Primo Ministro dell’Australia
Il
15 e 16 novembre prossimo a Brisbane, Ella presiederà il Vertice dei
Capi di Stato e di Governo dei 20 Paesi con le maggiori economie,
portando in tal maniera a termine la Presidenza australiana del Gruppo
dei 20 nell’anno trascorso. La Presidenza ha dato prova di rappresentare
una eccellente opportunità per tutti di apprezzare il significativo
contributo dato dall’Oceania nella gestione delle problematiche mondiali
e dei suoi sforzi per promuovere una costruttiva integrazione di tutti i
Paesi.
L’agenda del G20 a Brisbane è particolarmente concentrata sugli
sforzi per rilanciare un progetto di crescita sostenibile dell’economia
mondiale, allontanando in tal modo lo spettro della recessione globale.
Dal lavoro preparatorio è emerso un punto cruciale, vale a dire,
l’imperativo di creare opportunità d’impiego dignitose, stabili e a
favore di tutti. Questo presuppone e richiede un miglioramento nella
qualità della spesa pubblica e degli investimenti, la promozione di
investimenti privati, un equo e adeguato sistema di tassazione, uno
sforzo concertato per combattere l’evasione fiscale e una
regolamentazione del settore finanziario, che garantisca onestà,
sicurezza e trasparenza.
Vorrei chiedere ai Capi di Stato e di Governo del G20 di non
dimenticare che dietro queste discussioni politiche e tecniche sono in
gioco molte vite e che sarebbe davvero increscioso se tali discussioni
dovessero rimanere puramente al livello di dichiarazioni di principio.
Nel mondo, incluso all’interno degli stessi Paesi appartenenti al G20, ci sono troppe donne e uomini che soffrono a causa di grave malnutrizione, per la crescita del numero dei disoccupati, per la percentuale estremamente alta di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale che può portare a favorire l’attività criminale e perfino il reclutamento di terroristi. Oltre a ciò, si riscontra una costante aggressione all’ambiente naturale, risultato di uno sfrenato consumismo e tutto questo produrrà serie conseguenze per l’economia mondiale.
Nel mondo, incluso all’interno degli stessi Paesi appartenenti al G20, ci sono troppe donne e uomini che soffrono a causa di grave malnutrizione, per la crescita del numero dei disoccupati, per la percentuale estremamente alta di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale che può portare a favorire l’attività criminale e perfino il reclutamento di terroristi. Oltre a ciò, si riscontra una costante aggressione all’ambiente naturale, risultato di uno sfrenato consumismo e tutto questo produrrà serie conseguenze per l’economia mondiale.
È mia speranza che possa essere raggiunto un sostanziale ed effettivo consenso circa i temi posti in agenda. Allo stesso modo, spero che le valutazioni dei risultati di questo consenso non si restringeranno agli indici globali, ma prenderanno parimenti in considerazione il reale miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie più povere e la riduzione di tutte le forme di inaccettabile disuguaglianza. Formulo queste speranze in vista dell’Agenda post-2015, che sarà approvata dalla corrente sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che dovrebbe includere gli argomenti vitali del lavoro dignitoso per tutti e del cambiamento climatico.
I Vertici del G20, che iniziarono con la crisi finanziaria del 2008, si sono svolti sul drammatico sfondo di conflitti militari, e questo ha prodotto disaccordi tra i membri del Gruppo. È motivo di gratitudine che tali disaccordi non abbiano impedito un dialogo genuino all’interno del G20, con riferimento sia ai temi specificamente in agenda che a quelli della sicurezza globale e della pace. Ma questo non basta. Il mondo intero si attende dal G20 un accordo sempre più ampio che possa portare, nel quadro dell’ordinamento delle Nazioni Unite, a un definitivo arresto nel Medio Oriente dell’ingiusta aggressione rivolta contro differenti gruppi, religiosi ed etnici, incluse le minoranze. Dovrebbe inoltre condurre ad eliminare le cause profonde del terrorismo, che ha raggiunto proporzioni finora inimmaginabili; tali cause includono la povertà, il sottosviluppo e l’esclusione. È diventato sempre più evidente che la soluzione a questo grave problema non può essere esclusivamente di natura militare, ma che si deve anche concentrare su coloro che in un modo o nell’altro incoraggiano gruppi terroristici con l’appoggio politico, il commercio illegale di petrolio o la fornitura di armi e tecnologia. Vi è inoltre la necessità di uno sforzo educativo e di una consapevolezza più chiara che la religione non può essere sfruttata come via per giustificare la violenza.
Questi conflitti lasciano profonde cicatrici e producono in varie
parti del mondo situazioni umanitarie insopportabili. Colgo questa
opportunità per chiedere agli Stati Membri del G20 di essere esempi di
generosità e di solidarietà nel venire incontro alle tante necessità
delle vittime di questi conflitti, e specialmente nei confronti dei
rifugiati.
La situazione nel Medio Oriente ha riproposto il dibattito sulla
responsabilità della comunità internazionale di proteggere gli individui
e i popoli da attacchi estremi ai diritti umani e contro il totale
disprezzo del diritto umanitario. La comunità internazionale, e in
particolare gli Stati Membri del G20 dovrebbero anche preoccuparsi della
necessità di proteggere i cittadini di ogni Paese da forme di
aggressione, che sono meno evidenti, ma ugualmente reali e gravi. Mi
riferisco specificamente agli abusi nel sistema finanziario, come quelle
transazioni che hanno portato alla crisi del 2008 e più in generale
alla speculazione sciolta da vincoli politici o giuridici e alla
mentalità che vede nella massimizzazione dei profitti il criterio finale
di ogni attività economica. Una mentalità nella quale le persone sono
in ultima analisi scartate non raggiungerà mai la pace e la giustizia.
Tanto a livello nazionale come a livello internazionale, la
responsabilità per i poveri e gli emarginati deve perciò essere elemento
essenziale di ogni decisione politica.
Con la presente lettera, desidero esprimere il mio apprezzamento
per il vostro lavoro, Signor Primo Ministro, ed offrire il mio
incoraggiamento e la mia preghiera per le deliberazioni che dovranno
essere adottate e per la riuscita del Vertice. Invoco la benedizione
divina su tutti coloro che prendono parte a questo incontro e su tutti i
cittadini dei Paesi del G20. In modo particolare, esprimo i miei più
sentiti auguri, insieme alla mia preghiera, per la felice conclusione
della presidenza dell’Australia e volentieri Le assicuro la mia più alta
considerazione.
Dal Vaticano, 6 novembre 2014
Francesco
rassegna stampa: Avvenire 11.11.2014
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