Stefania Spani ••
Le nuove regole in
vigore dal 2019 sono più severe di quelle di Basilea.
Gli 8 colossi potrebbero dover
incrementare le riserve di 200 miliardi.
La Federal
Reserve al lavoro sui requisiti di capitale delle grandi banche americane
NEW YORK - Con l'intento di evitare che una banca
si ritrovi ad essere «troppo grande per fallire», la Federal Reserve ha
adottato nuove regole in base alle quali gli otto principali istituti di
credito americani potrebbero dovere incrementare le loro riserve di
capitale per un valore totale di 200 miliardi di dollari. La mossa
della banca centrale Usa-pensata per i gruppi così «importanti su scala
globale» da mettere potenzialmente a repentaglio l'intero sistema
finanziario - è stata annunciata alla vigilia del quinto anniversario del
Dodd-Frank Act, la riforma finanziaria ratificata dal presidente
americano Barack Obama il 21 luglio 2010 ossia quasi due anni dopo il
collasso di Lehman Brothers. Come da attese, sette banche (Bank of
America, Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of New York
Mellon, Citigroup e State Street) già rispettano i nuovi requisiti,
proposti per la prima volta lo scorso dicembre e finalizzati ieri. Fa
eccezione soltanto JP Morgan, che si trova a corto di 12,5 miliardi di
dollari, una cifra comunque più bassa del buco da 21 miliardi stimato a
fine 2014.
Le nuove regole, che entreranno in vigore dal gennaio 2019,
sono più severe di quelle stabilite a livello internazionale dal
Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e sono pensate per
«ridurre i rischi posti da una GSIB (global systemi- cally important
bank, ndr) alla stabilità finanziaria Usa», ha spiegato la banca
centrale Usa. Gli addizionali "cuscinetti" di capitale richiesti
aiuteranno a «garantire che una GSIB abbia capitali sufficienti per
continuare le sue attività durante periodi di stress e a proteggere il
sistema finanziario dai rischi legati al suo fallimento». Come aggiunto
da Janet Yellen, «l'obiettivo chiave dell'aumento delle riserve di
capitale è richiedere alle banche di farsi carico dei costi che il loro
fallimento imporrebbe agli altri». Il governatore della Fed ha precisato
che quelle banche «devono avere una quantità di capitale
sostanzialmente più alta, ridurre la probabilità che falliscano o
rimpicciolire le loro dimensioni minimizzando i danni che il loro
fallimento causerebbe al nostro sistema finanziario». In pratica, le
nuove regole portano le banche a due possibili scelte. La prima è
finanziare le loro attività con meno fondi presi in prestito e aumentare
i loro cuscinetti di capitale sotto forma di common equity, opzione che
mette un freno ai ritorni. La seconda è ridurre la portata delle
riserve addizionali riducendo le loro attività rischiose attraverso per
esempio un ridimensionamento della dipendenza da fonti di finanziamento
di breve termine, che come tali possono essere volatili. Se le norme
non verranno rispettate, le banche rischiano di vedersi imporre limiti alla
distribuzione di dividendi e di bonus. La dimensione del capitale
addizionale richiesto varia da banca a banca e dipende da quanto è
rischiosa in base a una formula creata dalla Fed e dai regolatori
internazionali. Il valore di quel cuscinetto può salire o scendere a
seconda dei cambiamenti nella dimensione e nella complessità di un
gruppo. Quel cuscinetto è compreso tra l'1% e il 4,5% degli asset considerati rischiosi e va ad aggiungersi al requisito del 7% che le
istituzioni finanziarie devono già rispettare. È JP Morgan
a dovere subire il maggiore incremento, pari al 4,5% degli asset ritenuti
rischiosi. Segue Citigroup con un « surcharge» (così lo chiamano in Usa)
del 3,5%; per Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley è del 3%;
WellsFargo del 2%; State Street delPi.5%; Bank of New York Mellon
dell'1%. Resta ancora da capire se la Fed intende incorporare il nuovo
requisito nei cosiddetti "stress test" annuali. Se così fosse le banche
sarebbero costrette ad ampliare ancora di più le loro riserve di
capitale contro potenziali perdite, una prospettiva che di certo non
piace alle dirette interessate. Una decisione è attesa per fine anno.
Sempre ieri la Fed ha deciso di dare a Ge Capital più tempo per
adeguarsi alle regole più stringenti dell'istituto centrale. Di fatto
scala al 2018 il momento il cui la divisione finanziaria di General
Electric dovrà prepararsi agli stress test, avere più alti livelli
patrimoniali e aggiungere membri indipendenti al suo cda.
Sostanzialmente la Fed - che ha etichettato Ge Capital come una
«istituzione finanziaria importante alivello sistemico» (SIFI) riconosce
il processo in corso di disinvestimento del braccio finanziario di Ge,
cosa che porterà la conglomerata a cercare di non essere più considerata
una SIFI.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
rassegna stampa: il Sole 24 Ore 21 luglio 2015
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il diario della crisi
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