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domenica 22 marzo 2015

Trenta domande sui derivati che fanno tremare il Paese

Trenta domande sui derivati che fanno tremare il Paese. Rischi, pressioni esterne e consulenze: il governo deve chiarire

 Potremmo chiamare questa nostra riflessione «Trani a go go e porte girevoli». E il grande Giorgio Gaber non c'entra. C'è solo di mezzo una storia che, se verificata, farà tremare i poteri forti della Repubblica e non solo. Tema: l'opacità della gestione del debito pubblico italiano; le relazioni inquietanti con le controparti; l'assenza di regole e di controlli; gli automatismi; i conflitti di interesse; le potenziali connivenze; la totale irresponsabilità e anomia; l'autoreferenzialità.
Troppi sospetti avvolgono il tutto. Al di là delle responsabilità penali, che saranno individuate dal processo in corso presso il tribunale di Trani sulle agenzie di rating, quello che serve è fare luce sulle regole del gioco: chi fa che cosa; con quale mandato; con quali controlli.
È per questo che abbiamo già chiesto: 1) Total disclosure : la totale messa a disposizione di tutte le informazioni. 2) L'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, per chiarire le vicende che nell'estate-autunno del 2011 portarono alla speculazione finanziaria sul debito sovrano del nostro paese e alle successive dimissioni del governo Berlusconi. 3) L'istituzione di una Commissione di vigilanza sul debito pubblico. 4) Trasparenza sul tema delle «porte girevoli». Molti direttori generali del Tesoro e molti ministri di via Venti settembre, infatti sono finiti a fare i banchieri in quelle stesse banche con le quali avevano stipulato, dal Tesoro, contratti miliardari.
Conoscendo, infine, la resistenza del ministero dell'Economia ad adempiere alle nostre richieste, abbiamo depositato in Parlamento una interpellanza al ministro Padoan, con 30 domande. Ne va della credibilità delle stesse basi su cui è costruita la nostra Repubblica. Ecco i nostri interrogativi.
1 Rifacendoci a quanto accaduto con i 2,6 miliardi versati dal governo Monti a Morgan Stanley a gennaio 2012, esiste un database di monitoraggio quantitativo delle clausole cosiddette di « early termination »?
2 Il Mef è in possesso di una contabilizzazione dei rischi prospettici legati a queste clausole?
3 Qualora questi rischi siano correttamente monitorati, con che frequenza e in che termini vengono quantificati e trasmessi alla Ragioneria generale dello Stato per la loro contabilizzazione?
4 Esistono nella contabilità dello Stato opportuni fondi rischi a fronte dei potenziali obblighi connessi non solo alle clausole di «early termination», ma anche a tutti i contratti in genere?
5 È ipotizzabile che, al contrario, tali rischi non trovino alcuna «disclosure» al di fuori degli uffici del Tesoro, e quindi non siano neppure contabilizzati nel bilancio dello Stato?
6 Nel già citato caso di Morgan Stanley, a quanto ammontava il relativo fondo rischi in bilancio?
7 Se tale fondo rischi esisteva, c'è stato uno sbilancio tra quanto effettivamente versato (2,6 miliardi) e quanto era stato accantonato?
8 Qualora non ci fosse stato alcun fondo rischi, esiste presso il Tesoro un sistema di monitoraggio e di informativa quali-quantitativa dei contratti in essere?
9 Qual è il rischio statistico di perdita massima attesa sulle clausole di « early termination » ancora in essere?
10 Perché non sono state utilizzate le semplici opzioni cosiddette «cap», che avrebbero tutelato di più il Tesoro, con un costo certo e ammortizzabile?
11 Posto che, di recente, la responsabile della direzione Debito pubblico del Tesoro, Maria Cannata, ha sostenuto la necessità di collateralizzazione delle operazioni è stato valutato l'impatto di questa norma in relazione al passato?
12 È stato stimato l'ammontare del rischio di credito che le banche dovrebbero restituire al Tesoro per evitare una sostanziale doppia garanzia?
13 Non sarà mai che tale nuova norma tutela più le controparti e i loro diritti di credito che lo Stato?
14 Poiché l'attuale valore di mercato dei derivati dello Stato è già pesantemente negativo, per quasi 40 miliardi, non sarà mai che i collaterali cui tiene tanto la dottoressa Cannata fungano più da anticipo della liquidazione delle perdite in favore delle banche che da garanzia per il Tesoro?
15 Qual è la composizione del team della direzione Debito Pubblico del Tesoro addetto specificatamente alle attività di «pricing», e quindi di calcolo dei rischi, dei derivati sottoscritti?
16 Qual è il curriculum di queste persone e dove si sono specializzate?
17 Si tratta di esperti con caratura internazionale almeno pari a quelli abitualmente presenti nelle grandi banche controparti? Quanti di loro hanno avuto esperienze di rilievo come responsabili di «desk» operativi delle banche?
18 Quali sono stati i criteri di selezione e impiego di questi maxi esperti? Quali e quante sono le loro pubblicazioni in materia? Quali e quanti concorsi sono stati fatti finora?
19 Quali sono le dotazioni tecniche dell'ufficio competente, relative alle attività di «pricing» dei contratti derivati? Quali software vengono utilizzati? Sono stati prodotti internamente o sono acquistati da fornitori terzi (in tal caso, scelti come)?
20 Le dotazioni complessivamente considerate sono almeno pari a quelle delle grandi banche internazionali controparti (visti gli importi e i rischi in gioco)? Qualora così non fosse, di cosa c'è bisogno per colmare un eventuale gap?
21 Come viene misurato e stimato il rischio finanziario prima di procedere a nuove sottoscrizioni di contratti derivati e, a maggior ragione, in sede di rinegoziazione di contratti pregressi?
22 Quanto sono costate le rinegoziazioni di contratti pregressi e qual è stato il procedimento autorizzativo degli stessi?
23 Il Mef ha mai chiesto il supporto consulenziale di soggetti terzi per la valutazione dei rischi finanziari connessi?
24 La direttiva Emir, che tratta il tema di mitigazione dei rischi, impone sistemi di «pricing» alternativi e concorrenti da affiancare a quelli già esistenti, come fanno tutte le banche private. Il Tesoro italiano effettua il «doppio check» delle analisi di prezzo e rischio?
25 Come sono gestiti i rischi operativi all'interno degli uffici del Tesoro, e, in particolare, i rischi di frodi da parte dei dipendenti; i rischi su errate valutazioni; i rischi sulla riservatezza e sui conflitti di interesse?
26 Ci sono mai state pressione di tipo «commerciale» delle banche nei confronti del governo per fare nuove operazioni in contratti derivati?
27 Le banche con cui il Tesoro ha contratti derivati in essere, hanno mai fatto in passato consulenza al Tesoro o la fanno tuttora? Con quali modalità?
28 Poiché quasi tutte le controparti con cui il Tesoro ha in essere contratti derivati sono anche specialisti in titoli di Stato, è stata valutata la possibilità che questo duplice ruolo attribuisse loro una posizione di forza nella contrattazione delle operazioni?
29 L'Isda, ossia il contratto quadro che regola la sottoscrizione dei contratti derivati, contiene una deroga alla legge regolatrice inglese che si applica nel caso in cui la controparte sia una banca estera (quasi sempre). Se la deroga è davvero tanto favorevole, perché non vi hanno fatto ricorso anche i Comuni, le Province e le Regioni?
30 Essendo, come affermato più volte dalla dottoressa Cannata, la stipula di contratti derivati sempre un'operazione di copertura del rischio di tasso/cambio collegato all'emissione di titoli di Stato, ogni nuova operazione è sempre riferita a un preciso sottostante definito a priori? O è capitato che siano state fatte operazioni senza definire il sottostante oppure attribuendolo solo successivamente?
Su tutto questo ad oggi non c'è mai stata trasparenza documentale, mai chiarezza politica. Mai nulla di significativo è stato pubblicato, se non linee guida, riassunti, sintesi buone per gli allocchi. Finalmente grazie al processo di Trani, e non certamente per decisione del Mef, qualcosa in queste settimane comincia a venire fuori. Noi chiediamo che il governo risponda prima di tutto al Parlamento, quindi al Paese. E quando riceverà la nostra richiesta di accesso agli atti, dottoressa Cannata, non ci dica che ci sono disposizioni preclusive, come ha fatto con i colleghi grillini. Lei sa benissimo che non esistono... applichi la legge. E basta.

rassegna stampa: Il Giornale 22.3.2015 - R. Brunetta