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sabato 10 ottobre 2015

Stipendi italiani, ci vogliono quattro operai per fare un dirigente

Le retribuzioni annue lorde del primo semestre 2015 si attestano a 28.653 euro, ma il divario tra gli ultimi inquadramenti e i top manager arriva a undici volte tanto. In Lombardia le buste paga più pesanti, agricoltura dinamica, ma in finanza si guadagna di più


Stipendi italiani, ci vogliono quattro operai per fare un dirigenteMILANO - Ci vogliono quattro operai per fare lo stipendio di un dirigente, ma si può arrivare a undici volte se si parla di amministratori delegati. E’ uno dei dati che emerge dalla panoramica di JobPricing sulle retribuzioni in Italia. Il Salary Outlook 2015, aggiornato al primo semestre 2015, dipinge un quadro di leggero progresso per gli assegni percepiti dai dipendenti del settore privato, che guadagnano potere d’acquisto anche in virtù della dinamica negativa dei prezzi in Italia. Il Nord si conferma la terra più ricca, con la Lombardia capoclasse che offre stipendi annui lordi più alti di un terzo rispetto alla Calabria, ultima in graduatoria.

Il quadro generale. In media, in Italia la retribuzione annua lorda (Ral) del primo semestre 2015 si attesta a 28.653 euro: un dato, dice la ricerca, in linea con quello Ocse e che pone il Paese al nono posto tra le economie più avanzate dell’Eurozona. Una posizione che, però, peggiora sensibilmente considerando il pesante cuneo fiscale che grava sulle buste paga tricolori. Come accennato, la fotografia è ben diversa passando in rassegna dall’alto in basso gli inquadramenti dei lavoratori: dai 105.390 euro l’anno dei dirigenti (4.202 euro al mese per 13 mensilità) si passa ai 23.753 degli operai (1.320 euro). In mezzo, 2.527 euro al mese per i quadri e 1.642 per gli impiegati. La forbice si amplia se si considerano le parti variabile della remunerazione, che permettono ai dirigenti di salire oltre 117mila euro l’anno contro i 24mila degli operai.

INFOGRAFICHE: Tutti i numeri sui salari italiani

Il trend sul 2014. La dinamica degli stipendi italiani è nel complesso positiva sull’ultima rilevazione di JobPricing (aggiornata rispetto al report del febbraio scorso su un valore medio di 28.506 euro), con un incremento dello 0,5% tra gennaio e giugno. Se si considera una dinamica dei prezzi negativa dello 0,1%, ne viene un aumento del potere d’acquisto medio di 0,6 punti. A sorpresa, invece, i dirigenti hanno sofferto un calo delle buste paga dell’1,1%. Un dato che si spiega con “la continua emorragia dei dirigenti, soprattutto più avanti con gli anni e quindi con una retribuzione più pesante”, spiega il responsabile dell’Osservatorio JobPricing, Mario Vavassori (il report). Di fatto, escono dal lavoro quelli che costano di più e non vengono rimpiazzati.

La distribuzione dei salari. Un altro elemento utile per la lettura dei dati che emergono dal report riguarda la distribuzione dei salari, che ovviamente vedono concentrarsi la popolazione dipendente nelle fasce più basse di retribuzione. Tre lavoratori su quattro ricevono una Ral tra 18 e 31mila euro e soltanto il 5,7% si porta sopra i 40mila euro lordi l’anno. Una curva che si spiega anche con la scarsità di alti livelli d’inquadramento in Italia: nel 2014 quasi il 95% di lavoratori del settore privato erano operai o impiegati. E considerando il trend di assottigliamento della truppa di dirigenti, nel futuro sarà difficile vedere un’inversione della dinamica. L’analisi approfondita svela quanto sia profondo il solco tra inquadramenti, in particolare il salto tra impiegati e quadri: i più ‘ricchi’ della prima categoria arrivano a percepire 35mila euro circa, contro i quasi 45mila dei più ‘poveri’ della seconda categoria. In poche parole, se si guarda ai soldi intascati è molto meglio essere ultimo tra i quadri piuttosto che primo tra tra gli impiegati.

CALCOLA se il tuo stipendio è corretto

Ancora Vavassori spiega quali possano essere le linee d'azione, a partire da questi dati, per tracciare una dinamica salariale più equilibrata: “Aumentare la flessibilità tra parte fissa e variabile della remunerazione, anche negli inquadramenti inferiori” è al primo posto, anche per i riflessi positivi sulla produttività. E poi “spingere sul concetto di reverse reward, cioè cambiare progressivamente il sistema basato sugli scatti di anzianità. Va preferita la possibilità di incrementare lo stipendio, quando serve realmente: tra i 30 e 40 anni, stagione che corrisponde per altro con il maggior incremento di performance del lavoratore”.

Le differenze territoriali. A livello geografico, in media la differenza tra la Ral del Nord e quella di Sud e Isole arriva al 20%: 30mila euro a Nord e meno di 25mila euro nel Mezzogiorno. Il divario si va ampliando se si considera che, rispetto al 2014, il report mostra una crescita dello 0,9% a Settentrione, contro il +0,3% del Centro e il +0,2% del Meridione. Scendendo nel dettaglio regionale, la Lombardia si propone come la Regione con gli assegni più pesanti (oltre 31mila euro), seguita da Trenino-Alto Adige ed Emilia Romagna. Nel Centro, il Lazio (29.615 euro) beneficia della presenza di Roma, mentre nel Sud la Campania (26.310 euro) distanzia le altre, che calano fino ai 23.465 euro della Calabria fanalino di coda.

I settori più e meno ricchi. Venendo infine alle differenze tra industrie, va senza dubbio sottolineato l’effetto-Expo sull’agricoltura. Il comparto è sì il più povero del lotto analizzato, con stipendi medi sotto i 24mila euro, ma nei primi sei mesi del 2015 ha registrato il maggior dinamismo con un +3,5%. L’industria finanziaria resta di gran lunga la più ricca

(39.660 euro di media) e stacca nettamente i dipendenti delle utility al secondo posto (31.470 euro). I profili professionali che hanno più soddisfazioni economiche sono quelli impiegati in banche e assicurazioni, nel farmaceutico, nelle telecomunicazioni e nella consulenza It e software.

rassegna stampa: la Repubblica 10 ottobre 2015
http://www.repubblica.it/economia/2015/10/10/news/stipendi_italiani_ci_vogliono_quattro_operai_per_fare_un_dirigente-124718655/?ref=HRLV-5