
Secondo Gaston Gelos, direttore della divisione per
l'analisi finanziaria globale del Fondo, «gli stessi fattori guidano la
crescita dello shadow banking nei diversi Paesi». In particolare,
sottolinea, il fenomeno «tende a decollare quando si mettono in campo
regolamentazioni bancarie stringenti, che spingono all'aggiramento delle
regole. Inoltre, cresce quando i tassi di interesse e gli spread sui
rendimenti sono bassi e gli investitori cercano ritorni piu' alti e
quando c'è un’ampia domanda istituzionale per attività sicure, per
esempio da compagnie assicurative e fondi pensione».
In totale,
calcolano i tecnici dell'istituto di Washington, lo shadow banking conta
per circa un terzo del rischio sistemico complessivo negli Stati Uniti,
piu' o meno come il sistema bancario tradizionale. Il peso è invece più
basso in Gran Bretagna e nella zona dell'euro che «hanno ancora sistemi
fiannziari piu' bancocentrici». Tra i paesi emergenti, avverte il
Fondo, «uno stretto monitoraggio» merita la Cina dove lo shadow banking
arriva a una quota compresa tra il 35 e il 50% del Pil e cresce a un
ritmo del 20% annuo».
Anche lo shadow banking, però, «può avere effetti benefici».
In particolare, «allarga l'accesso al credito, specialmente nelle
economie emergenti, dove la rete bancaria tradizionale trova speso freni
regolamentari o di capacità». Nelle economie avanzate, «molti fondi
hanno provveduto a fornire credito a lungo termine al settore privato
mentre le banche riducevano i loro finanziamenti». Lo shadow banking,
inoltre, «puo' migliorare l'efficienza del sistema finanziario,
rafforzando la liquidita' del mercato e la condivisione dei rischi».
Il
Fondo invita i Paesi a monitorare il fenomeno e sottolinea che «il
grado di di supervisione e regolamentazione dovrebbe dipendere da quanto
esso contribuisce al rischio sistemico». Ma «cruciale», avverte il
rapporto, e' «la cooperazione internazionale». I rischi infatti
«aumentano quando le iniziative regolamentari sono realizzate soltanto
da pochi Paesi o quando sono poco coordinate. Una stretta regolamentare
in un Paese, per esempio», conclude l'Fmi, «potrebbe portare alla
migrazione delle attivita' in un altro Paese dalle regole piu lassiste».
rassegna stampa: Il Sole 24 Ore 1 ottobre 2014