@GORA' :

@GORA' :

UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi

Post più popolari

martedì 16 giugno 2015

Il Canton Ticino vota il salario minimo: 3.000 euro netti al mese

Passa al referendum: gli assegni dei lavoratori non potranno andare sotto quella cifra. Una mossa per combattere la guerra al ribasso sugli stipendi innescata dalla presenza di aziende e frontalieri italiani. "Rischiamo di diventare la Cina della Svizzera", spiega il promotore dell'iniziativa e coordinatore dei Verdi

Il Canton Ticino vota il salario minimo: 3.000 euro netti al mese         LUGANO - "Salviamo il lavoro in Ticino". Adottando questo slogan, i Verdi del Cantone italofono svizzero hanno fatto passare in referendum, ieri, il principio di un salario minimo di poco più di tre mila euro netti mensili, da inserire nella Costituzione. Non si tratta, beninteso, del reddito di cittadinanza bensì della soglia salariale al di sotto della quale un lavoratore non può andare.

A favore ha votato il 54,7 per cento degli elettori che si sono recati alle urne. Il risultato è il segnale di una chiara rivolta di molti ticinesi contro il dumping salariale, praticato dalle aziende estere, in prevalenza italiane, che si insediano nel loro Cantone, assumendo lavoratori frontalieri. Il cui numero, ormai, ha sperato le 61 mila unita'. "Rischiamo di diventare la Cina della Svizzera", spiega sconsolato il deputato Sergio Savoia, coordinatore dei Verdi e promotore dell'iniziativa a favore del salario minimo.

Lei dice la Cina della Svizzera. Ci faccia un esempio. "Guardi, le cito il settore farmaceutico. A Zurigo e Basilea lo stipendio medio e' di 10 mila franchi al mese, in Ticino siamo sui cinque mila". È questo come lo spiega? "Con il fatto che, grazie all'assunzione di frontalieri, le retribuzioni, nel mio Cantone, si stanno sempre più allineando alla media lombarda". Con la vostra iniziativa per un salario minimo così elevato, almeno se visto con occhi italiani, non temete che molti imprenditori, insediatisi in Svizzera dalla penisola, finiscano per tornare da dove sono venuti? "Può darsi che qualcuno se ne vada ma, se dovesse farlo per questo motivo, non sarebbe una gran perdita". "A mio avviso - aggiunge Savoia - la maggior parte rimarrà perché abbiamo altri atout, quali la pressione fiscale sulle aziende bassa, la burocrazia svelta ed efficiente ed il costo dei lavoratori, per le imprese, decisamente inferiore, rispetto all'Italia".

Va detto che, in Svizzera, lo scorso anno la sinistra e i sindacati avevano tentato di far passare, a livello nazionale, una proposta analoga, che però era stata bocciata dagli elettori. Ora, il fatto che riemerga in Ticino, pone un problema di compatibilità tra la costituzione cantonale è quella federale. "Non sarà facile da applicare ma troveremo una soluzione, in quanto i cittadini hanno manifestato un disagio e dobbiamo tenerne conto", ha rassicurato il Ministro ticinese delle Finanze, Christian Vitta. D'altronde altri due Cantoni, Neuchatel e Giura, entrambi confrontati con il problema del dumping salariale, hanno già introdotto un salario minimo.


rassegna stampa: la Repubblica 15 giugno 2015