@GORA' :

@GORA' :

UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi

Post più popolari

domenica 14 giugno 2015

Gli impieghi delle banche scendono del 4%

Chiude in “rosso” il bilancio dell’agregato bancario al 31 dicembre 2014. I primi nove gruppi del credito, compresi nel Top Banche, registrano in totale una perdita netta di 4 miliardi: una cifra in forte recupero rispetto ai -20 miliardi dell’anno precedente, anche se di segno ancora negativo.
Il miglioramento deriva da una catena di eventi favorevoli. Anzitutto dall’aumento dei ricavi: +1,4 per cento. In secondo luogo dalla diminuzione dei costi (-1,3%) ed in modo particolare delle perdite su crediti (-17%), che rappresentano la voce più critica dei bilanci bancari. In terzo luogo dalle operazioni straordinarie, che hanno avuto un saldo positivo di circa 800 milioni contro i -12,5 miliardi del 2013: un progresso di oltre 13 miliardi per il venir meno delle svalutazioni degli avviamenti e degli altri attivi immateriali. Ciononostante, il Roe (la redditività del patrimonio netto) è negativo. Segno che la strada per il ritorno al profitto è tuttora in salita.
La raccolta, quella indiretta, derivante dalla sottoscrizione di fondi, sale del 15%, e sale del 3% anche il patrimonio netto complessivo. Nello stesso tempo non smettono di crescere i crediti deteriorati, che aumentano del 5,5% ripetto al 2013. La somma degli incagli, delle sofferenze, dei crediti ristrutturati e dei crediti scaduti supera in totale i 133 miliardi, 30 dei quali non coperti da alcuna garanzia. Le sole sofferenze, ovvero i crediti inesigibili, che dovranno essere molto probabilmente svalutati nei bilanci futuri, ammontano a 57 miliardi. L’incognita maggiore è però costituita dagli incagli, cioè i 58 miliardi di crediti congelati per temporanee difficoltà finanziarie dei creditori. Il problema sarà il modo in cui questi creditori usciranno dalla crisi: in che misura gli incagli si trasformeranno in sofferenze. Non è questione di poco conto, perché un aumento dei crediti inesigibili avreb- be inevitabili ripercussioni sulle perdite su crediti; di conseguenza, sul risultato d’esercizio dell’aggregato.
L’analisi dei singoli casi evidenzia situazioni molto differenziate. Dei nove gruppi del Top Banche, solo tre registrano un incremento delle perdite su crediti: Monte dei Paschi (Mps), Banco Popolare e Mediobanca. Con una differenza: per Mediobanca l’incremento è del 17,5% (pari a 100 milioni) ed è dovuto alle sole attività di credito al consumo; per le altre due l’incremento supera il 100 per cento. In particolare, le perdite su crediti di Mps sono quasi il triplo di quelle del 2013 (+188%, pari a quasi 8 miliardi), quelle di Banco Popolare poco più del doppio (+108%, pari a 3,6 miliardi), e in entrambi i casi del costo del rischio aumenta di molto. Più di due terzi delle rettifiche di Mps e circa il 40% di quelle di Banco Popolare sono peraltro il risultato di una diversa metodologia di classificazione e valutazione del portafoglio crediti, conseguente agli stess test della Bce.
Riducono sensibilmente le perdite su crediti UniCredit (-68% pari a 4,3 miliardi), In- tesa Sanpaolo (-38,5% pari a 4,1 miliardi) e Banca Popolare di Milano (-27% pari a 423 milioni.
La situazione complessiva del Top Banche appare in risalita, ma il bilancio di questi sei anni è impressionante. L’eredità della grande crisi economica e finanziaria pesa ancora oggi come un macigno. Dal 2008 al 2014 Unicredit ha accumulato quasi 52 miliardi di euro di perdite su crediti e altri 17 miliardi di oneri straordinari, per un totale di 69 miliardi. Le perdite su crediti di Intesa Sanpaolo, nello stesso periodo, hanno sfiorato i 28 miliardi, ai quali bisogna aggiungerne altri 12 miliardi di oneri non ricorrenti, per un totale di 40 miliardi. Aggiungiamo a questi numeri i 18 miliardi di perdite su crediti e i 6 miliardi di oneri straordinari, per un totale di 24 miliardi, accumulati, sempre nello stesso arco di tempo, dal Monte dei Paschi.
Sono cifre imponenti che hanno richiesto colossali aumenti di capitale e che danno la misura dei problemi che il sistema bancario deve ancora risolvere.
C’è poi la questione degli impieghi alla clientela che continuano a scendere. Nel 2014 sono diminuiti di un altro 4%, passando da 1.277 a 1.231 miliardi nonostante i prestiti della Bce profusi a piene mani alle banche italiane a tassi vicini allo zero. A pagarne lo scotto è il sistema della piccola e media impresa. Soltanto nel 2014 la Banca centrale europea ha avviato nuovi finanziamenti a lungo termine (scadenza 2018) per le famiglie e le società non finanziarie.
La verità è che i principii definiti e adottati dal Comitato di Basilea per rendere più solido il sistema bancario europeo penalizzano il sistema-Italia, perché attribuiscono ai finanziamenti alle piccole e medie imprese un livello di rischio superiore a quello dei prestiti interbancari.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le piccole aziende, che sono la spina dorsale del nostro sistema produttivo, continuano a stringere la cinghia e a boccheggiare; i finanziamenti banca-a-banca, pur accrescendo il rischio sistemico, continuano a prosperare.
Perdite sui crediti e oneri o proventi straordinari netti per singolo gruppo creditizio, periodo 2008-14 .
PERDITE SU CREDITI Le rettifiche del Monte dei Paschi di Siena sono triplicate rispetto al 2013 e quelle del Banco Popolare sono più che raddoppiate.

 Crediti deteriorati - Miliardi di € al 31 dicembre 2014