i due istituti non sono quotati in Borsa". Una precauzione che non è bastata a metter al riparo gli investitori. Per non dire dell'altra pratica tipica per la vendita di prodotti bancari ai clienti: aspettare almeno un mese prima di veder liquidata la propria posizione.

Il WallStreet Journal, infine, tiene a evidenziare come tali pratiche siano ben poche seguito negli Usa e in Inghilterra. E come, in seguito alla crisi finanziaria iniziata nel 2007, i regolatori europei abbiano fissato al 2017 la possibilità di mettere al bando queste pratiche. Che poi la crisi finanziaria mondiale sia nata per le pratiche spregiudicate delle banche anglosassoni è un'altra storia.