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giovedì 5 marzo 2015

GRAN BRETAGNA-BCE: 1 A 0 CHE PESA

LA CITY CHE CONDIZIONA L’EURO RESTANDONE FUORI

Tra le tante e inevitabili anomalie dell’euro, una sta diventando particolarmente pesante: è quella di avere la capitale finanziaria in un Paese che non fa parte dell’Unione monetaria.
La capitale è Londra, dove ogni giorno i trader vendono e comprano una quantità di euro più che doppia rispetto a quella scambiata all’interno dell’eurozona. Sono basate nella City anche le più grandi clearing house, le società che fanno da controparti e garanti per i pagamenti nelle operazioni su titoli derivati.
 È rischioso che le società che compensano colossali transazioni di titoli basati sull’euro siano fuori dall’area
della moneta unica. Questa situazione, scriveva la Banca centrale europea nel 2011, «potrebbe potenzialmente mettere in discussione il controllo dell’euro da parte dell’Eurosistema». 
Per questo la Bce aveva stabilito che solo le clearing house dei Paesi dell’eurozona potessero gestire più del 5% di un derivato denominato in euro. Il governo britannico, comprensibilmente spaventato dalle enormi perdite che il divieto avrebbero comportato per la City, ha fatto ricorso e ha vinto perché – ha stabilito la Corte di giustizia europea – la Bce non ha titolo per imporre un simile obbligo. Vinta questa battaglia, il governo britannico in questi giorni è concentrato su un’altra partita: quella contro la regola europea che limita i bonus dei banchieri a un massimo del 100% del loro salario. Intanto Jonathan Hill – l’ex lobbista delle banche che Londra è riuscita a piazzare a Bruxelles come commissario per la Stabilità finanziaria – ha già fatto capire che lascerà arenare il progetto di separazione tra l’attività bancaria di trading da quella di sportello.
È un battibecco continuo, quello tra la City e Bruxelles, davvero sfiancante per le istituzioni che regolano la finanza nella zona euro. Una schermaglia resa ancora più irritante dal fatto che Londra condizioni le sorti della moneta unica pur tenendosene ben alla larga. In vista delle elezioni di maggio i tories del primo ministro David Cameron hanno promesso un referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Ue. Più la scadenza si avvicina, meno sgradevole appare l’ipotesi che gli inglesi scelgano di dirci goodbye.

Rassegna stampa : Avvenire 5.3.2015