di VITTORIA PULEDDA
MILANO - Intesa Sanpaolo
ha firmato i contratti preliminari per vendere una quota del 5,7% della
Banca d'Italia. Il corrispettivo è pari a 430 milioni, un valore in
linea con il prezzo di carico della partecipazione di Via Nazionale sui
bilanci della banca. Gli acquirenti sono quasi esclusivamente enti
previdenziali: Enpam, Inarcassa, Cassa Forense, Enpaia, Cassa
Ragionieri, oltre alla Banca del Piemonte. La banca milanese rimane
comunque il primo azionista di Via Nazionale con una partecipazione del
36,7% circa. "La finalizzazione di ciascuna operazione - scrive una nota
della banca - è subordinata all'esito positivo della verifica - da
parte del Consiglio Superiore della Banca d'Italia - della sussistenza,
in capo all'acquirente, dei necessari requisiti".Da quando è stata privatizzata Banca d'Italia, si è posto l'obiettivo di creare un circuito secondario delle quote, per favorire la libera circolazione delle varie partecipazioni, e anche ridurre la concentrazione di alcuni azionisti, a partire da Intesa Sanpaolo. Una concentrazione frutto delle successivi processi di fusione e aggregazioni tra gli istituti bancari, che hanno portato la banca milanese al primo posto (al 42,4% prima di questa cessione) seguita da Unicredit, intorno al 22%.
Fino a questo momento però un mercato secondario per queste particolarissime "azioni" non si è ancora creato (anche perché le singole transazioni sono soggette al benestare di Via Nazionale). I destinatari naturali sono però gli investitori istituzionali, dagli enti previdenziali alle Fondazioni. In due anni Intesa ha incassato complessivamente 305 milioni di dividendi.
In serata anche Unicredit ha annunciato di aver avviato la riduzione della partecipazione al capitale della Banca d'Italia. L'istituto ha sottoscritto i contratti preliminari per la cessione del 3,2% del capitale per circa 240 milioni. Unicredit controlla 66.342 quote di Bankitalia, pari al 22,1% del capitale. Nel gennaio 2014 un provvedimento del governo ha stabilito la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 156mila euro - valore fermo dai 1936 - a 7,5 miliardi consentendo alle banche azioniste di rafforzare in questo modo il loro patrimonio. Allo stesso tempo, però, veniva fissato un periodo di tre anni entro cui i soggetti che superavano la soglia del 3% avrebbero dovuto cedere la partecipazione eccedente. In teoria, quindi, c'è tempo fino all'inizio del 2017.
rassegna stampa: la Repubblica 17 novembre 2015
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/11/17/news/intesa_accordi_per_vendere_il_5_7_di_bankitalia_a_430_milioni-127573787/?ref=HREC1-27