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UN LABORATORIO DI PENSIERO E RIFLESSIONE FATTO DAI LAVORATORI:
il diario della crisi

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giovedì 26 giugno 2014

i risultati raggiunti: negli anni 2007-2013, gli anni passano...

Ci riescono le famiglie più agiate (il 10% del totale), che migliorano la loro posizione possedendo, nel 2012, il 46,6% del patrimonio nazionale privato. Era il 45% nel 2008. Ovvia conseguenza, l'indice di concentrazione della ricchezza (indice di Gini) aumenta al 64%.
La pressione fiscale è aumentata, arrivando alla punta del 44,3% del Pil. Si prevede e soprattutto si auspica una sua riduzione, in particolar modo riguardo i  redditi da lavoro e da pensione. Il governo ipotizza un rientro al 43,7% del Pil entro due anni.
Le retribuzioni lorde da lavoro dipendente (1)  in generale si riducono dell'1% ma per il settore finanziario, con banche, assicurazioni, finanziarie e simili,  calano mediamente del 14% circa.
Minore occupazione, sparisce lavoro  per 800.000 persone, ed ecco il tasso di occupazione che passa dal 57,7% al 52,1% e quello di disoccupazione che raddoppia rispetto al 6,1% del 2007.
In queste condizioni come stanno le famiglie? Spendono 67 miliardi di € in meno (da 878 a 811) e diventano più povere. In particolare le famiglie in condizione di povertà relativa sono, a fine anno 2012, 3 milioni 232 mila. Erano 2 milioni e 737 mila nel 2008. Le persone in condizione di povertà relativa sono il 15,6% della popolazione, ovvero 9 milioni e 563 mila!
Le imprese, che vivono soprattuitto di domanda interna, producono il 43% in meno di beni durevoli. Si è ridotta la produzione manifatturiera complessiva, passando dal valore indice di 126,5 all'83,1 in sette anni. Utilizzano il 71,4% della loro capacità produttiva (era il 77,6).
Gli investimenti esteri sono crollati a causa di un deficit di reputazione del paese, come ci riporta il Censis.
(da a.s.)

I dati provengono dall'appendice statistica della Banca d'Italia, dalla banca dati Istat, dal rapporto trimestrale della Banca per i Regolamenti Internazionali, dal rapporto Censis.

(1) retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente da 24.921€ del 2007 a 24.677€ del 2013, per il settore finanziario ed assicurativo da 47.511€ a 40.885.

mercoledì 18 giugno 2014

Nel mondo 14 milioni di 'paperoni', possiedono 53 trilioni di dollari

Nel mondo 14 milioni di  paperoni   possiedono 53 trilioni di dollari
16:51 18 GIU 2014(AGI) - Milano, 18 giu. -

Sono 14 milioni nel mondo e ognuno di loro possiede una fetta di un patrimonio complessivo di 52.620 miliardi di dollari. Alla platea dei 'paperoni' si sono aggiunti 1,76 milioni di nuovi ricchi nel 2013, la crescita piu' sostenuta dal 2000, e il patrimonio totale nelle loro tasche, che non include prime abitazioni, collezioni o altri beni di consumo durevoli, ha registrato in un anno un incremento del 14%. E' quanto emerge dal 'world wealth report 2014' di Capgemini e Rbc. Il Nord America si conferma il Paese con piu' milionari (sono 4,33 milioni) ma l'Asia Pacifico segue a ruota (4,32 milioni) e, con un tasso di crescita piu' sostenuto, segnera' il sorpasso nel 2014. Il 60% di chi ha oltre 1 milione di euro e' concentrato tra Usa, Giappone, Germania e Cina. La crescita maggiore nel 2013 e' stata in Irlanda (+25%), Emirati Arabi (+24%), Giappone e Grecia (+22%). 

martedì 10 giugno 2014

Peggiora la stretta al credito per le imprese: -4,4% ad aprile

Nel complesso, i prestiti delle banche al settore privato sono scesi del 3,1% (contro il -3,3% di marzo). Migliora leggermente per le famiglie, anche se il saldo annuo resta negativo dell'1%. Resta elevatissimo il tasso di crescita delle sofferenze, scende lievemente il costo dei mutui 

Ad aprile, infatti, i prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua del 3,1 per cento (-3,3 per cento a marzo). Si tratta di dati, specificano da Palazzo Koch, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari. Tra le varie componenti, è andata "meglio" alle famiglie, verso le quali i prestiti sono scesi dell'1,0 per cento sui dodici mesi (-1,1 per cento a marzo); quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 4,4 per cento (-4,3 per cento a marzo). Bisogna a questo punto augurarsi che - a differenza di quanto avvenuto con le aste di liquidità a bassissimo costo di fine 2011 e inizio 2012, che sono state reinvestite di fatto in Btp - i meccanismi premianti dell'Eurotower servano davvero a portare denari all'economia reale. 

venerdì 6 giugno 2014

Cei: Bagnasco, famiglia impresa piu' importante perche' genera capitale umano



"La famiglia rimane l'impresa più importante del Paese" in quanto "genera quel capitale umano senza il quale non solo non vi è possibilità di benessere ma prima ancora di società e di futuro". Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lo ricorda avviando i lavori dell'assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana, aperta ieri dall'intervento di Papa Francesco.
Bagnasco ricorda che "è grazie alla famiglia che, anche in questi anni sofferti, il tessuto sociale mantiene una propria stabilità. Nel suo seno si mettono insieme risorse che, in questa stagione di crisi, si sono rivelate indispensabili, oltre a costituire un incalcolabile fattore di risparmio per lo Stato; ma, ancor prima, ognuno vi ritrova valori, fiducia e coraggio per portare la vita".
Per questo motivo, il presidente della Cei ribadisce "con fermezza, rispetto e insistenza" alle autorità responsabili la necessità di "avviare politiche che esprimano un sì convinto alla famiglia senza surrogati. Chiediamo che la famiglia, fondata sul matrimonio, non sia messa sotto scacco da una cultura insistente e monocorde, che pretende di ridefinire il volto stesso dell'amare favorendone la fragilità anzichè aiutarlo a superare le inevitabili prove. Snaturare la famiglia -accusa Bagnasco- significa scendere nel più profondo, fino a sciogliere la persona dentro rapporti liquidi e insicuri".

giovedì 5 giugno 2014

Persi 120 mila fabbriche e un milione e 160 mila posti di lavoro




 


Confindustria: in 13 anni produzione industriale -25,5%, persi 1mln 160 mila addetti



Roma, 4 giu.(Labitalia) - Profondo rosso per la produzione industriale italiana nel contesto mondiale: tra il 2000 e il 2013 infatti la manifattura made in Italy è crollata del 25,5%. Ed è proseguita la massiccia erosione della base produttiva: dal 2001 al 2013, la crisi ha fatto perdere al Paese circa 1 milione 160mila occupati e bruciato oltre 120 mila fabbriche.
Un malessere profondo da cui non è comunque immune l'Europa, "fiaccata da politiche di bilancio, dal credit crunch e da un euro forte che rallenta le esportazioni verso il resto del mondo", ma che è costretta a competere con un livello della produzione dell'industria manufatturiera mondiale che nello stesso periodo cresceva del 36%. E' questa la fotografia in bianco e nero, dal titolo evocativo "In Italia la manifattura si restringe", che il centro studi di Confindustria affida al Governo per sollecitare, ancora una volta, "l'urgenza dell'iniziativa politica per mettere al centro il settore manufatturiero".
Ma l'analisi di viale dell'Astronomia, nonostante "il quadro impietoso", non è del tutto pessimista: se in "in sei anni il Paese e' passato dal quinto all'ottavo posto nella graduatoria internazionale dei maggiori paese produttori" resta comunque "un ottimo piazzamento" considerata la "fisiologica avanzata dei paesi emergenti". E' infatti il Brasile a scavalcare l'Italia nella classifica mondiale dei paesi produttori.
Tra le cause che intrecciandosi e accavallandosi tra loro portano a questo declino industriale, Confindustria addita ancora "il calo della domanda interna, l'asfissia del credito, l'aumento del costo del lavoro slegato dalla produttività e la redditività che ha toccato nuovi minimi".

 

 

martedì 3 giugno 2014

Economie emergenti, 839 milioni di lavoratori vivono con meno di due dollari al giorno

Nelle economie emergenti 839 milioni di lavoratori vivono con meno di due dollari al giorno. E' quanto emerge dal rapporto Ilo 'World of Work, dedicato quest'anno ai paesi in via di sviluppo. L'incidenza del fenomeno in queste aree, aggiunge l'Ilo, si è però drasticamente ridotta nel corso degli ultimi anni: la quota di poveri rispetto alla forza lavoro totale è infatti scesa a circa un terzo dai primi anni 2000, quando superava la metà del totale.

 "Contrariamente alle previsioni", rendere il mercato del lavoro più flessibile non rende più semplice il passaggio da un posto di lavoro in nero o precario a uno a tempo indeterminato. E' quanto scrive l'Ilo nel suo rapporto 'World of Work 2014'.

L'Ilo sottolinea "l'accresciuta consapevolezza del ruolo del salario minimo nella lotta alla povertà tra i lavoratori e alle disuguaglianze". Impatti positivi sui redditi dei lavoratori arrivano anche dalla contrattazione collettiva, il cui utilizzo, avverte però l'Ilo, "è in declino, una tendenza evidente anche nelle economie industrializzate".

Nei prossimi cinque anni faranno il loro ingresso nel mercato del lavoro 213 milioni di persone, 200 milioni delle quali solo nei paesi in via di sviluppo. "Ciò solleva il problema della disoccupazione giovanile", si legge nel rapporto, "nei paesi in via di sviluppo la disoccupazione giovanile supera già il 12%, oltre tre volte il tasso di disoccupazione per gli adulti".
I tassi di disoccupazione giovanile più elevati, spiega l'Ilo, si riscontrano nel Nord Africa e in Medio Oriente, dove un giovane su tre non riesce a trovare lavoro. Particolarmente grave, in queste aree, è la situazione delle giovani donne, tra le quali il tasso di disoccupazione sfiora il 45%.