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martedì 1 settembre 2015

Fed, stretta sui big bancari: Capitale più alto contro la crisi

Stefania Spani •• 
 Le nuove regole in vigore dal 2019 sono più severe di quelle di Basilea. 
Gli 8 colossi potrebbero dover incrementare le riserve di 200 miliardi. 

La Federal Reserve al lavoro sui requisiti di capitale delle grandi banche americane 

NEW YORK -  Con l'intento di evitare che una banca si ritrovi ad essere «troppo grande per fallire», la Federal Reserve ha adottato nuove regole in base alle quali gli otto principali istituti di credito americani potrebbero dovere incrementare le loro riserve di capitale per un valore totale di 200 miliardi di dollari. La mossa della banca centrale Usa-pensata per i gruppi così «importanti su scala globale» da mettere potenzialmente a repentaglio l'intero sistema finanziario - è stata annunciata alla vigilia del quinto anniversario del Dodd-Frank Act, la riforma finanziaria ratificata dal presidente americano Barack Obama il 21 luglio 2010 ossia quasi due anni dopo il collasso di Lehman Brothers. Come da attese, sette banche (Bank of America, Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of New York Mellon, Citigroup e State Street) già rispettano i nuovi requisiti, proposti per la prima volta lo scorso dicembre e finalizzati ieri. Fa eccezione soltanto JP Morgan, che si trova a corto di 12,5 miliardi di dollari, una cifra comunque più bassa del buco da 21 miliardi stimato a fine 2014. 
Le nuove regole, che entreranno in vigore dal gennaio 2019, sono più severe di quelle stabilite a livello internazionale dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e sono pensate per «ridurre i rischi posti da una GSIB (global systemi- cally important bank, ndr) alla stabilità finanziaria Usa», ha spiegato la banca centrale Usa. Gli addizionali "cuscinetti" di capitale richiesti aiuteranno a «garantire che una GSIB abbia capitali sufficienti per continuare le sue attività durante periodi di stress e a proteggere il sistema finanziario dai rischi legati al suo fallimento». Come aggiunto da Janet Yellen, «l'obiettivo chiave dell'aumento delle riserve di capitale è richiedere alle banche di farsi carico dei costi che il loro fallimento imporrebbe agli altri». Il governatore della Fed ha precisato che quelle banche «devono avere una quantità di capitale sostanzialmente più alta, ridurre la probabilità che falliscano o rimpicciolire le loro dimensioni minimizzando i danni che il loro fallimento causerebbe al nostro sistema finanziario». In pratica, le nuove regole portano le banche a due possibili scelte. La prima è finanziare le loro attività con meno fondi presi in prestito e aumentare i loro cuscinetti di capitale sotto forma di common equity, opzione che mette un freno ai ritorni. La seconda è ridurre la portata delle riserve addizionali riducendo le loro attività rischiose attraverso per esempio un ridimensionamento della dipendenza da fonti di finanziamento di breve termine, che come tali possono essere volatili. Se le norme non verranno rispettate, le banche rischiano di vedersi imporre limiti alla distribuzione di dividendi e di bonus. La dimensione del capitale addizionale richiesto varia da banca a banca e dipende da quanto è rischiosa in base a una formula creata dalla Fed e dai regolatori internazionali. Il valore di quel cuscinetto può salire o scendere a seconda dei cambiamenti nella dimensione e nella complessità di un gruppo. Quel cuscinetto è compreso tra l'1% e il 4,5% degli asset considerati rischiosi e va ad aggiungersi al requisito del 7% che le istituzioni finanziarie devono già rispettare. È JP Morgan a dovere subire il maggiore incremento, pari al 4,5% degli asset ritenuti rischiosi. Segue Citigroup con un « surcharge» (così lo chiamano in Usa) del 3,5%; per Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley è del 3%; WellsFargo del 2%; State Street delPi.5%; Bank of New York Mellon dell'1%. Resta ancora da capire se la Fed intende incorporare il nuovo requisito nei cosiddetti "stress test" annuali. Se così fosse le banche sarebbero costrette ad ampliare ancora di più le loro riserve di capitale contro potenziali perdite, una prospettiva che di certo non piace alle dirette interessate. Una decisione è attesa per fine anno. Sempre ieri la Fed ha deciso di dare a Ge Capital più tempo per adeguarsi alle regole più stringenti dell'istituto centrale. Di fatto scala al 2018 il momento il cui la divisione finanziaria di General Electric dovrà prepararsi agli stress test, avere più alti livelli patrimoniali e aggiungere membri indipendenti al suo cda. Sostanzialmente la Fed - che ha etichettato Ge Capital come una «istituzione finanziaria importante alivello sistemico» (SIFI) riconosce il processo in corso di disinvestimento del braccio finanziario di Ge, cosa che porterà la conglomerata a cercare di non essere più considerata una SIFI. 
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rassegna stampa: il Sole 24 Ore 21 luglio 2015