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lunedì 16 novembre 2015

Investire 100 $ e ritrovarsi con 6,5 milioni: ecco come in 87 anni di Borsa le «small cap value» battono tutti

di Enrico Marro

    Il dato statistico c'è, e fa riflettere, fermo restando che la Storia non sempre si ripete e che all'improvviso possono comparire svolazzando dei terribili Cigni Neri (ovvero eventi imprevisti, imprevedibili e rovinosi). Ma le statistiche sono inoppugnabili: nel periodo di Borsa che va dal 1928 al 2014, le azioni small-cap value hanno prodotto un ritorno medio annualizzato del 13,6%, contro il 9,8% dell'indice S&P500, regno delle large cap poiché raggruppa le 500 società a maggior capitalizzazione quotate a Wall Street. In altre parole, nei passati 87 anni di Storia i “piccoli” hanno sovraperformato i “grandi” in media di ben 3,8 punti percentuali l'anno.

Ma cosa sono le azioni “small-cap value”? Sono le azioni che hanno due caratteristiche: sono emesse da piccole società e vengono penalizzate dal mercato in quanto il prezzo è inferiore a un ipotetico valore d'equilibrio (il cosiddetto fair value).
Come nota Paul Merriman su Market Watch, nel lungo periodo le azioni small-cap value hanno sovraperformato sia le large (quelle delle aziende a grande capitalizzazione) che le growth (quelle che hanno hanno prezzo superiore al fair value, l'ipotetico valore d'equilibrio). Con un fondamentale caveat: stiamo parlando di lungo periodo, ovvero di periodi di tempo che si misurano non in anni, ma in generazioni.


Per gli amanti delle serie statistiche, vale la pena sottolineare che in 59 degli 87 anni di storia di cui ci sono dati disponibili, le azioni small-cap value hanno ottenuto ritorni positivi, con una media di guadagni del 34,6%. Mentre nei 28 anni in cui hanno chiuso in rosso, la media delle perdite è stata del 16,6%. In altre parole: nei due terzi del periodo considerato (che comprende una guerra mondiale, una guerra fredda mondiale e diverse bolle di Borsa esplose rovinosamente) le small-cap value hanno guadagnato. E quando hanno guadagnato, hanno guadagnato in media il doppio di quando hanno perso. Il bilancio è onorevole: 100 dollari investiti nel lontano 1928 si sarebbero trasformati in 6,5 milioni di dollari nel 2014.

Il consiglio per il risparmiatore, al solito, è però quello di diversificare il rischio e non mettere tutte le uova nello stesso paniere (in questo caso, quello delle azioni “small-cap value”). Difficile, poi, scegliere le singole azioni di questa particolare categoria se non si è dei professionisti. Esistono però alcuni Etf dedicati proprio a questo comparto, sia sul versante statunitense che su quello europeo, per esempio lo “Spdr Msci Usa Small Cap Value Weighted Ucits Etf” oppure il “Vanguard Small Cap Value Index Fund”. L'Etf di Spdr, trattato anche su Borsa Italiana, rappresenta una riproposizione dell'indice standard di capitalizzazione Msci Usa Small Cap basata su caratteristiche value. «In pratica ciascun costituente dell'indice standard viene riponderato per “enfatizzare” la presenza del fattore value da ricercarsi attraverso la misurazione di variabili fondamentali come il valore del book (patrimonio netto), i ricavi, gli utili e i cash flow generati», spiega Francesco Lomartire, sales specialist degli Etf Spdr per l'Italia e il Ticino.

rassegna stampa:  il Sole 24 Ore 12 marzo 2015
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-03-12/investire-100-$-e-ritrovarsi-65-milioni-ecco-come-87-anni-borsa-small-cap-value-battono-tutti-205726.shtml?uuid=AB0rDZ8C