Secondo un reportage del Wall
Street Journal "quando gli investitori istituzionali non comprano o
chiedono prezzi più bassi" gli istituti di credito li piazzano ai
correntisti. Che con la crisi del debito sovrano ci hanno perso. I casi
di Spagna Portogallo e Italia
di LUCA PAGNI
MILANO - Si dirà: una pratica che in Italia
c'è sempre stata e che è considerata perfettamente legale. Anche se
Bankitalia - che vigila non solo sulla consistenza patrimoniale degli
istituti di credito ma anche su quanto accade ai conti correnti degli
italiani - ha promesso nuove e più stringenti regole. Ma sono pratiche
non così scontate nel mondo anglosassone, tanto da "scandalizzare" anche
la bibbia della finanza americana. Il Wall Street Journal - con un
servizio cui hanno lavorato i corrispondenti da Lisbona, Madrid e Milano
- spiega ai suoi lettori la pratica consolidata da parte delle banche
dei paesi del sud Europa di vendere azioni e/o obbligazioni ai propri
correntisti quando ci sono operazioni di rafforzamento del capitale. E,
soprattutto, quando gli investitori istituzionali non vogliono comprare i
prodotti che vengono loro offerti oppure se ritengono che lo siano a
prezzi eccessivamente alti.
Ecco, allora, che scatta l'operazione "vendita allo sportello". Il Wsj
racconta così la trasformazione dell'impiegato di banca che diventa
piazzista e viene "invitato" dai suoi responsabili a piazzare aumenti o
nuove emissioni. Tutto legale e quindi tutto bene? Sulla prima parte
abbiamo già detto. Sulla seconda è lo stesso Wall Street Journal a
sottolineare come da un lato ci sia un evidente conflitto di interesse e
dall'altra come gli investitori spinti a scommettere sui prodotti della
"loro" banca in più di un caso di abbiano rimesso.
Il quotidiano statunitense cita, per esempio, Bankia in Spagna e Banco
Espirito Santo in Portgallo: in entrambi i casi, i risparmiatori hanno
seguito le disavventure dei due istituti. Nella penisola iberica il
rapporto di fiducia e correntista è consolidato, visto che il 55 per
cento dell'azionariato del Banco Sabadell è composto da piccoli
risparmiatori. Per l'Italia, l'articolo cita i casi di Veneto Banca e e
Popolare di Vicenza: "Gli impiegati della banca - si legge nell'articolo
- avevano promesso che le azioni messe in vendita non avrebbero perso
di valore perché i due istituti non sono quotati in Borsa". Una
precauzione che non è bastata a metter al riparo gli investitori. Per
non dire dell'altra pratica tipica per la vendita di prodotti bancari ai
clienti: aspettare almeno un mese prima di veder liquidata la propria
posizione.
Il WallStreet Journal, infine, tiene a evidenziare come tali pratiche
siano ben poche seguito negli Usa e in Inghilterra. E come, in
seguito alla crisi finanziaria iniziata nel 2007, i regolatori europei
abbiano fissato al 2017 la possibilità di mettere al bando queste
pratiche. Che poi la crisi finanziaria mondiale sia nata per le pratiche
spregiudicate delle banche anglosassoni è un'altra storia.
rassegna stampa: la Repubblica 10 agosto 2015
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/08/10/news/_le_banche_del_sud_europa_in_difficolta_vendono_bond_ai_clienti_-120750555/