di VITTORIA PULEDDA

Da quando è stata privatizzata Banca d'Italia, si è posto l'obiettivo di creare un circuito secondario delle quote, per favorire la libera circolazione delle varie partecipazioni, e anche ridurre la concentrazione di alcuni azionisti, a partire da Intesa Sanpaolo. Una concentrazione frutto delle successivi processi di fusione e aggregazioni tra gli istituti bancari, che hanno portato la banca milanese al primo posto (al 42,4% prima di questa cessione) seguita da Unicredit, intorno al 22%.
Fino a questo momento però un mercato secondario per queste particolarissime "azioni" non si è ancora creato (anche perché le singole transazioni sono soggette al benestare di Via Nazionale). I destinatari naturali sono però gli investitori istituzionali, dagli enti previdenziali alle Fondazioni. In due anni Intesa ha incassato complessivamente 305 milioni di dividendi.
In serata anche Unicredit ha annunciato di aver avviato la riduzione della partecipazione al capitale della Banca d'Italia. L'istituto ha sottoscritto i contratti preliminari per la cessione del 3,2% del capitale per circa 240 milioni. Unicredit controlla 66.342 quote di Bankitalia, pari al 22,1% del capitale. Nel gennaio 2014 un provvedimento del governo ha stabilito la rivalutazione delle quote di Bankitalia da 156mila euro - valore fermo dai 1936 - a 7,5 miliardi consentendo alle banche azioniste di rafforzare in questo modo il loro patrimonio. Allo stesso tempo, però, veniva fissato un periodo di tre anni entro cui i soggetti che superavano la soglia del 3% avrebbero dovuto cedere la partecipazione eccedente. In teoria, quindi, c'è tempo fino all'inizio del 2017.
rassegna stampa: la Repubblica 17 novembre 2015
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/11/17/news/intesa_accordi_per_vendere_il_5_7_di_bankitalia_a_430_milioni-127573787/?ref=HREC1-27