Il governo crea fondo contro l’«emarginazione»
Una “ferita” che le autorità
giapponesi hanno a lungo velato. Ma qualcosa sta cambiando. Il primo
ministro nipponico Shinzo Abe ha annunciato la costituzione di un
fondo per cercare di alleviare la povertà dei bambini. La “spinta” viene
dai numeri. Nel 2012 il 16,3 per cento dei minori al di sotto di 17
anni viveva sotto il livello di povertà, fissato a metà del reddito
medio. Si tratta di un dato im- portante, che
si situa sopra quello della Gran Bretagna (9,8 per cento) e sotto
quello degli Stati Uniti (21,2 per cento), secondo l’Organizzazione per
la cooperazione e lo sviluppo economico. Il tasso di povertà balza al
54,6 per cento per le famiglie con un solo
genitore, ed è il peggiore in ambito Ocse. «Il fatto che il governo
riconosca la povertà infantile come questione nazionale è un grande
passo avanti», ha commentato Aya Abe, docente all’Università di Tokyo.
«Tuttavia – ha continuato l’esperto – il governo dovrebbe anche fissare
un impegno finanziario o porre un obiettivo su quanto intende ridurre
il tasso di povertà». Si tratta di un vulnus che
rischia di colpire in profondità gli equilibri, già delicati, del
Giappone. Perché povertà si traduce nell’impossibilità di accedere a
livelli elevati di istruzione, in Paese estremamente selettivo e in cui
i costi legati all’educazione sono esorbitanti – le tasse per un liceo
pubblico arrivano a 400mila yen all’anno, le private anche a un
milione di yen. Nel 2012 il reddito medio delle famiglie a livello
nazionale ammontava a 5,4 milioni di yen (53mila dol-lari), con un
calo su base annua del 2% per tutte le famiglie e il 3,4% per le
famiglie con bambini.
Un’intera generazione di
ragazzi non potrà così qualificarsi per entrare nel mondo del lavoro.
Una zavorra che potrebbe affondare la società giapponese, alle prese
con due dinamiche demografiche allarmanti. La mancanza di manodopera. E
l’invecchiamento progressivo e irreversibile della popolazione. Entro
il 2040 la popolazione del Giappone, secondo stime delle Nazioni Unite,
scenderà a 115 milioni, contro i 127 milioni di oggi. Nel 2013 la
popolazione totale è diminuita di 244mila unità: per ogni mille abitanti
ci sono state 8,2 nascite contro 10.1 morti.
rassegna stampa: Avvenire 12 settembre 2015