@GORA' :

@GORA' :

UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi

Post più popolari

sabato 19 settembre 2015

La terza guerra mondiale a pezzi

Rapporto conflitti dimenticati: +10% in 4 anni. Boom armamenti

Dossier
Per la ricerca, condotta da Caritas, Famiglia Cristiana e Regno, tra il 2011 e il 2014 sono passati da 388 a 424
MILANO
Sono generosi, ma non polli. Solidali, ma non ingenui. Quelli della Caritas italiana intervengono nelle emergenze, soccorrono, curano. Ma intanto studiano a fondo i fenomeni che generano sofferenza e povertà; risalgono alle cause profonde dei conflitti, tutti. E chiedono a noi di fare qualcosa di simile, ossia informarci, prendere coscienza e mai essere superficiali: in una parola, amare sul serio.
Sfogli le 210 pagine del quinto rapporto sui conflitti dimenticati ( Cibo di guerra, Il Mulino, 18 euro) E ti rendi conto della qualità dei ricercatori coinvolti dalla Caritas italiana. Tra i tanti capitoli, il primo che ti costringe a fermarti è forse l’indagine condotta nei Centri di ascolto in Italia, a cura di Marilena Campagna e Walter Nanni, in particolare nelle diocesi che aderiscono al sistema informatico online Ospoweb promosso dalla Caritas stessa. E soprattutto le 25 testimonianze. Ecco i migranti veri, fuor di retorica, senza etichette. Uomini e donne come topi, costretti a nascondersi, presi e maltrattati, in interminabile fuga da situazioni insostenibili. Ieri pomeriggio hanno raccontato la propria esperienza sul campo Moira Monacelli (coordinatrice Caritas Italiana per la Regione del Sahel e West Africa), Matteo Amigoni (coordinatore programmi Caritas Italiana per Filippine ed Indonesia), Monica Ferrari (coordinatrice progetti di Caritas Siria), Daniele Febei (operatore di Caritas Italiana ad Haiti) e Chiara Bottazzi (operatrice di Caritas Italiana in Grecia).
Tra le tante cose che i rapporti dimostrano, il vicedirettore Paolo Beccegato sottolinea come tra il 2011 e il 2014 i conflitti siano aumentati da 388 a 424. Sono quasi sempre guerre interne agli stati, il 90 per cento dalla fine della seconda guerra mondiale, e generano un giro vorticoso di armi: tra il 2010 e il 2014, il mercato è cresciuto del 16 per cento con Usa e Russia a spadroneggiare con il 58 per cento del fatturato. Il punto di svolta è l’11 settembre 2001; prima, le spese militare erano diminuite; da quel momento cresceranno senza sosta. L’attentato alle Twin Towers ha avuto anche l’effetto di incrementare un’industria strategica, quella degli armamenti.
E i media? Il loro ruolo è centrale e don Antonio Sciortino, direttore di 'Famiglia cristiana' (qui partner della Caritas), lo spiega ricorrendo alle nude cifre. Ne bastano due. A chi strilla all’invasione' dei profughi, Sciortino ricorda come gli italiani che lasciano il paese siano comunque il doppio dei richiedenti asilo. E oggi gli immigrati costituiscono il 7 per cento dell’intera popolazione europea: invasione? «Un’informazione corretta – conclude Sciortino – eviterebbe a certi di dibattiti di essere drammaticamente superficiali». Quanto ai conflitti dimenticati, quelli di cui raramente si parla, Sciortino ricorda la Somalia, che in 24 anni ha visto fuggire la metà della sua popolazione.
E noi? La Caritas ha qualcosa da dire al popolo delle parrocchie, ai fedeli tutti. Ci pensano il direttore, don Francesco Soddu, e il presidente Montenegro. Entrambi spiegano come il compito prevalente della Caritas sia «pedagogico», ossia di sensibilizzare le coscienze per un’azione più completa e incisiva a favore dell’uomo. Montenegro ricorda le parole di papa Francesco e gli imminenti appuntamenti ecclesiali. E per rispondere alla classica domanda inespressa («che cosa posso fare concretamente?») racconta di quelle famiglie di Lampedusa, loro sì travolte dai migranti sfiniti, che semplicemente mettono un termos di caffè sulla soglia di casa. E chi lo desidera, si serva pure.
E la politica? «Occorre dialogo, non solo contrapposizione » avverte Montenegro, ma aggiunge, con un tacito riferimento a fatti recenti: «Comunque i popoli possono mettere con le spalle al muto i loro governi». Temi duri, quindi Montenegro, che parla nel primo pomeriggio, sorride: «Spero di essere stato per voi un digestivo, non una camomilla...».

rassegna stampa: Avvenire 12 settembre 2015