Nelle
economie emergenti 839 milioni di lavoratori vivono con meno di due
dollari al giorno. E' quanto emerge dal rapporto Ilo 'World of Work,
dedicato quest'anno ai paesi in via di sviluppo. L'incidenza del
fenomeno in queste aree, aggiunge l'Ilo, si è però drasticamente ridotta
nel corso degli ultimi anni: la quota di poveri rispetto alla forza
lavoro totale è infatti scesa a circa un terzo dai primi anni 2000,
quando superava la metà del totale.
"Contrariamente alle previsioni", rendere il mercato del lavoro più flessibile non rende più semplice il passaggio da un posto di lavoro in nero o precario a uno a tempo indeterminato. E' quanto scrive l'Ilo nel suo rapporto 'World of Work 2014'.
L'Ilo sottolinea "l'accresciuta consapevolezza del ruolo del salario minimo nella lotta alla povertà tra i lavoratori e alle disuguaglianze". Impatti positivi sui redditi dei lavoratori arrivano anche dalla contrattazione collettiva, il cui utilizzo, avverte però l'Ilo, "è in declino, una tendenza evidente anche nelle economie industrializzate".
Nei prossimi cinque anni faranno il loro ingresso nel mercato del lavoro 213 milioni di persone, 200 milioni delle quali solo nei paesi in via di sviluppo. "Ciò solleva il problema della disoccupazione giovanile", si legge nel rapporto, "nei paesi in via di sviluppo la disoccupazione giovanile supera già il 12%, oltre tre volte il tasso di disoccupazione per gli adulti".
I tassi di disoccupazione giovanile più elevati, spiega l'Ilo, si riscontrano nel Nord Africa e in Medio Oriente, dove un giovane su tre non riesce a trovare lavoro. Particolarmente grave, in queste aree, è la situazione delle giovani donne, tra le quali il tasso di disoccupazione sfiora il 45%.
"Contrariamente alle previsioni", rendere il mercato del lavoro più flessibile non rende più semplice il passaggio da un posto di lavoro in nero o precario a uno a tempo indeterminato. E' quanto scrive l'Ilo nel suo rapporto 'World of Work 2014'.
L'Ilo sottolinea "l'accresciuta consapevolezza del ruolo del salario minimo nella lotta alla povertà tra i lavoratori e alle disuguaglianze". Impatti positivi sui redditi dei lavoratori arrivano anche dalla contrattazione collettiva, il cui utilizzo, avverte però l'Ilo, "è in declino, una tendenza evidente anche nelle economie industrializzate".
Nei prossimi cinque anni faranno il loro ingresso nel mercato del lavoro 213 milioni di persone, 200 milioni delle quali solo nei paesi in via di sviluppo. "Ciò solleva il problema della disoccupazione giovanile", si legge nel rapporto, "nei paesi in via di sviluppo la disoccupazione giovanile supera già il 12%, oltre tre volte il tasso di disoccupazione per gli adulti".
I tassi di disoccupazione giovanile più elevati, spiega l'Ilo, si riscontrano nel Nord Africa e in Medio Oriente, dove un giovane su tre non riesce a trovare lavoro. Particolarmente grave, in queste aree, è la situazione delle giovani donne, tra le quali il tasso di disoccupazione sfiora il 45%.