Il caso all'alta corte di Londra, che presto dovrà pronunciarsi
sull'accusa di avere fatto investire malamente i petrodollari di
Gheddafi. La banca d'affari: "Richiesta inusuale e ambiziosa, che
contesteremo con forza"
MILANO - La questione, che
potrebbe fare giurisprudenza nei rapporti commerciali tra i banchieri
d'affari e i loro ricchi clienti, è annosa. Le prostitute vanno offerte
oppure no? Suona grottesco, ma l'alta corte di Londra tra pochi giorni
dovrà stabilire se i rapporti tra Goldman Sachs e il fondo sovrano della
Libia di Muhammar Gheddafi sono stati inficiati da prebende e pagamenti
di vario tipo, compreso il sesso mercenario secondo l'accusa.
La vicenda risale al 2008, prima della crisi finanziaria, quando la
banca statunitense aveva convinto un cliente di riguardo, con dotazione
di oltre 60 miliardi, a investire circa 1,2 miliardi di dollari in nove
operazioni finanziarie. Andarono tutte malissimo, mentre la banca
incamerò almeno 200 milioni di dollari netti per quel lavoro. Ora il
fondo sovrano libico ha citato in giudizio Goldman Sachs per "aver
cercato impropriamente di costringere il suo personale più naïf a
consegnare alla banca ricchezze da investire in prodotti che non capiva,
designati per generare grossi profitti a vantaggio della banca", e ha
chiesto di riavere i suoi 1,2 miliardi indietro. Goldman Sachs ha
replicato che "la richiesta è tanto inusuale quanto ambiziosa, priva di
merito e pertando la contesteremo vigorosamente", per il fatto che il
fondo "è stato vittima di una crisi finanziaria mai vista prima, e
impreventivata dalla maggior parte degli operatori del mondo, non certo
della cattiva condotta della banca".
Nella documentazione allegata agli atti di accusa non tutto è
cristallino però. La Corte giorni fa ha stigmatizzando lo stage offerto
ad Haitem Zarti, fratello del direttore del Fondo Mustafa Zarti, che
beneficiò di un tirocinio da 51mila dollari nella banca. Il banchiere di
Goldman che all'epoca trattava con i libici, Youssef Kabbaj, non
avrebbe badato a spese per fornire a quei nuovi protagonisti della
finanza internazionale momenti di formazione e di svago. Si parla di
vacanze in Marocco e, almeno in un'occasione, voli in prima classe e
soggiorni in hotel cinque stelle a Dubai. In quell'occasione Kabbaj
avrebbe procurato, sempre secondo l'accusa che ha mostrato sms con una
certa Michella, due prostitute per una serata hot, al prezzo di 600
dollari.
Il fondo Lia ha anche prodotto mail per dimostrare come i banchieri di
Goldman Sachs fossero consapevoli dell'ingenuità dei libici e la
sfruttassero a loro vantaggio: nelle missive i sistemi bancari di
Tripoli sono definiti "giurassici", e "non molto sofisticati: chiunque
potrebbe violarli". Uno dei vice presidenti della banca d'affari più
esclusiva del mondo avrebbe, inoltre, elogiato un collega con questi
termini: "Hai appena venduto obbligazioni strutturate a gente che vive
nel mezzo del deserto assieme ai cammelli". Goldman ha respinto ogni
accusa, e aggiunto che "la formazione dei clienti e l'ospitalità, negli
alberghi oppure nelle gare internazionali
di rugby o della Champions League calcistica, sono secondarie
caratteristiche delle relazioni tra controparti commerciali", in quanto
tali "fanno parte della vita societaria", oltre al fatto che le altre
banche d'affari riservarono simili trattamenti agli investitori libici.
rassegna stampa, la repubblica - 18-06-16 di Andrea Greco
http://www.repubblica.it/economia/finanza/2016/06/18/news/il_fondo_sovrano_libico_chiede_indietro_1_2_miliardi_a_goldman_sachs_ha_plagiato_i_nostri_gestori_con_prostitute_e_viaggi_-142184889/
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