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mercoledì 1 ottobre 2014

Fmi: le «banche ombra» valgono più del Pil di Usa, Europa e Cina

Lo shadow banking vale oltre 60.000 miliardi di dollari a livello mondiale, più del Pil di Stati Uniti, Unione Europea e Cina messi insieme. Il calcolo è contenuto nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale del Fondo monetario internazionale, secondo cui il dato si muove tra i 15 e i 25 trilioni di dollari negli Stati Uniti, tra i 13,5 e i 22,5 trilioni di dollari nell'area dell'euro, tra i 2,6 e i 6 trilioni di dollari in Giappone e intorno ai 7 trilioni nei Paesi emergenti, dove «il suo ritmo di crescita sta superando quello del sistema bancario tradizionale».
Secondo Gaston Gelos, direttore della divisione per l'analisi finanziaria globale del Fondo, «gli stessi fattori guidano la crescita dello shadow banking nei diversi Paesi». In particolare, sottolinea, il fenomeno «tende a decollare quando si mettono in campo regolamentazioni bancarie stringenti, che spingono all'aggiramento delle regole. Inoltre, cresce quando i tassi di interesse e gli spread sui rendimenti sono bassi e gli investitori cercano ritorni piu' alti e quando c'è un’ampia domanda istituzionale per attività sicure, per esempio da compagnie assicurative e fondi pensione».
In totale, calcolano i tecnici dell'istituto di Washington, lo shadow banking conta per circa un terzo del rischio sistemico complessivo negli Stati Uniti, piu' o meno come il sistema bancario tradizionale. Il peso è invece più basso in Gran Bretagna e nella zona dell'euro che «hanno ancora sistemi fiannziari piu' bancocentrici». Tra i paesi emergenti, avverte il Fondo, «uno stretto monitoraggio» merita la Cina dove lo shadow banking arriva a una quota compresa tra il 35 e il 50% del Pil e cresce a un ritmo del 20% annuo».
Anche lo shadow banking, però, «può avere effetti benefici». In particolare, «allarga l'accesso al credito, specialmente nelle economie emergenti, dove la rete bancaria tradizionale trova speso freni regolamentari o di capacità». Nelle economie avanzate, «molti fondi hanno provveduto a fornire credito a lungo termine al settore privato mentre le banche riducevano i loro finanziamenti». Lo shadow banking, inoltre, «puo' migliorare l'efficienza del sistema finanziario, rafforzando la liquidita' del mercato e la condivisione dei rischi».
Il Fondo invita i Paesi a monitorare il fenomeno e sottolinea che «il grado di di supervisione e regolamentazione dovrebbe dipendere da quanto esso contribuisce al rischio sistemico». Ma «cruciale», avverte il rapporto, e' «la cooperazione internazionale». I rischi infatti «aumentano quando le iniziative regolamentari sono realizzate soltanto da pochi Paesi o quando sono poco coordinate. Una stretta regolamentare in un Paese, per esempio», conclude l'Fmi, «potrebbe portare alla migrazione delle attivita' in un altro Paese dalle regole piu lassiste».


rassegna stampa: Il Sole 24 Ore 1 ottobre 2014