C’è una nuova generazione di italiani con le valigie pronte. Che non
sono più di cartone ma contengono tablet e grandi professionalità. I
dati del Rapporto Giovani portano alla luce un esercito di migranti
italiani. E non potenziali, dato che sono molti quelli che stanno
valutando concretamente di partire entro il 2016. Il 61,1% dei giovani,
secondo l’indagine promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in
collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di
Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, si dichiara pronto a emigrare
all’estero. I dati, qui anticipati da Avvenire, saranno presentati oggi a Treviso nell’ambito del Festival della Statistica.
È
la prima volta che la maggioranza assoluta (e per di più in misura
abbondante) si dice disponibile a espatriare per lavoro. Complice anche
la sfiducia nutrita verso la situazione del nostro paese, non percepita
come transitoria ma come permanente. Il 48,2% dei mille giovani tra i 18
e i 32 anni intervistati nel luglio scorso, si dice poco fiducioso che
tra 3 anni le opportunità per loro in questo Paese saranno migliori di
oggi. E il 23,4% ha una completa sfiducia. Il 75,6% pensa che in Italia
le opportunità siano molto o abbastanza più basse che negli altri paesi
sviluppati.
Ma non è un flusso di disperati, come ci ha
abituati la storia dell’emigrazione italiana (e dell’immigrazione
attuale). Certo l’elemento della fuga è importante ma chi parte sono
giovani intraprendenti, affamati di futuro, carichi di progetti. Grande è
in loro la consapevolezza della mobilità internazionale. I nostri
giovani sono cresciuti in un’ottica che supera i confini nazionali. Il
74,8% degli intervistati considera come una forte motivazione la
possibilità di fare nuove esperienze e il confrontarsi con altre
culture. Una percentuale del tutto identica a chi condivide totalmente
l’affermazione che andare all’estero sia una opportunità.
Una
quota che sale al 99% se si aggiunge anche chi condivide "abbastanza".
Più basso chi pensa che sia una assoluta necessità andare all’estero: il
45,4%. Le mete più ambite? Australia al primo posto, poi Stati Uniti e
Regno Unito, tre paesi di lingua inglese che coprono insieme il 54,8%
delle preferenze. Segue da presso la Germania e poi a distanza Canada,
Francia, Austria, Svizzera e Belgio.
Ma va osservato che sono
soprattutto i giovani più preparati a esprimere il desiderio e la
disponibilità a partire. Specialmente al Sud. Secondo i dati pubblicati
ancora dal Rapporto Giovani all’inizio di agosto, il 73% di chi ha solo
la scuola dell’obbligo è disposto a trasferirsi stabilmente (in Italia o
all’estero) contro l’86% dei laureati. Un fatto che comporta il
depauperamento delle forze migliori di un territorio in difficotà.
Eppure,
se potessero, probabilmente resterebbero. Oltre il 90% degli
intervistati, tanto al Nord quanto al Sud, è convinto di essere la
risorsa più importante del Paese. Ma precarietà e bassa renumerazione
sono gli aspetti indicati come più problematici. Il dato più allarmante è
però costuito dai Neet, ossia i giovani che non studiano né lavorano.
Se al Nord sono il 20%, in molte regioni del Mezzogiorno questa fascia
arriva coprire il 35% dei giovani. Sono i più rassegnati: tra di loro la
percentuale di chi pensa di andarsene è irrisoria. E così le risorse
umane dei territori, per quantità e qualità, si erodono. E velocemente.
rassegna stampa: Avvenire 12 settembre 2015 Alessandro Beltrami
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