
Tuttavia per un analisi più approfondita dei dati bisogna considerare l’apprezzamento del dollaro sulle altre monete mondiali che ha fatto diminuire la ricchezza di 13 trilioni di dollari. Al contrario, con i cambi costanti sarebbe aumentata di 13 trilioni. Il nostro Paese rimane al settimo posto al mondo per numero di “super ricchi”. Il 55 per cento degli italiani (29 milioni di persone) inoltre appartiene alla classe media, più che in Francia (24 milioni) e Regno Unito (28 milioni).
Tornando ai dati mondiali anche all’interno dell’un per cento dei super ricchi ci sono differenze: 45mila di questi hanno un reddito superiore a 100 milioni di dollari. Altri 124mila invece hanno una ricchezza pro-capite di 50 milioni di dollari. La Cina è il Paese dove il fenomeno è più accentuato con un incremento dell’8%. Secondo lo studio la concentrazione delle ricchezze non sembra andare incontro a un’inversione di tendenza: per questo chi in partenza ha risorse economiche ristrette, ha poi poche possibilità di recuperare terreno nei confronti dei ceti più abbienti. “La ricchezza della classe media è cresciuta ad un ritmo minore di quella dei ceti alti, questo ha invertito il trend pre-crisi in cui avevamo visto la classe media arricchirsi in modo costante”, ha spiegato il capo esecutivo della banca svizzera Tidjane Thiam. Un’eccezione è rappresentata dall’India dove il patrimonio della classe media dal 2000 ad oggi è cresciuto del 150 per cento, mentre nel resto del mondo è raddoppiato.
rassegna stampa: il fatto quotidiano 13 ottobre 2015