Lo shadow banking vale oltre 60.000 miliardi di dollari a
livello mondiale, più del Pil di Stati Uniti, Unione Europea e Cina
messi insieme. Il calcolo è contenuto nel Rapporto sulla stabilità
finanziaria globale del Fondo monetario internazionale, secondo cui il
dato si muove tra i 15 e i 25 trilioni di dollari negli Stati Uniti, tra
i 13,5 e i 22,5 trilioni di dollari nell'area dell'euro, tra i 2,6 e i 6
trilioni di dollari in Giappone e intorno ai 7 trilioni nei Paesi
emergenti, dove «il suo ritmo di crescita sta superando quello del
sistema bancario tradizionale».
Secondo Gaston Gelos, direttore della divisione per
l'analisi finanziaria globale del Fondo, «gli stessi fattori guidano la
crescita dello shadow banking nei diversi Paesi». In particolare,
sottolinea, il fenomeno «tende a decollare quando si mettono in campo
regolamentazioni bancarie stringenti, che spingono all'aggiramento delle
regole. Inoltre, cresce quando i tassi di interesse e gli spread sui
rendimenti sono bassi e gli investitori cercano ritorni piu' alti e
quando c'è un’ampia domanda istituzionale per attività sicure, per
esempio da compagnie assicurative e fondi pensione».
In totale,
calcolano i tecnici dell'istituto di Washington, lo shadow banking conta
per circa un terzo del rischio sistemico complessivo negli Stati Uniti,
piu' o meno come il sistema bancario tradizionale. Il peso è invece più
basso in Gran Bretagna e nella zona dell'euro che «hanno ancora sistemi
fiannziari piu' bancocentrici». Tra i paesi emergenti, avverte il
Fondo, «uno stretto monitoraggio» merita la Cina dove lo shadow banking
arriva a una quota compresa tra il 35 e il 50% del Pil e cresce a un
ritmo del 20% annuo».
Anche lo shadow banking, però, «può avere effetti benefici».
In particolare, «allarga l'accesso al credito, specialmente nelle
economie emergenti, dove la rete bancaria tradizionale trova speso freni
regolamentari o di capacità». Nelle economie avanzate, «molti fondi
hanno provveduto a fornire credito a lungo termine al settore privato
mentre le banche riducevano i loro finanziamenti». Lo shadow banking,
inoltre, «puo' migliorare l'efficienza del sistema finanziario,
rafforzando la liquidita' del mercato e la condivisione dei rischi».
Il
Fondo invita i Paesi a monitorare il fenomeno e sottolinea che «il
grado di di supervisione e regolamentazione dovrebbe dipendere da quanto
esso contribuisce al rischio sistemico». Ma «cruciale», avverte il
rapporto, e' «la cooperazione internazionale». I rischi infatti
«aumentano quando le iniziative regolamentari sono realizzate soltanto
da pochi Paesi o quando sono poco coordinate. Una stretta regolamentare
in un Paese, per esempio», conclude l'Fmi, «potrebbe portare alla
migrazione delle attivita' in un altro Paese dalle regole piu lassiste».
rassegna stampa: Il Sole 24 Ore 1 ottobre 2014