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giovedì 24 settembre 2015

Minorenni al lavoro e genitori consenzienti

     Un'indagine Datanalysis conferma la piaga sociale che costringe  all'elusione scolastica i più giovani. Sono stati presentati oggi i dati di un fenomeno che riguarda 280 mila ragazzi: con la benedizione di mamma e papà, ogni mattina escono di casa per contribuire al bilancio familiare. Le risposte arrivano da un campione di 1.000 genitori, piccolo ma rappresentativo spaccato della popolazione italiana


Minorenni al lavoro e genitori consenzientiROMA -  La radiografia (Figli di un lavoro minore) commissionata dall'osservatorio di Paidoss e presentata stamane a Roma, è impietosa. E mette a nudo la realtà  drammatica di tanti adolescenti-lavoratori che la crisi economica ha piegato a scelte di opportunità. Ancor più penoso l'assenso del 54 per cento dei genitori che si autoassolve in nome della necessità. Solo uno su tre si batte in ogni modo pur di vedere il figlio under 16 andare a scuola ogni mattina, mentre il 46% ritiene del tutto normale un esordio precoce nel mondo del lavoro.

Cosa fa l'esercito degli sfruttati.  Garzoni di bar,  commessi nei negozi, parrucchieri, meccanici e manovali, sono le opportunità metropolitane più frequenti di  impiego, mentre a chi vive fuori city restano la chance di offrirsi come bracciante agricolo, manovale nei cantieri, meccanico di officina. In totale, lavorando oltre un milione di ore ogni giorno. Per non parlare dei 30mila  che svolgono attività pericolose o potenzialmente inibenti lo sviluppo fisiologico. E' il caso dei ragazzi che turnano di notte. I dati dell'Istituto di ricerche demoscopiche nell'area della Salute e del Sociale commissionati dall'Osservatorio Nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza (Paidòss) che da domani a sabato si riunisce a Lecce per il congresso nazionale, rivela che il 18 per cento dei giovanissimi abbandona la scuola per la ricerca di un impiego.

La condanna di Paidòss a tutela dei ragazzi. Senza mezzi termini l'Osservatorio della Salute dell'infanzia che da domani a sabato si riunisce a Lecce per il Forum internazionale dell'adolescenza e della Famiglia, chiama in causa la scuola, come deputata alla formazione e all'accompagnamento degli studenti nel mondo del lavoro, salvandoli dallo sfruttamento psicofisico. Spiega Giuseppe Mele, presidente Paidòss: "L'idea che iniziare la gavetta presto aiuti i ragazzi a inserirsi nel mondo del lavoro è falsa e fuorviante, un modo per nascondersi ipocritamente di fronte alla realtà: lavorare prima dei 16 anni è un furto dell'infanzia. Dai dati della ricerca si apprende che i genitori italiani nei confronti del lavoro minorile sono indulgenti: il 26%, con punte del 33 al sud, non ci vede nulla di male, mentre il 20 ritiene che il giudizio debba dipendere dalla situazione del singolo. Ma ciò che forse turba ancora di più è che solo il 34% delle mamme e dei papà costringerebbe a restare sui banchi un figlio intenzionato a lasciare la scuola per lavorare, impedendogli una scelta dannosa per la sua vita: uno su quattro accetterebbe la decisione pur ritenendola un errore, uno su cinque la considera una volontà da rispettare comunque. Non è così: ogni bambino ha il diritto di essere protetto dallo sfruttamento economico, in qualunque forma".

Per i genitori è un problema degli altri. Il  30 per cento dei genitori del Belpaese si illude, ritenendo che  il fenomeno in Italia riguardi solo gli stranieri, il 55% lo considera un dramma dei Paesi sottosviluppati, il 40 ignora del tutto l'esistenza dei piccoli sfruttati anche italiani. E invece dell'esercito dei 280mila lavoratori teen-agers, appena 20mila sono stranieri, mentre il 17% dei genitori intervistati ammette che i ragazzini lavoratori sono una realtà. Chi sono? Figli di amici e parenti o conoscenti dei propri figli: fino al 22-24% nel nord. Nonostante l'evidenza, è ancora valido l'antico pregiudizio verso il sud, visto che il 40% crede che si tratti di un problema confinato al meridione.

I rischi per la salute e per lo sviluppo. "Il lavoro minorile mette a rischio lo sviluppo psicofisico dei ragazzi  -  avverte Claudio Mencacci, past president della Società Italiana di Psichiatria e direttore del Dipartimento di Salute Mentale del Fatebenefratelli di Milano  -  rubando tempo che andrebbe impiegato diversamente: confrontarsi in ambienti sani con il mondo degli adulti, stare con gli amici, studiare, leggere, fare sport sono le attività che aiutano il fisico e il cervello a svilupparsi nel migliore dei modi. Cancellare riposo, svago, sport e apprendimento significa aumentare il rischio di disagi psichici e disturbi dell'umore. E una volta adulti, questi ragazzini potrebbero ritrovarsi a fare i conti con ansia e stress e anche a pagare le conseguenza della sottrazione di quelle risorse che permettono una adeguata "costruzione di sé" . Insomma, sono questi gli elementi che possono minare il benessere mentale futuro di questi ragazzi. Ragazzi costretti a crescere troppo in fretta, magari sotto la pressione della necessità di contribuire a far quadrare i bilanci familiari".

I diritti contro lo sfruttamento economico. Camilla Fabbri, presidente della commissione d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro, si appella alla Dichiarazione sui diritti del fanciullo approvata nel '59 dall'assemblea generale dell'Onu. Questa detta regole precise agli Stati membri contro lo sfruttamento economico e qualsiasi tipo di lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale. "Il lavoro minorile  -  osserva la Fabbri - certifica la sconfitta di ogni società, chiamata invece a garantire il diritto allo studio e alla crescita. E' indispensabile avviare un'operazione di contrasto di carattere globale, che deve vedere impegnato anche il nostro Paese. Un minore sfruttato non sarà mai un cittadino libero. E per questo, nell'atto istitutivo della commissione d'inchiesta sugli infortuni sul lavoro è richiamato il dovere di accertare l'entità della presenza di minori sui posti di lavoro, con particolare riguardo a quelli provenienti dall'estero e alla loro protezione ed esposizione a rischio".


rassegna stampa: la Repubblica 23 settembre 2015
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