LONDRA – La fine dell’anno è tradizionalmente un tempo per bilanci e quello del 2015 in apparenza non sembra molto roseo: guerra civile, se non ormai mondiale, in Siria, attacchi terroristici a Parigi e in ogni continente, terremoti, uragani e inondazioni come promemoria di un clima impazzito. Eppure l’anno che sta concludendosi contiene anche buone notizie, alcune così importanti da indurre qualche commentatore a ritenerlo complessivamente un anno di progressi per l’umanità.
Il professor Angus Hervey, economista, scienziato e fondatore di Future Crunch, un centro studi sul futuro del pianeta, ne ha stilato una lista sull'Independent di Londra. A cominciare dalle cifre della Banca Mondiale secondo cui l’estrema povertà (definita come vivere con meno di 1 dollaro e 90 centesimi al giorno) è calata al suo minimo storico, cioè al minimo da quando viene calcolato questo indice della miseria e della sofferenza: una condizione che riguarda 702 milioni di persone, pari al 9,6 per cento della popolazione globale, un calo considerevole rispetto ai 902 milioni, pari al 12,8 per cento del totale, registrato nel 2012 e un passo nella direzione di eliminare la povertà entro il 2030, uno degli obiettivi fissati dall’Onu. “Siamo la prima generazione nella storia dell’uomo che può mettere fine alla povertà estrema”, commenta Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale.
L’anno che sta per finire ha portato anche altre buone novelle. Il professor Hervey cita in particolare il calo dell’analfabetismo (negli ultimi 15 anni il numero dei bambini senza accesso a istruzione scolastica si è dimezzato, da poco più di 100 a poco più di 50 milioni), la crescita dell’accesso a internet (3 miliardi e 200 milioni di persone sono collegate al web, di cui 2 miliardi in paesi in via di sviluppo, nel 2000 erano rispettivamente 300 e 100 milioni), la continua diminuzione di decessi per malaria, poliomelite, aids e mortalità infantile, l’accordo di Parigi per fermare il cambiamento climatico. “Il mondo non è un posto perfetto e abbiamo ancora molti problemi e molte sfide”, conclude lo studioso, “ma bisogna riuscire ad avere due idee in testa allo stesso tempo: il mondo sta migliorando e non è ancora migliorato abbastanza”.
rassegna stampa, la repubblica 30 dicembre 2015 di ENRICO FRANCESCHINI
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