Trenta domande sui derivati che fanno tremare il Paese. Rischi, pressioni esterne e consulenze: il governo deve chiarire
Potremmo
chiamare questa nostra riflessione «Trani a go go e porte girevoli». E
il grande Giorgio Gaber non c'entra. C'è solo di mezzo una storia che,
se verificata, farà tremare i poteri forti della Repubblica e non solo.
Tema: l'opacità della gestione del debito pubblico italiano; le
relazioni inquietanti con le controparti; l'assenza di regole e di
controlli; gli automatismi; i conflitti di interesse; le potenziali
connivenze; la totale irresponsabilità e anomia; l'autoreferenzialità.
Troppi sospetti avvolgono il tutto. Al di là delle
responsabilità penali, che saranno individuate dal processo in corso
presso il tribunale di Trani sulle agenzie di rating, quello che serve è
fare luce sulle regole del gioco: chi fa che cosa; con quale mandato;
con quali controlli.
È per questo che abbiamo già chiesto: 1)
Total disclosure : la totale messa a disposizione di tutte le
informazioni. 2) L'istituzione di una commissione parlamentare
d'inchiesta, per chiarire le vicende che nell'estate-autunno del 2011
portarono alla speculazione finanziaria sul debito sovrano del nostro
paese e alle successive dimissioni del governo Berlusconi. 3)
L'istituzione di una Commissione di vigilanza sul debito pubblico. 4)
Trasparenza sul tema delle «porte girevoli». Molti direttori generali
del Tesoro e molti ministri di via Venti settembre, infatti sono finiti a
fare i banchieri in quelle stesse banche con le quali avevano
stipulato, dal Tesoro, contratti miliardari.
Conoscendo, infine,
la resistenza del ministero dell'Economia ad adempiere alle nostre
richieste, abbiamo depositato in Parlamento una interpellanza al
ministro Padoan, con 30 domande. Ne va della credibilità delle stesse
basi su cui è costruita la nostra Repubblica. Ecco i nostri
interrogativi.
1 Rifacendoci a quanto accaduto con i 2,6 miliardi
versati dal governo Monti a Morgan Stanley a gennaio 2012, esiste un
database di monitoraggio quantitativo delle clausole cosiddette di «
early termination »?
2 Il Mef è in possesso di una contabilizzazione dei rischi prospettici legati a queste clausole?
3
Qualora questi rischi siano correttamente monitorati, con che frequenza
e in che termini vengono quantificati e trasmessi alla Ragioneria
generale dello Stato per la loro contabilizzazione?
4 Esistono
nella contabilità dello Stato opportuni fondi rischi a fronte dei
potenziali obblighi connessi non solo alle clausole di «early
termination», ma anche a tutti i contratti in genere?
5 È
ipotizzabile che, al contrario, tali rischi non trovino alcuna
«disclosure» al di fuori degli uffici del Tesoro, e quindi non siano
neppure contabilizzati nel bilancio dello Stato?
6 Nel già citato caso di Morgan Stanley, a quanto ammontava il relativo fondo rischi in bilancio?
7
Se tale fondo rischi esisteva, c'è stato uno sbilancio tra quanto
effettivamente versato (2,6 miliardi) e quanto era stato accantonato?
8
Qualora non ci fosse stato alcun fondo rischi, esiste presso il Tesoro
un sistema di monitoraggio e di informativa quali-quantitativa dei
contratti in essere?
9 Qual è il rischio statistico di perdita massima attesa sulle clausole di « early termination » ancora in essere?
10
Perché non sono state utilizzate le semplici opzioni cosiddette «cap»,
che avrebbero tutelato di più il Tesoro, con un costo certo e
ammortizzabile?
11 Posto che, di recente, la responsabile della
direzione Debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata, ha sostenuto la
necessità di collateralizzazione delle operazioni è stato valutato
l'impatto di questa norma in relazione al passato?
12 È stato
stimato l'ammontare del rischio di credito che le banche dovrebbero
restituire al Tesoro per evitare una sostanziale doppia garanzia?
13 Non sarà mai che tale nuova norma tutela più le controparti e i loro diritti di credito che lo Stato?
14
Poiché l'attuale valore di mercato dei derivati dello Stato è già
pesantemente negativo, per quasi 40 miliardi, non sarà mai che i
collaterali cui tiene tanto la dottoressa Cannata fungano più da
anticipo della liquidazione delle perdite in favore delle banche che da
garanzia per il Tesoro?
15 Qual è la composizione del team della
direzione Debito Pubblico del Tesoro addetto specificatamente alle
attività di «pricing», e quindi di calcolo dei rischi, dei derivati
sottoscritti?
16 Qual è il curriculum di queste persone e dove si sono specializzate?
17
Si tratta di esperti con caratura internazionale almeno pari a quelli
abitualmente presenti nelle grandi banche controparti? Quanti di loro
hanno avuto esperienze di rilievo come responsabili di «desk» operativi
delle banche?
18 Quali sono stati i criteri di selezione e impiego
di questi maxi esperti? Quali e quante sono le loro pubblicazioni in
materia? Quali e quanti concorsi sono stati fatti finora?
19 Quali
sono le dotazioni tecniche dell'ufficio competente, relative alle
attività di «pricing» dei contratti derivati? Quali software vengono
utilizzati? Sono stati prodotti internamente o sono acquistati da
fornitori terzi (in tal caso, scelti come)?
20 Le dotazioni
complessivamente considerate sono almeno pari a quelle delle grandi
banche internazionali controparti (visti gli importi e i rischi in
gioco)? Qualora così non fosse, di cosa c'è bisogno per colmare un
eventuale gap?
21 Come viene misurato e stimato il rischio
finanziario prima di procedere a nuove sottoscrizioni di contratti
derivati e, a maggior ragione, in sede di rinegoziazione di contratti
pregressi?
22 Quanto sono costate le rinegoziazioni di contratti pregressi e qual è stato il procedimento autorizzativo degli stessi?
23 Il Mef ha mai chiesto il supporto consulenziale di soggetti terzi per la valutazione dei rischi finanziari connessi?
24
La direttiva Emir, che tratta il tema di mitigazione dei rischi, impone
sistemi di «pricing» alternativi e concorrenti da affiancare a quelli
già esistenti, come fanno tutte le banche private. Il Tesoro italiano
effettua il «doppio check» delle analisi di prezzo e rischio?
25
Come sono gestiti i rischi operativi all'interno degli uffici del
Tesoro, e, in particolare, i rischi di frodi da parte dei dipendenti; i
rischi su errate valutazioni; i rischi sulla riservatezza e sui
conflitti di interesse?
26 Ci sono mai state pressione di tipo
«commerciale» delle banche nei confronti del governo per fare nuove
operazioni in contratti derivati?
27 Le banche con cui il Tesoro
ha contratti derivati in essere, hanno mai fatto in passato consulenza
al Tesoro o la fanno tuttora? Con quali modalità?
28 Poiché quasi
tutte le controparti con cui il Tesoro ha in essere contratti derivati
sono anche specialisti in titoli di Stato, è stata valutata la
possibilità che questo duplice ruolo attribuisse loro una posizione di
forza nella contrattazione delle operazioni?
29 L'Isda, ossia il
contratto quadro che regola la sottoscrizione dei contratti derivati,
contiene una deroga alla legge regolatrice inglese che si applica nel
caso in cui la controparte sia una banca estera (quasi sempre). Se la
deroga è davvero tanto favorevole, perché non vi hanno fatto ricorso
anche i Comuni, le Province e le Regioni?
30 Essendo, come
affermato più volte dalla dottoressa Cannata, la stipula di contratti
derivati sempre un'operazione di copertura del rischio di tasso/cambio
collegato all'emissione di titoli di Stato, ogni nuova operazione è
sempre riferita a un preciso sottostante definito a priori? O è capitato
che siano state fatte operazioni senza definire il sottostante oppure
attribuendolo solo successivamente?
Su tutto questo ad oggi non
c'è mai stata trasparenza documentale, mai chiarezza politica. Mai nulla
di significativo è stato pubblicato, se non linee guida, riassunti,
sintesi buone per gli allocchi. Finalmente grazie al processo di Trani, e
non certamente per decisione del Mef, qualcosa in queste settimane
comincia a venire fuori. Noi chiediamo che il governo risponda prima di
tutto al Parlamento, quindi al Paese. E quando riceverà la nostra
richiesta di accesso agli atti, dottoressa Cannata, non ci dica che ci
sono disposizioni preclusive, come ha fatto con i colleghi grillini. Lei
sa benissimo che non esistono... applichi la legge. E basta.
rassegna stampa: Il Giornale 22.3.2015 - R. Brunetta
Troppi sospetti avvolgono il tutto. Al di là delle
responsabilità penali, che saranno individuate dal processo in corso
presso il tribunale di Trani sulle agenzie di rating, quello che serve è
fare luce sulle regole del gioco: chi fa che cosa; con quale mandato;
con quali controlli.
È per questo che abbiamo già chiesto: 1)
Total disclosure : la totale messa a disposizione di tutte le
informazioni. 2) L'istituzione di una commissione parlamentare
d'inchiesta, per chiarire le vicende che nell'estate-autunno del 2011
portarono alla speculazione finanziaria sul debito sovrano del nostro
paese e alle successive dimissioni del governo Berlusconi. 3)
L'istituzione di una Commissione di vigilanza sul debito pubblico. 4)
Trasparenza sul tema delle «porte girevoli». Molti direttori generali
del Tesoro e molti ministri di via Venti settembre, infatti sono finiti a
fare i banchieri in quelle stesse banche con le quali avevano
stipulato, dal Tesoro, contratti miliardari.
Conoscendo, infine,
la resistenza del ministero dell'Economia ad adempiere alle nostre
richieste, abbiamo depositato in Parlamento una interpellanza al
ministro Padoan, con 30 domande. Ne va della credibilità delle stesse
basi su cui è costruita la nostra Repubblica. Ecco i nostri
interrogativi.
1 Rifacendoci a quanto accaduto con i 2,6 miliardi
versati dal governo Monti a Morgan Stanley a gennaio 2012, esiste un
database di monitoraggio quantitativo delle clausole cosiddette di «
early termination »?
2 Il Mef è in possesso di una contabilizzazione dei rischi prospettici legati a queste clausole?
3
Qualora questi rischi siano correttamente monitorati, con che frequenza
e in che termini vengono quantificati e trasmessi alla Ragioneria
generale dello Stato per la loro contabilizzazione?
4 Esistono
nella contabilità dello Stato opportuni fondi rischi a fronte dei
potenziali obblighi connessi non solo alle clausole di «early
termination», ma anche a tutti i contratti in genere?
5 È
ipotizzabile che, al contrario, tali rischi non trovino alcuna
«disclosure» al di fuori degli uffici del Tesoro, e quindi non siano
neppure contabilizzati nel bilancio dello Stato?
6 Nel già citato caso di Morgan Stanley, a quanto ammontava il relativo fondo rischi in bilancio?
7
Se tale fondo rischi esisteva, c'è stato uno sbilancio tra quanto
effettivamente versato (2,6 miliardi) e quanto era stato accantonato?
8
Qualora non ci fosse stato alcun fondo rischi, esiste presso il Tesoro
un sistema di monitoraggio e di informativa quali-quantitativa dei
contratti in essere?
9 Qual è il rischio statistico di perdita massima attesa sulle clausole di « early termination » ancora in essere?
10
Perché non sono state utilizzate le semplici opzioni cosiddette «cap»,
che avrebbero tutelato di più il Tesoro, con un costo certo e
ammortizzabile?
11 Posto che, di recente, la responsabile della
direzione Debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata, ha sostenuto la
necessità di collateralizzazione delle operazioni è stato valutato
l'impatto di questa norma in relazione al passato?
12 È stato
stimato l'ammontare del rischio di credito che le banche dovrebbero
restituire al Tesoro per evitare una sostanziale doppia garanzia?
13 Non sarà mai che tale nuova norma tutela più le controparti e i loro diritti di credito che lo Stato?
14
Poiché l'attuale valore di mercato dei derivati dello Stato è già
pesantemente negativo, per quasi 40 miliardi, non sarà mai che i
collaterali cui tiene tanto la dottoressa Cannata fungano più da
anticipo della liquidazione delle perdite in favore delle banche che da
garanzia per il Tesoro?
15 Qual è la composizione del team della
direzione Debito Pubblico del Tesoro addetto specificatamente alle
attività di «pricing», e quindi di calcolo dei rischi, dei derivati
sottoscritti?
16 Qual è il curriculum di queste persone e dove si sono specializzate?
17
Si tratta di esperti con caratura internazionale almeno pari a quelli
abitualmente presenti nelle grandi banche controparti? Quanti di loro
hanno avuto esperienze di rilievo come responsabili di «desk» operativi
delle banche?
18 Quali sono stati i criteri di selezione e impiego
di questi maxi esperti? Quali e quante sono le loro pubblicazioni in
materia? Quali e quanti concorsi sono stati fatti finora?
19 Quali
sono le dotazioni tecniche dell'ufficio competente, relative alle
attività di «pricing» dei contratti derivati? Quali software vengono
utilizzati? Sono stati prodotti internamente o sono acquistati da
fornitori terzi (in tal caso, scelti come)?
20 Le dotazioni
complessivamente considerate sono almeno pari a quelle delle grandi
banche internazionali controparti (visti gli importi e i rischi in
gioco)? Qualora così non fosse, di cosa c'è bisogno per colmare un
eventuale gap?
21 Come viene misurato e stimato il rischio
finanziario prima di procedere a nuove sottoscrizioni di contratti
derivati e, a maggior ragione, in sede di rinegoziazione di contratti
pregressi?
22 Quanto sono costate le rinegoziazioni di contratti pregressi e qual è stato il procedimento autorizzativo degli stessi?
23 Il Mef ha mai chiesto il supporto consulenziale di soggetti terzi per la valutazione dei rischi finanziari connessi?
24
La direttiva Emir, che tratta il tema di mitigazione dei rischi, impone
sistemi di «pricing» alternativi e concorrenti da affiancare a quelli
già esistenti, come fanno tutte le banche private. Il Tesoro italiano
effettua il «doppio check» delle analisi di prezzo e rischio?
25
Come sono gestiti i rischi operativi all'interno degli uffici del
Tesoro, e, in particolare, i rischi di frodi da parte dei dipendenti; i
rischi su errate valutazioni; i rischi sulla riservatezza e sui
conflitti di interesse?
26 Ci sono mai state pressione di tipo
«commerciale» delle banche nei confronti del governo per fare nuove
operazioni in contratti derivati?
27 Le banche con cui il Tesoro
ha contratti derivati in essere, hanno mai fatto in passato consulenza
al Tesoro o la fanno tuttora? Con quali modalità?
28 Poiché quasi
tutte le controparti con cui il Tesoro ha in essere contratti derivati
sono anche specialisti in titoli di Stato, è stata valutata la
possibilità che questo duplice ruolo attribuisse loro una posizione di
forza nella contrattazione delle operazioni?
29 L'Isda, ossia il
contratto quadro che regola la sottoscrizione dei contratti derivati,
contiene una deroga alla legge regolatrice inglese che si applica nel
caso in cui la controparte sia una banca estera (quasi sempre). Se la
deroga è davvero tanto favorevole, perché non vi hanno fatto ricorso
anche i Comuni, le Province e le Regioni?
30 Essendo, come
affermato più volte dalla dottoressa Cannata, la stipula di contratti
derivati sempre un'operazione di copertura del rischio di tasso/cambio
collegato all'emissione di titoli di Stato, ogni nuova operazione è
sempre riferita a un preciso sottostante definito a priori? O è capitato
che siano state fatte operazioni senza definire il sottostante oppure
attribuendolo solo successivamente?
Su tutto questo ad oggi non
c'è mai stata trasparenza documentale, mai chiarezza politica. Mai nulla
di significativo è stato pubblicato, se non linee guida, riassunti,
sintesi buone per gli allocchi. Finalmente grazie al processo di Trani, e
non certamente per decisione del Mef, qualcosa in queste settimane
comincia a venire fuori. Noi chiediamo che il governo risponda prima di
tutto al Parlamento, quindi al Paese. E quando riceverà la nostra
richiesta di accesso agli atti, dottoressa Cannata, non ci dica che ci
sono disposizioni preclusive, come ha fatto con i colleghi grillini. Lei
sa benissimo che non esistono... applichi la legge. E basta.
rassegna stampa: Il Giornale 22.3.2015 - R. Brunetta