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lunedì 3 novembre 2014

Credito difficile se sei precario: negati prestiti a sette giovani su dieci

Dalla rata per la macchina al prestito per aprire un'attività. Fino al mutuo per la casa. Accedere al credito resta difficile per chi non ha un lavoro stabile. E, muovendosi tra banche e finanziarie, un giovane precario continua a incassare una lunga serie di “no”. E' quanto emerge da un'indagine dell'Adnkronos, che rielabora dati raccolti su tutto il territorio nazionale.
In media, a sette giovani con contratti a termine su dieci viene negato un prestito. Almeno restando nei canali principali e “sicuri”, rivolgendosi agli istituti di credito e alle principali finanziarie. Spesso è solo il soccorso di un “garante”, un genitore o un parente con una situazione stabile, a sbloccare istruttorie altrimenti destinate a essere cestinate. Ma in questi casi sono le condizioni del prestito a cambiare, con una serie di clausole incrociate che vanno a gravare interamente sulla copertura offerta dal garante.
Solo il 30% delle richieste va a buon fine senza un soccorso esterno. Si tratta dei casi in cui le banche e le finanziarie offrono prodotti ad hoc che presentano condizioni molto più sfavorevoli, guardano al tetto del finanziamento, al tasso di interesse, e alla durata della rate, rispetto al prodotto equivalente destinato al lavoratore a tempo indeterminato. In sostanza, se il mercato del lavoro ha virato ormai verso la flessibilità (in cinque anni, tra il 2008 e il 2013, sono crollati del 46,4% i contratti a tempo indeterminato e aumentati del 19,7% quelli a termine), il mercato del credito resta sostanzialmente rigido, escludendo di fatto chi non può contare su un contratto stabile o su un garante fidato.
In questo contesto, per molti l'alternativa è quella di ripiegare sui prestiti facili, spesso a rischio truffa. Veloci, facili, senza garanzie. Online, si moltiplicano le offerte, condite da slogan “accattivanti”. E, di conseguenza, cresce anche il rischio truffe: su dieci siti internet, sei chiedono un anticipo per le spese di istruttoria, a fronte di un documento inviato via mail, senza alcuna verifica preventiva. 

rassegna stampa: Sole 24 Ore 1 novembre 2014