Chiude
in “rosso” il bilancio dell’agregato bancario al 31 dicembre 2014. I
primi nove gruppi del credito, compresi nel Top Banche, registrano in
totale una perdita netta di 4 miliardi: una cifra in forte recupero
rispetto ai -20 miliardi dell’anno precedente, anche se di segno ancora
negativo.
Il miglioramento deriva da una
catena di eventi favorevoli. Anzitutto dall’aumento dei ricavi: +1,4 per
cento. In secondo luogo dalla diminuzione dei costi (-1,3%) ed in modo
particolare delle perdite su crediti (-17%), che rappresentano la voce
più critica dei bilanci bancari. In terzo luogo dalle operazioni
straordinarie, che hanno avuto un saldo positivo di circa 800 milioni
contro i -12,5 miliardi del 2013: un progresso di oltre 13 miliardi per
il venir meno delle svalutazioni degli avviamenti e degli altri attivi
immateriali. Ciononostante, il Roe (la redditività del patrimonio netto)
è negativo. Segno che la strada per il ritorno al profitto è tuttora in
salita.
La raccolta, quella indiretta,
derivante dalla sottoscrizione di fondi, sale del 15%, e sale del 3%
anche il patrimonio netto complessivo. Nello stesso tempo non smettono
di crescere i crediti deteriorati, che aumentano del 5,5% ripetto al
2013. La somma degli incagli, delle sofferenze, dei crediti
ristrutturati e dei crediti scaduti supera in totale i 133 miliardi, 30
dei quali non coperti da alcuna garanzia. Le sole sofferenze, ovvero i
crediti inesigibili, che dovranno essere molto probabilmente svalutati
nei bilanci futuri, ammontano a 57 miliardi. L’incognita maggiore è però
costituita dagli incagli, cioè i 58 miliardi di crediti congelati per
temporanee difficoltà finanziarie dei creditori. Il problema sarà il
modo in cui questi creditori usciranno dalla crisi: in che misura gli
incagli si trasformeranno in sofferenze. Non è questione di poco conto,
perché un aumento dei crediti inesigibili avreb- be inevitabili
ripercussioni sulle perdite su crediti; di conseguenza, sul risultato
d’esercizio dell’aggregato.
L’analisi dei
singoli casi evidenzia situazioni molto differenziate. Dei nove gruppi
del Top Banche, solo tre registrano un incremento delle perdite su
crediti: Monte dei Paschi (Mps), Banco Popolare e Mediobanca. Con una
differenza: per Mediobanca l’incremento è del 17,5% (pari a 100 milioni)
ed è dovuto alle sole attività di credito al consumo; per le altre due
l’incremento supera il 100 per cento. In particolare, le perdite su
crediti di Mps sono quasi il triplo di quelle del 2013 (+188%, pari a
quasi 8 miliardi), quelle di Banco Popolare poco più del doppio (+108%,
pari a 3,6 miliardi), e in entrambi i casi del costo del rischio aumenta
di molto. Più di due terzi delle rettifiche di Mps e circa il 40% di
quelle di Banco Popolare sono peraltro il risultato di una diversa
metodologia di classificazione e valutazione del portafoglio crediti,
conseguente agli stess test della Bce.
Riducono
sensibilmente le perdite su crediti UniCredit (-68% pari a 4,3
miliardi), In- tesa Sanpaolo (-38,5% pari a 4,1 miliardi) e Banca
Popolare di Milano (-27% pari a 423 milioni.
La
situazione complessiva del Top Banche appare in risalita, ma il
bilancio di questi sei anni è impressionante. L’eredità della grande
crisi economica e finanziaria pesa ancora oggi come un macigno. Dal 2008
al 2014 Unicredit ha accumulato quasi 52 miliardi di euro di perdite su
crediti e altri 17 miliardi di oneri straordinari, per un totale di 69
miliardi. Le perdite su crediti di Intesa Sanpaolo, nello stesso
periodo, hanno sfiorato i 28 miliardi, ai quali bisogna aggiungerne
altri 12 miliardi di oneri non ricorrenti, per un totale di 40 miliardi.
Aggiungiamo a questi numeri i 18 miliardi di perdite su crediti e i 6
miliardi di oneri straordinari, per un totale di 24 miliardi,
accumulati, sempre nello stesso arco di tempo, dal Monte dei Paschi.
Sono
cifre imponenti che hanno richiesto colossali aumenti di capitale e che
danno la misura dei problemi che il sistema bancario deve ancora
risolvere.
C’è poi la questione degli
impieghi alla clientela che continuano a scendere. Nel 2014 sono
diminuiti di un altro 4%, passando da 1.277 a 1.231 miliardi nonostante i
prestiti della Bce profusi a piene mani alle banche italiane a tassi
vicini allo zero. A pagarne lo scotto è il sistema della piccola e media
impresa. Soltanto nel 2014 la Banca centrale europea ha avviato nuovi
finanziamenti a lungo termine (scadenza 2018) per le famiglie e le
società non finanziarie.
La verità è che i
principii definiti e adottati dal Comitato di Basilea per rendere più
solido il sistema bancario europeo penalizzano il sistema-Italia, perché
attribuiscono ai finanziamenti alle piccole e medie imprese un livello
di rischio superiore a quello dei prestiti interbancari.
Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: le piccole aziende, che sono la
spina dorsale del nostro sistema produttivo, continuano a stringere la
cinghia e a boccheggiare; i finanziamenti banca-a-banca, pur accrescendo
il rischio sistemico, continuano a prosperare.
Perdite sui crediti e oneri o proventi straordinari netti per singolo gruppo creditizio, periodo 2008-14 .
PERDITE
SU CREDITI Le rettifiche del Monte dei Paschi di Siena sono triplicate
rispetto al 2013 e quelle del Banco Popolare sono più che raddoppiate.
Crediti deteriorati - Miliardi di € al 31 dicembre 2014