Grazie alle aste del TLTRO le banche italiane si sono
intascate 108,3 miliardi di euro, ma poco o niente è arrivato nelle
tasche di privati, famiglie e imprese italiane. Lo scorso
settembre la BCE di Mario Draghi ha lanciato le aste Targeted Long Term
Refinancing Operation con l’obiettivo di contrastare il crescente credit
cruch in Europa spingendo così le banche a riaprire i rubinetti del
credito ai privati. Ma qualcosa nei progetti della BCE, non sta andando
nel verso sperato, perchè nelle tasche di famiglie e imprese sono
arrivate soltanto le briciole dei 108,3 miliardi intascati dalle banche
italiane.
Le aste del Targeted Long Term Refinancing Operation sono iniziate lo scorso settembre. Si tratta di operazioni
di finanziamento a lungo termine, aste in cui la BCE mette a
disposizione delle banche europee liquidità a basso costo in cambio di
collaterale come garanzia.
Ma questo strumento di politica espansiva era già stato messo in
campo dalla BCE prima del settembre 2014, ma con risultati più che
modesti. Tra il dicembre 2011 e il febbraio 2012 la BCE ha offerto due tranche da 1000 miliardi di euro alle banche europee,
ma la maggior parte della liquidità incassata dalle banche è stata
utilizzata per rifinanziare obbligazioni in scadenza o acquistare titoli
di stato. Così facendo le banche italiane hanno ottenuto discreti
guadagni, ma poco o niente è arrivato nelle tasche dei privati.
Per questo motivo lo scorso anno, Draghi ha inserito nell’operazione di rifinanziamento a lungo termine la dicitura “Targeted”, ovvero “mirato”.
Le nuove operazioni di rifinanziamento sono quindi vincolate ai loro
destinatari, imprese e famiglie a cui devono arrivare i soldi intascati
dalle banche, altrimenti le banche saranno costrette nel 2016 a
restituire alle BCE la liquidità erogata.
In questi giorni si è conclusa la quarta asta del TLTRO dopo quelle tenute a settembre, dicembre e marzo.
Alla quarta asta del TLTRO 128 banche europee hanno ottenuto dalla BCE
liquidità per 73,8 miliard di euro, di questi circa 14,3 miliardi sono
andati nelle tasche delle banche italiane. Con l’asta di giugno il totale della liquidità ottenuta dagli istituti italiani sale così a 108,3 miliardi di euro.
E i prestiti ai privati italiani? Restano al palo.
Nonostante la forte iniezione di liquidità da parte della BCE il sistema
bancario italiano non trasmette ai privati il credito ottenuto. A
confermarlo sono i dati di Bankitalia secondo cui i prestiti a famiglie e
imprese del Belpaese continuano a calare. Ad aprile, secondo quanto
riporta la Banca d'Italia nell'analisi delle principali voci dei bilanci
bancari, “hanno registrato una contrazione su base annua dell’1,4 per cento, stesso valore di marzo. In
dettaglio i prestiti alle famiglie sono calati dello 0,2 per cento sui
dodici mesi (-0,3 nel mese precedente); quelli alle società non
finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 2,2 per cento,
come a marzo”.
Il trend negativo è confermato anche a maggio da un rapporto di Unimpresa: "Negli
ultimi cinque anni i finanziamenti alle imprese sono diminuiti di 36,2
miliardi (-4,28%): da marzo 2010 a marzo 2015 gli impieghi destinati
alle aziende sono passati da 845,9 miliardi a 809,7 miliardi.
Sono diminuiti i finanziamenti di tutti i tipi di durata: quelli a breve
termine sono scesi di 16,7 miliardi da 316,7 miliardi a 300 miliardi
(-5,28%); quelli a media scadenza sono calati di 10,7 miliardi da 143,9
miliardi a 133,1 miliardi (-7,49%); quelli di lungo periodo sono
diminuiti di 8,7 miliardi da 385,3 miliardi a 376,6 miliardi (-2,26%)".
Insomma i rubinetti del credito, ormai chiusi da anni, non sembrano essere riaperti se non col contagocce. Ma allora che fine hanno fatto i 108,3 miliardi di liquidità incassata dagli istituti italiani da settembre 2014 a giugno 2015? Qualcosa nel piano di Mario Draghi per ammormidire il credit crunch è andato storto.
All’indomani dell’annuncio della prima asta del TLTRO, si erano subito alzate le voci degli scettici.
Tra queste anche l’agenzia di rating internazionale Fitch che in una
nota scriveva: “Le banche in Spagna, Italia, Portogallo e Grecia
sfrutteranno la possibilità di accedere ai prestiti a basso costo con
scadenza settembre 2018. Tuttavia i fondi Tltro potrebbero essere
utilizzati principalmente per sostituire gli esistenti prestiti Ltro con
scadenza a gennaio e febbraio 2015, e per rifinanziare altro funding
all’ingrosso. Alcune banche potrebbero essere costrette a restituire i
fondi a settembre del 2016, con due anni di anticipo rispetto alla
scadenza naturale, ma avranno comunque beneficiato di due anni di
finanziamenti a condizioni favorevoli”.
Come previsto, molte banche hanno utilizzato la liquidità per
rimborsare alla BCE i precedenti finanziamenti triennali TLTRO in
scadenza tra il 2014 e il 2015. In pratica le banche hanno
sostituito i finanziamenti triennali con la nuova liquidità fornita
dalle ultime quattro aste del TLTRO, ma sono anche aumentati
gli investimenti delle banche italiane in Titoli di Stato del nostro
Paese: questo ha favorito il trend negativo del credito a famiglie e
imprese.
Lo stesso Draghi, conscio del modesto risultato delle prime aste del TLTRO, ha spinto per mettere in campo il Quantitative easing, lo strumento di politica monetaria ultraespansiva che si spera abbia risultati migliori delle precedenti iniziative.
rassegna stampa: da International Business Times 22.06.2015
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il diario della crisi
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